Ciao Cesare Cavadi, il saluto di Argo

“Faccia di piru cottu, di pummaroru sfattu, dimmi cosa ti ho fatto, perché non mi ami più?!” Cesare, questa canzoncina, la cantava in classe agli alunni e la scuola, con lui, non era mai una fatica; era sempre qualcosa di divertente. Non era un insegnante convenzionale. Così lo ricordano gli alunni che adesso gli hanno dedicato una pagina Facebook.
E’ trascorso più di un mese dalla scomparsa di Cesare Cavadi. Vorremmo anche noi di Argo ricordarlo perché rappresenta una figura alquanto atipica nel panorama della nostra città.
Lo avevano intuito, alla sua prima esperienza di supplente di latino e greco allo ‘Spedalieri’, nel lontano 1967, gli alunni della II B, ai quali, non a caso, aveva lasciato per ricordo una copia con dedica della ‘Cena di Trimalcione’.
Ancora un ricordo: “1977 primo giorno del prof Cavadi. Arrivò in classe con la sua cartella nera si sedette in cattedra tirò fuori dalla cartella un libro di Calvino e cominciò a leggere uno dei racconti”.
Un altro libro “Porci con le ali”, fatto leggere agli alunni, gli valse con la riprovazione di un preside ottuso e bigotto, una perquisizione dei carabinieri, all’alba, a casa.
Le sue note sul registro non erano convenzionali.”Fisicaro si trastulla col cellulare” “Valenti emette urla tarzanesche”.
Come potevano non seguirlo. Per obbligare gli alunni a prestare attenzione drammatizzava i testi letterari.
Dotato di grandissima cultura classica, aveva una grande passione per l’insegnamento e la scuola e i processi educativi in generale. Amava, in particolare, ricordare gli anni di insegnamento al ‘Gemmellaro’ perché riteneva che si potesse dare un contributo più significativo, nella formazione culturale – “lo spezzare il pane della cultura” – all’interno di indirizzi scolastici in cui l’asse formativo era prevalentemente tecnico.
Un’altra passione era costituita dalla musica e in particolare i cori polifonici. E’ stato tra i fondatori dell’Ensemble Mille Regretz, nonché Presidente per lunghissimi anni, e comunque una figura centrale e di assoluto rilievo, ma soprattutto una bellissima voce di tenore.
Prima, sulla scia del 68, aveva fatto parte di un gruppo , il Bertoldt Brecht, che cantava canzoni popolari e impegnate.
Non può certo essere trascurato il suo impegno civile e politico, a partire del movimento del ’68 nell’Università di Catania e nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Sempre presente nei momenti e nelle mobilitazioni più importanti, ma, soprattutto, coerente nelle scelte.
Interessato a ‘cambiare il mondo’ e a leggerne le trasformazioni, continuando a stare ‘dalla parte sbagliata’. E per questo, sempre a viso aperto, fortemente critico nei confronti di tutti coloro che, in nome di una presunta modernità, si arrendevano alle brutture del presente. Insomma, per nulla pentito di essere di sinistra e marxista.
Nella primavera del 2011 al Teatro Greco di Siracusa, durante una delle ormai annuali rappresentazioni classiche, quando – si era nella campagna elettorale dei quattro referendum, contro la privatizzazione dell’acqua, contro il nucleare e contro la Casta – si avvolse platealmente attorno una bandiera tricolore in cui si invitava ai quattro SI per cambiare l’Italia, suscitando un fortissimo applauso da parte del pubblico presente. Per la cronaca venne intercettato dalla Polizia, costretto a dare le sue generalità e quindi rilasciato.
Aveva uno stile giocoso che lo conduceva a fare cose serie e importanti senza prendersi mai troppo sul serio. Un piccolo episodio, al quale abbiamo assistito, mostra la sua capacità oltre che di organizzatore culturale, per così dire, estemporaneo, anche di trovare nuove e alternative forme di intrattenimento: averlo visto dirigere la recita e la messa in scena di una tragedia greca, in riva al mare, con alcuni giovani villeggianti, in un afoso pomeriggio di agosto di una ventina di anni fa.
Ci sarebbero tantissime altre cose da dire. La sua generosità, il fatto che scrivesse poesie, la sua passione per il mare e il nuoto.
A una città come Catania, una figura di intellettuale, di insegnante, di cittadino come Cesare Cavadi mancherà molto.

Argo

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