Stiamo parlando di una scuola catanese, centro di educazione per adulti, che attualmente ospita circa duecento studenti, dove si svolge attività didattica per il raggiungimento della licenza media e si tengono corsi di alfabetizzazione italiana e di educazione civica per stranieri, questi ultimi in convenzione con la Prefettura.
Stiamo parlando di una struttura, collocata in via Santa Maddalena, vale a dire di un presidio sociale fondamentale, ubicato in un quartiere, l’Antico Corso, che negli ultimi anni, soprattutto a causa della continua espansione delle strutture universitarie, sta progressivamente cambiando pelle, costringendo gli abitanti “storici” ad allontanarsi.
Che i locali di via Santa Maddalena, di proprietà del ministero della Giustizia (Archivio notarile) fossero in condizioni, per usare un eufemismo, non ottimali non è un mistero per nessuno.
In sostanza, c’è una scuola, che fa un “lavoro di frontiera”, fondamentale per affrontare positivamente dispersione scolastica e integrazione, ma lo fa utilizzando locali occupati abusivamente (in assenza di un regolare contratto di affitto), da anni in situazione di significativo degrado.
Il Comune, che avrebbe dovuto garantire l’agibilità degli stessi, interviene, peraltro alla fine dell’anno scolastico, trovando come unica soluzione quella di chiudere la struttura. E senza predisporre una soluzione adeguata per la prosecuzione delle attività.
Il che sarebbe grave in ogni caso, ma lo è ancora di più se si tiene conto che il centro di via Santa Maddalena è l’unico, fra i centri EDA, che in città svolge le proprie attività prevalentemente di mattina, ospitando moltissimi minori provenienti dai centri di accoglienza e dalle comunità per migranti.
Ieri, 27 maggio, in una conferenza stampa tenutasi di fronte all’Istituto, Catania Bene Comune, Unione degli Studenti, Cobas Scuola, Comitato Popolare Experia, GAPA, Rifondazione Comunista e Rete Antirazzista Catanese, hanno denunciato l’assurdità di una tale situazione e, in sintonia con docenti e studenti, hanno ribadito che, da un lato, deve essere garantita, a tutti, una serena conclusione dell’anno scolastico. Unica soluzione: posticipare lo sgombero.
Hanno, quindi, indicato un immobile, sito in via Di Sangiuliano, 317, a poche centinaia di metri da via Santa Maddalena, che avrebbe tutti i requisiti necessari. Si tratta, infatti, dell’ex scuola Di Bartolo, attualmente utilizzata dal Comune come sede dell’Assessorato al Commercio.
Scrivono i promotori dell’iniziativa “Appare assai più utile, in un quartiere complesso come l’Antico Corso, garantire un servizio fondamentale e un presidio sociale per la lotta alla dispersione scolastica, per l’integrazione e per l’istruzione anziché la sede di un Assessorato, che potrebbe essere collocato in qualunque altra zona della città. Non è forse più normale trasferire un ufficio che chiudere una scuola”?
Conseguentemente, hanno richiesto un incontro al Sindaco, all’Assessore alle politiche scolastiche e all’Assessore al patrimonio, perché il quartiere non sia privato di una scuola di qualità e sicura.
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…
Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…
View Comments
Come cittadina, oggi, e come componente del consiglio d'istituto come rappresentante dei genitori, già nell'ormai lontano 2009, mi sono adoperata perché la scuola Manzoni rimanesse aperta agli studenti ed alle famiglie. La diminuzione degli iscritti allora comportò l'accorpamento con la Diaz e la perdita diautonomia per una scuola che era stata simbolo di speranza, sperimentazione didattica e soprattutto la presenza delle istituzioni in un quartiere che ha bisogno di tante attenzioni e che invece viene continuamente spogliato della sua identità. Come aderente al Comitato popolare Antico Corso ricordo che ci siamo sempre battuti perché questo quartiere sia considerato non una riserva per le esigenze dell'università, ma venga reso vivibile, restituendo 'decoro" e servizi agli abitanti e ai cittadini