Parliamo oggi di Garanzia giovani, un programma dell’Unione Europea, nato dalla volontà di contrastare il fenomeno della disoccupazione che, in tutto il continente, coinvolge i giovani dai 15 ai 29 anni. Obiettivo del progetto è quello di occupare nel 2020, in Europa, il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni.
E’ stato avviato nel 2013 dal Consiglio dell’Unione Europea con un invito ad aderire agli Stati membri e all’Italia è stata attribuita la somma di 1 miliardo e mezzo di euro, distribuita nelle varie Regioni con una convenzione del 2014. In Sicilia sono stati previsti 114 milioni di euro.
Il progetto ‘Garanzia giovani’ comprende 5 diversi piani di attuazione:
Ne parliamo con Domenico Palermo, esperto in politiche formative e del lavoro, che ci fornisce alcune informazioni.
“La Sicilia si è attivata con un bando – attualmente ancora aperto – di 50.655.723 euro e con un altro, ‘Piano Giovani Sicilia’, destinato a giovani fino a 35 anni, finito subito in un flop. Quando, alle 9 del mattino, si dovevano incrociare domanda e offerta attraverso un portale della Regione, è accaduto -racconta Palermo- che alle 9 e 1 minuto l’operazione fosse già conclusa. La magistratura sta indagando sulle responsabilità dell’Assessorato e della Società che ha gestito la piattaforma.”
Quanto al bando ancora aperto, che resterà tale fino all’esaurimento delle risorse disponibili, Palermo spiega che esso prevede la possibilità di avviare tirocini formativi per circa 13.850 giovani tra i 15 e i 29 anni.
Ne sono destinatari i Neet (Not in Education, Employment or Training, ossia ragazzi che non studiano e non lavorano) e per ogni tirocinante sono previsti 500 euro al mese per 6 mesi.
Per usufruirne occorre iscriversi alla piattaforma nazionale, nella quale si registrano anche le Aziende che intendono dare ad alcuni giovani la possibilità di un tirocinio formativo e professionale.
A fare incontrare domanda e offerta saranno gli Uffici per l’impiego: il giovane, una volta registrato, sarà convocato dall’Ufficio per l’Impiego per delineare un profilo professionale che verrà inserito su un portale. Si resta quindi in attesa di essere individuati da un’Azienda che si è registrata nello stesso Portale.
Di fatto, è il giovane che cercherà un’azienda che sia disponibile a ospitarlo come tirocinante. Il numero di posti disponibili per attivare tirocini è proporzionale al numero dei dipendenti dell’azienda stessa. Non si può superare il 20% dei dipendenti, fatta salva la possibilità di avere comunque un tirocinante, anche in una azienda senza alcun dipendente.
Ufficialmente, l’Azienda non ha alcun vantaggio, se non il fatto di avere un giovane senza oneri, eccetto quelli assicurativi: circa 150 euro per 6 mesi di tirocinio.
A tutt’oggi si attende che i Centri per l’Impiego invitino le Aziende che si sono registrate a firmare una convenzione e dare avvio al programma. In alcune delle altre Regioni questo è avvenuto lo scorso anno, dopo l’accordo tra Governo e Regioni del 16/05/2014. In Sicilia sembra che tutto si sia bloccato dopo il flop del ‘Piano Giovani Sicilia’.
Altra questione connessa a questa, come chiarisce il nostro esperto, è quella relativa ai cosiddetti ‘Sportelli Multifunzionali’ degli Enti di formazione, che avrebbero dovuto affiancare i Centri per l’Impiego in questo progetto. Dopo lo scandalo che ha coinvolto molti degli Enti di formazione, questi dipendenti sono stati messi in mobilità e spostati al CIAPI di Priolo (Centro interaziendale ed ente strumentale della Regione), con un contratto a tempo determinato, diventando quindi precari.
Al momento la Regione pare abbia stipulato con questi un contratto trimestrale perchè siano utilizzati per il progetto Garanzia Giovani, ma di fatto sembra non siano utilizzati efficacemente dai Centri per l’Impiego. Sicuramente il costo sta gravando sul budget di Garanzia Giovani.
“Ritengo che questa sia una grande opportunità – ha concluso Palermo- che rischia di perdersi nelle maglie della burocrazia e nella incapacità di gestire. Da un anno non si riesce a spendere niente per favorire l’occupazione giovanile, mentre alcune somme sono state già spese per i soliti carrozzoni politici.
Vi è il serio rischio che buona parte di questi tirocini non si facciano in imprese in espansione ma si trasformino nella ennesima modalità di assistenzialismo“.
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…
Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…
View Comments
La questione riguardante gli sportelli multifunzionali, voluti e istituiti dalla regione Sicilia nel lontano anno 2000 si intreccia con le confuse politiche per il lavoro messe in atto in questi anni nella nostra isola, sintetizzando: gli esperti che erano dipendenti degli enti, che sotto le direttive dei dirigenti dell'allora Ufficio provinciale del lavoro, affiancavano i dipendenti dei CPI, erogavano i servizi specialistici, quindi personale, pagato dagli enti di formazione ma fuori dal controllo degli stessi. Gli operatori degli sportelli non sono fuori dagli Enti, perchè sono stati chiusi, ma principalmente perchè la regione Sicilia non ha speso i fondi destinati al superamento del gap occupazionale. La Regione non ha saputo programmare la spesa dei fondi europei, che erano proprio tanti, e spesso quando ha fatto i bandi subito dopo sono stati ritirati o bloccati dalla corte dei conti, quindi il risultato è che stiamo restituendo queste somme con un doppio colpevole danno: non saranno più assegnati e non sono stati spesi per fare uscire dall'emergenza disoccupazione migliaia di giovani ed adulti. Già dal 2008 si conoscevano i dati relativi alla fuga dei giovani laureati e diplomati che scappavano via da una regione ad economia assistita, già nel 2008 eravamo in ritardo nella programmazione dei fondi FSE e nella loro spesa. Tutta la nostra macchina burocratica si basa non sulla cura dei mali, quanto piuttosto sul fare crescere la malattia: la nostra non è una nazione fondata sul lavoro ma sul bisogni di lavorare. Il governo regionale, nella confusa azione di "lotta alla mafia" e al malaffare, non ha potato i rami malati, ha tagliato tutta la pianta, con il doppio effetto di mandare in strada i padri senza riuscire a dare risposte serie ai figli