A partire dal 13 giugno neanche questo: tutti i treni per il Continente si fermeranno a Messina e da lì i passeggeri si
imbarcheranno, armi e bagagli in mano, sui mezzi di Metromare per sbarcare a Villa San Giovanni dove risaliranno sui treni per il Nord. Di notte ne resterà solo uno e un solo traghetto. E gli altri mezzi privati (auto, Tir, pullmann, ecc.) saranno imbarcati sui traghetti privati a Tremestieri, il nuovo imbarcadero che si insabbia a mesi alterni (e per non restare indietro, a Catania hanno costruito una nuova darsena con le stesse caratteristiche!).
Contro questo progetto è nato il ‘Movimento popolare 14 febbraio’, un grande schieramento sceso in piazza a Messina e nel quale, per una volta, si sono ritrovati insieme, uniti dall’hastag #ilferribottenonsitocca, Regione, Amministrazioni comunali, sindacati, gruppi politici, associazioni di base e semplici cittadini, per difendere il diritto alla continuità territoriale e per impedire che si consumi questo ennesimo scippo ai danni dei siciliani.
Ma anche per avanzare una proposta concreta di modificare, alleggerendola, l’attuale composizione dei treni diurni che, pur lasciando disponibili 250 posti, renderebbe più agevole e veloce il trasferimento via traghetto e farebbe abbassare i tempi di percorrenza, consentendo una maggiore velocità.
Come ha scritto il ministro Lupi “Nel servizio di treni notturni a lunga percorrenza nulla cambia, le carrozze continueranno a essere caricate sul traghetto. Quanto ai treni diurni (…) il progetto allo studio ha come obiettivo quello di accorciare i tempi di percorrenza riducendo drasticamente quelli di attraversamento dello Stretto di circa un’ora e venti minuti. A tal fine dovranno anche essere studiati interventi infrastrutturali (treni che arrivano in banchina, tapis roulant e scale mobili) che agevolino al massimo il passaggio da un mezzo all’altro, e un servizio di trasporto bagagli per le persone che ne abbiano necessità.”
Resta solo un piccolo dettaglio: di questi interventi strutturali non si vede traccia, senza dimenticare che il raddoppio della Messina – Palermo non è nei piani di Rfi e che quello della Messina – Catania non è ancora stato finanziato. L’unico serio intervento strutturale, anch’esso ancora sulla carta, sembrerebbe essere la promessa di una pseudo alta velocità sulla Palermo-Catania.
Quello che non si capisce è perché si sia disposti a spendere quantità industriali di euro per accorciare di mezzora il percorso Lione- Torino, perché si fosse disposti a spenderne altrettanti per il faraonico e improbabile Ponte sullo Stretto mentre non si è disposti ad investire una lira del vecchio conio per rendere più veloce ed efficace l’attraversamento di appena 3 chilometri di mare.
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