I sopravvissuti di Hiroshima e i ragazzi catanesi contro la guerra

15 maggio 2015, invasione di giapponesi nel centro di Catania. Stavolta , però, non si è trattato di normali turisti. I nipponici che passeggiavano per via Etnea erano lì per condannare la guerra: erano alcuni dei mille passeggeri della Peace Boat, la nave che da aprile è in viaggio per portare a tutto il mondo un messaggio di pace.
L’unica tappa italiana di questo 87esimo tour mondiale ha portato nella nostra città gli Hibakusha, i sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate nel 1945 sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.
I reduci, ormai ottantenni, hanno incontrato all’I.C. Vespucci-Capuana-Pirandello i ragazzi delle scuole e i loro genitori e hanno incominciato a raccontare la loro storia con questa frase: “I was her age”. Avevo la sua età. Una frase che coinvolge proiettando ragazzi e genitori in una storia forte, drammatica ed ancora oggi emozionante. Perché – come dice Giuseppe Vinci di Libera, tra le associazioni promotrici dell’evento – “un conto è seguire una storia come questa in un film, un altro e sentirne la testimonianza toccante dai protagonisti sopravvissuti all’ecatombe”.
I racconti degli uomini e delle donne sopravvissuti, tradotti in italiano dal prof. Luca Capponcelli della Facoltà di lingue di Ragusa, hanno catturato l’attenzione di piccoli e grandi. Le parole dure evocavano spesso immagini cruente, ma non è forse la guerra stessa ad essere cruenta? Un progetto che ha l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sui rischi della guerra non può fare a meno di affidarsi ai ricordi di chi l’ha vissuta, perché “quando gli esseri umani dimenticano, finiscono con il ripetere gli stessi errori”.
Masao Ito a quei tempi aveva 4 anni, si trovava a tre chilometri e mezzo dall’epicentro. Quando la bomba esplose era sul suo triciclo, fu sbalzato via da un enorme folata di vento. Con i suoi genitori riuscì a mettersi al riparo prima dell’arrivo della pioggia nera. Suo fratello e sua sorella in quel momento erano a scuola, non li avrebbero più ritrovati, furono due delle 200.000 vittime dirette delle bombe.
I suoi genitori invece morirono dieci anni dopo di tumore, furono tra le innumerevoli vittime degli effetti collaterali delle radiazioni nucleari, effetti che gli americani si rifiutarono per anni di riconoscere come conseguenza diretta delle bombe da loro lanciate, ma che ebbero esiti devastanti sui sopravvissuti e sui loro discendenti.
Nonostante la giovane età, Ito ha dei ricordi molto forti di quello che accadde nelle settimane successive all’esplosione: i corpi ustionati, i morti cremati per le strade, l’odore di bruciato… I disegni colorati che accompagnano le parole della sua storia sono un’ulteriore testimonianza di quello che ha vissuto, assieme a migliaia di persone che non ci sono più.
La frase “never forget”, mai dimenticare, viene presto accompagnata dalla frase “never again”, mai più.
Il messaggio che il progetto “I was her age” vuole diffondere nel mondo non è un messaggio di rancore, ma un messaggio di pace ed eguaglianza, di rispetto dei diritti umani che si inserisce in un programma di educazione e di cooperazione internazionale di cui fa parte la rete Mayors for Peace – alla quale hanno aderito anche alcuni sindaci siciliani – che promuove il disarmo e la messa al bando delle armi nucleari.
“Voi giovani sarete i protagonisti e gli attori del futuro,” – ha concluso Ito – “vi chiedo solo questo: non fate la guerra, ereditate questo messaggio di pace e create un mondo in cui non ci siano più armi di distruzione di massa.”
Quest’anno sarà il 70° anniversario della distruzione di Hiroshima e Nagasaki. La Peace Boat concluderà il suo giro mondiale ritornando in Giappone in occasione della commemorazione delle vittime, una cerimonia che ogni anno continua ad essere molto sentita e seguita da tutti i giapponesi.
La tappa della nave a Catania si è rivelata un’importante occasione per i giovani della nostra città, presenti, nonostante il giorno festivo, in piccole rappresentanze da molte scuole del centro e della provincia.
“Incontri come questo dovrebbero essere promossi più spesso dalle scuole,” ci dice Agatino della 5°BL del liceo E. Boggio Lera. “Sentire dal vivo la testimonianza di una cosa che si è soltanto studiata sui libri, rende l’evento indimenticabile. È un’occasione di crescita personale, non solo di approfondimento, e per cose come questa non importa che sia il 15 maggio, o il 25 dicembre.”

Argo

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