Occhi piccoli e ammiccanti e un sorriso tra lo scettico e il burlesco; andatura dinoccolata e portamento eretto. Così i giornali descrivono Gésa Kertész, calciatore ungherese e celeberrimo allenatore del Calcio Catania negli anni ’30, che sacrificò la sua vita per lottare contro il nazifascismo.
Fu così amato dai catanesi che una delegazione di tifosi si mise in viaggio verso Budapest per presenziare al suo funerale, nel 1945.
Eppure dopo la guerra la sua storia sembra essere stata dimenticata per decenni, seppellita tra le macerie e gli orrori della Seconda guerra mondiale.
Gésa Kertész si trasferì in Italia nel 1925 per motivi di lavoro e presto venne assunto come allenatore del Calcio Catania che, sotto la sua guida, riuscì a conquistare la serie B. Divenne subito molto popolare in città, ma con lo scoppio della guerra il campionato venne sospeso e lui decise di ritornare in Ungheria, dove i fascisti avevano preso il potere.
Nazionalista e tenente colonnello, né ebreo né comunista, decise comunque di lottare contro il regime e organizzò un gruppo di resistenza con altri colleghi sportivi: salvò molti ebrei e comunisti ungheresi dai campi di sterminio, si travestì da soldato della Wermacht per far scappare alcuni ebrei dal ghetto di Budapest e intrattenne rapporti con i servizi segreti americani.
Nel 1944 qualcuno lo tradì, denunciando alla Gestapo che nascondeva ebrei in casa. Così il 6 febbraio 1945, qualche giorno prima della liberazione di Budapest, venne arrestato e fucilato insieme al suo amico ed ex compagno di squadra Istvan Toth.
La storia di Kertész è stata riportata alla luce da alcuni ragazzi catanesi, accomunati dalla passione per lo sport e la storia.
Cinque anni fa, facendo una ricerca sul Calcio Catania degli anni ’20 e ’30, trovarono un articolo di Enzo Longo sul Corriere di Sicilia che parlava di questo accattivante personaggio e decisero di approfondire la faccenda.
Entusiasmati dalla sua storia e dal ruolo che aveva rappresentato per la città di Catania hanno deciso nel 2011 di fondare il Comitato pro Gésa Kertész.
Tra le tante iniziative volte a diffondere la storia dell’ex allenatore del Catania tra la cittadinanza, hanno preso contatti con le nipoti di Kertész e sono impegnati in un’opera di traduzione dall’ungherese all’italiano dei documenti che parlano dello “Schlinder di Catania”… così a loro piace ricordarlo:
“proprio come l’imprenditore tedesco Oskar Schlinder”, racconta Roberto Quartarone del Comitato, “anche Gésa Kertész non aveva nessun motivo personale per intraprendere la resistenza, se non l’amor di patria e l’indignazione verso le atrocità nazifasciste”
Oggi, anniversario della liberazione dell’Italia dal regime fascista, Argo si unisce alla richiesta dei ragazzi del Comitato di intitolare una strada a Gésa Kertész, una parte del Parco Falcone (richiesta in attesa di risposta dalla Commissione toponomastica del Comune di Catania) o di realizzare in suo onore un murales, così come è stato fatto per il direttore della Gazzetta dello sport Candido Cannavò ( clicca qui per firmare la petizione ).
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Provo un estremo piacere apprendere che vi sia stato un personaggio cosi valoroso nella squadra che rappresenta la mia città,e sono ancora più lusingato del fatto che si sia formato un comitato di giovani che si è messo alla ricerca di questo “Schlinder di Catania”
Sapevo che voi cacanesi eravate delle merde…ora anche antifascisti… Bastardi vi meritate renzie e la baldracchini. ASROMA FASCISTA