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Omosessuali credenti, un cammino di speranza

Il disagio dei primi anni, i sensi di colpa, il tentativo costante di reprimere le tendenze giudicate “disordinate” dalla morale e dal magistero ecclesiastico sono stati testimoniati da Filippo Natoli durante il convegno organizzato in occasione del venticinquesimo anniversario dei “Fratelli dell’Elpìs”, associazione di persone omosessuali che si riconoscono nella fede cristiana.
Al convegno hanno partecipato l’arcivescovo Salvatore Gristina, il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, i biblisti don Antonino La Manna e don Carmelo Raspa, un docente di teologia morale, don Vittorio Rocca. Presenti, come ospiti, anche i rappresentati di un gruppo palermitano di omosessuali credenti, Ali d’Aquila e delle associazioni laiche LILA e Queer As Unict.
L’incontro è stato ospitato dalla parrocchia Crocifisso della buona morte, presso cui i membri dell’associazione si riuniscono abitualmente, avendo il parroco, Pippo Gliozzo, aperto sempre le porte della sua comunità a chiunque abbia desiderio e bisogno di essere accolto, si tratti di persone omosessuali, tossicodipendenti, prostitute, transessuali.
Omosessualità: dall’accoglienza al riconoscimento?”, questa la domanda su cui gli organizzatori hanno voluto incentrare la riflessione, nella speranza che la Chiesa, sempre meno sorda alle esigenze dell’uomo, sia disponibile a scoprire i volti nuovi delle cose e a considerare l’omosessualità non più come fonte di peccato e di vergogna, ma come “dono di vocazione, di sofferenza, di passione, di umanità”.
Un contributo importante ai lavori del convegno è stato offerto dall’intervento del biblista La Manna, che ha evidenziato le erronee interpretazioni date nei secoli al testo biblico in materia di sessualità, tanto eterosessuale quanto omosessuale.
Nelle Scritture, ha affermato, all’omosessualità è riservato poco spazio, più esplicite e ricorrenti le condanne dell’adulterio e della violenza sessuale. Da Sodoma, alla Lettera ai Romani, passando per il Levitico, riletti alla luce della moderna esegesi, si giunge alla conclusione che la legge farisaicamente osservata, priva della misericordia di Cristo, può divenire essa stessa fonte di superbia, ingiustizia, prevaricazione e violenza tanto rimproverate dalle Scritture.

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Un approfondimento, quello di La Manna che ha indotto il moderatore, Carmelo Raspa, a riconoscere quanto sappiamo poco sulle scritture e quanto poco le conosciamo.
Un altro rilevante contributo è stato offerto da Rocca nel suo intervento su “Omosessualità e magistero della Chiesa: verso un nuovo modello etico”.
Attraverso un’analisi storica della formazione del concetto di “contro natura” e di come la sessualità sia stata per troppo tempo relegata nell’angusto spazio nella mera procreazione, Rocca ha voluto proporre una riformulazione etica più coerente sia con gli insegnamenti evangelici, sia con la moderna figura dell’uomo emersa in ambito scientifico.
“Per dare dignità anche al rapporto omosessuale, occorre abbandonare il paradigma naturalistico e sostituirlo con un paradigma relazionale che conferisca primato all’autenticità della relazione”, ha detto.
Fondamentale non è quindi l’atto in sé, bensì lo spazio relazionale entro cui esso si manifesta. La sua bontà o malizia andranno quindi commisurate al fatto che esso possa realizzare una vera comunione interpersonale, nel momento in cui si riconosce l’altro non come oggetto, ma come soggetto con cui instaurare un rapporto d’amore, vero fulcro del messaggio evangelico.
Solo così una coppia, qualunque essa sia, potrà dirsi davvero feconda nel più profondo significato. “Non basta solo dare regole” ha concluso padre Rocca. “È la persona nella sua integrità che va incontrata e accompagnata”.
Una prospettiva d’apertura per una Chiesa in cammino ma anche il miglior modo di festeggiare l’anniversario di un gruppo che ha voluto denominarsi Fratelli dell’Elpìs, cioè “Fratelli della Speranza”.
E un augurio finale, quello di Pippo Gliozzo: che la Chiesa non abbia più bisogno né dei Fratelli dell’Elpìs né d’altri gruppi simili. Al suo interno si possa realizzare una comunione come quella voluta da Cristo, basata sull’amore, la comprensione, il rispetto e la libertà dell’altro.

Argo

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