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Strutture per piccoli migranti, inadeguata l'offerta

Quali contributi sono previsti per le strutture a cui vengono indirizzati i migranti dopo gli sbarchi? Una bella domanda, anche perché, come abbiamo spesso ripetuto su Argo e come rivelano le recenti inchieste della magistratura, l’accoglienza degli immigrati può rivelarsi un vero business ma risente anche di una organizzazione che -quanto meno- può considerarsi inadeguata.
Ci occupiamo oggi in particolare delle strutture che accolgono i minori non accompagnati, quelle di Prima Accoglienza e quelle così dette di ‘Secondo livello’, finanziate dal Ministero dell’Interno con soldi quasi interamente di provenienza europea.
Il bando del 23/12/2014, relativo ai centri di Prima Accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, prevede -ad esempio- un costo complessivo di 11.870.304, il cui 90% di quota comunitaria.
I centri di Prima Accoglienza per Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA), i cui posti letto non possono superare il numero di 50 contemporaneamente, devono rispondere ai bisogni di immediata accoglienza (vitto, alloggio, vestiario, prodotti per l’igiene personale) e di avvio delle prime attività conseguenti allo sbarco (istanza di permesso di soggiorno ed eventuale protezione internazionale, controlli sanitari attraverso il SSN e inserimento in un corso di alfabetizzazione).
Il personale – stabilito con un decreto regionale presidenziale dell’agosto 2014, prevede 10 figure: 1 responsabile, 1 assistente sociale o psicologo, 2 educatori, 2 operatori di vigilanza, 1 ausiliario, 1 orientatore, 1 mediatore e 1 avvocato. Le ultime 3 anche con rapporto di consulenza.
Il perno del sistema di accoglienza di Secondo livello (parliamo sempre di minori), è stato individuato dall’Accordo tra Governo e Regioni del 10/07/2014 nel sistema SPRAR (Sistema di protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Oltre alle attività di base, agli ospiti dovrebbero essere garantiti assolvimento dell’obbligo scolastico, formazione professionale, sostegno psico-pedagogico, apertura alla realtà sociale. E soprattutto un ‘percorso di crescita dell’identità personale e sociale’, che favorisca la progressiva responsabilizzazione e autonomia dei giovani, attraverso un progetto educativo personalizzato.
Rispetto ai centri di Prima accoglienza non cambia solo il numero degli ospiti, che nelle strutture di secondo livello deve essere limitato a 12 per mantenere un carattere familiare. Cambia anche il numero degli operatori, che devono essere 6 a tempo pieno (1 responsabile, 4 educatori professionali e 1 ausiliario) e 6 con rapporto di consulenza (psicologo, assistente sociale, animatore, mediatore, avvocato, orientatore).
Considerato, quindi, che i minori che arrivano nelle nostre coste hanno un’età media di 16-17 anni, ci si aspetterebbe un numero di SPRAR notevolmente superiore ai centri di Prima Accoglienza, non solo perché gli SPRAR ne possono accogliere solo 12, mentre i centri di Prima Accoglienza hanno una recettività fino a 50, ma anche perché nelle strutture di Prima Accoglienza dovrebbero rimanere solo qualche mese, mentre negli SPRAR è previsto che rimangano fino alla maggiore età.
A seguito del bando del dicembre 2014, in Sicilia, ai 12 centri di accoglienza già accreditati se ne sono aggiunti altri 4, mentre gli SPRAR accreditati per i minori in tutta l’isola sono solo 13.

La ragione principale sembra essere quella economica: il bando ha definito in circa 740.000 euro il costo di un’accoglienza di 50 minori per 9 mesi, vale a dire 54 euro a persona.
Fino a qualche anno fa per ogni minore il Centro di Prima Accoglienza percepiva una cifra tra i 20 e i 35 euro al giorno e l’offerta dei servizi era veramente ridotta al minimo.
La retta ancora vigente per gli SPRAR, definita dal governo centrale, sembra essere rimasta a 45 euro pro capite, considerata insufficiente se confrontata con la retta regionale che viene riconosciuta alle comunità alloggio per minori (75 euro al giorno pro capite).
Queste ultime accolgono minori italiani con gravi disagi e, da un po’ di tempo, anche gli stranieri. Sono oltre 300 le comunità alloggio per minori in Sicilia per circa 3000 posti complessivi.

ingresso SPRAR Vizzini

La differenza di contributo percepita e il limite di 12 minori (negli SPRAR) contro i 50 nei Centri di Pronta Accoglienza, possono spiegare il motivo per cui il privato sociale si rende disponibile ad aprire strutture di primissima accoglienza anziché quelle di secondo livello.
La carenza di SPRAR per minori fa sì che i minori stranieri rimangano nelle strutture di Prima Accoglienza anche fino a 12 mesi (anziché 2 come previsto) e, raggiunta la maggiore età, vengono spostati nei Centri per adulti (ad esempio il Cara di Mineo); mentre, i nuovi arrivati, ancora oggi, vengono trasferiti – da parte delle Prefetture – in strutture  ufficialmente non autorizzate alla prima accoglienza.
Il sistema, nonostante le esperienze fatte e le aspettative di ulteriori arrivi, opera ancora in regime di emergenza, lasciando irrisolti molti problemi compreso quello relativo ai pagamenti. Tutte le strutture coinvolte saranno pagate? E in che tempi?
Chi ha vinto il bando del dicembre 2014 non corre questo rischio. Sono stati ammessi al finanziamento 2 progetti in Campania, e 1 ciascuno in Emilia Romagna (unico a gestione pubblica), Liguria e Calabria. In Sicilia, come abbiamo detto, sono state autorizzate altre 4 strutture di primissima accoglienza, tutte in qualche modo riconducibili al Solco Calatino, lo stesso che gestisce anche il CARA di Mineo, al centro di diverse inchieste giudiziarie.
Si tratta di tre milioni di euro per gestire 4 centri di pronta accoglienza di 50 posti ciascuno. Pagati vuoto per pieno. Cioè a dire, che il contributo non viene meno anche se non si occupano tutti i posti a disposizione.

Argo

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