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Catania migrante commenta: Siamo tutti nigeriani!

Non basta essere tutti Charlie;  occorre essere anche -e con forza anche maggiore- nigeriani. Non foss’altro perchè lì a morire sono stati in tanti, davvero troppi. Una vera e propria strage, un genocidio. Non foss’altro perchè si usano piccole donne inermi per portare la morte. Non foss’altro perchè, loro, “i cattivi”, i nemici degli  occidentali, gli islamici, stavolta sono le vittime.
Si commentano i recenti fatti di Parigi al centro Astalli di Catania, gremito come non mai perché, dopo la lunga pausa delle feste, i richiedenti asilo che hanno avuto il diniego al riconoscimento dello status  di rifugiato hanno paura che scadano i termini per il ricorso e vogliono parlare con gli avvocati .
Qualcuno a arrivato da Mineo con un taxi abusivo che l’ha portato a Catania in cambio di 10 euro. Molti vivono in strada o in ricoveri di fortuna e sono provati dal freddo, dalla solitudine, dalla precarietà, dalla fatica, che si sono fatti sentire ancor di più durante le recenti feste.
Alcune ragazze nigeriane si lamentano della mobilitazione per Charlie. E’ strano il loro inglese ma si fanno capire benissimo quando dicono che quello che Boko Aram sta facendo nel loro paese non suscita l’identica mobilitazione dell’Occidente.
Concitate lamentano la superficialità, l’egoismo di molti italiani  che con sicurezza chiedono: “Perché non tornate al vostro paese? La Nigeria  ha superato la Repubblica sudafricana ed è diventata il paese più ricco dell’Africa”.  I commenti sono durissimi, carichi di risentimenti, per il valore spropositato assegnato alla fortezza Europa paragonato a quello dato al loro.
Intervengono gambiani, ivoregni, afgani: tentano di spiegare che un europeo vale 100 cento di loro; che i soldi spesi per trasportare e curare i “nostri”medici che hanno contratto l’ebola e soprattutto per difendere ospedali e luoghi a rischio dal contagio, sarebbero bastati a debellare il virus in Africa; che i loro morti sono considerati come mosche mentre per un nostro malato in coma irreversibile si aprono sottoscrizioni, campagne mediatiche infinite.
Loro, i migranti, sono informatissimi. Sanno tutto, ad esempio, di Salvo Fabio. Alcuni di loro mi fanno vedere un sms di augurio ricevuto con la sua firma  (…molto macabro e inquietante visto che due giorni dopo è morto). E’ stato inviato a migliaia di catanesi per perorare la causa della creazione di un reparto di lungo-degenza per il coma irreversibile.
Sanno che al centro Astalli possono esporre liberamente le loro idee. Provengono da tanti paesi e parlano idiomi numerosi, tanti che l’ italiano, o addirittura il siciliano, diventa una specie di esperanto, di lingua universale.
Un pakistano, silenzioso fino a quel momento, mentre aspetta di entrare nell’ambulatorio medico, prende finalmente la parola. L’abito tradizionale è elegantissimo, la lunga barba ben curata ,  il copricapo tradizionale in testa. Dice parlando dei terroristi: “Non sono buoni musulmani quelli: dormono con donne, fumano erba, bevono, ballano i vostri balli. Il Corano dice che chi uccide un uomo uccide l’intera umanità. Fanno più male all’Islam che a voi. Le vignette erano volgari e iconoclaste (usa proprio questa parola) e offendevano anche il Papa. Non c’entra niente l’Islam. Ferrara è un imbecille, malato, frustrato, ossessionato. Perché continuano a invitarlo dovunque, perché ?” Già chissà perchè.
Continua: “Io sono iscritto al Servizio Sanitario Nazionale, ma in questo momento mi spavento anche ad uscire. Non voglio vestire all’europea; tutti pensano che perchè ho la barba io sia un integralista. Come siete superficiali voi occidentali. Mi fermano in continuazione, mi chiedono i documenti … ma se fossi un fanatico integralista non andrei in giro vestito così”.
Indica la giovane suora domenicana, una volontaria che alfabetizza,  e domanda “Se le chiedessimo di rinunciare al suo abito non sarebbe una violenza ? L’abito indica che sei fiero di quello che sei e non lo vuoi nascondere e inoltre  è una testimonianza.  Perché dovrei rinunziarci ? Tutti con la matita in mano, anche i bambini: siete delle pecore…anche il mio vestito è libertà d’espressione, anche il velo, purchè non sia una costrizione”
Interviene un gruppo di senegalesi, tutti, uomini e donne, coi loro abiti tradizionali: sono rovinati, tutte le loro merci vengono sequestrate quotidianamente. Pagano le tasse, sono ambulanti a posto fisso, i loro figli sono nati qua: iniziano a raccontare la disparità di trattamento verso i nostri ambulanti. Lamentano che moltissime bancarelle vendono prodotti provenienti da profumerie che sono in realtà “tester non vendibili” . Non hanno la bolla di accompagnamento né emettono fattura per profumi dati gratuitamente dalle case produttrici che non potrebbero certo essere venduti a 50 euro l’uno. Fanno mille altri esempi per i capi usati e per i prodotti alimentari…
Mentre aspettano l’avvocato, chiedono farmaci perché non hanno l’esenzione del ticket e curarsi per loro è molto difficile. I loro figli sono bellissimi, tutti vestiti all’europea, tutti parlano in perfetto italiano, una chiede aiuto per una ricerca sulla prima guerra mondiale. Ci fa leggere i versi di Ungaretti.
Viene il dubbio che abbiamo tanto ancora da imparare e da loro.

Argo

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  • Queste stragi ci riguardano più di quanto non sembri. Chi ha cominciato a esercitare violenza? Cosa è accaduto in Iraq?

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