Il gesto di un folle o di un eroe? Era consapevole della propria morte Lauro De Bosis, scrittore e poeta, quando decise di lanciare da un aereo migliaia di volantini antifascisti su Roma, scomparendo poi in mare con il proprio velivolo al largo della Corsica.
Il suo corpo non fu mai ritrovato e questo particolare aggiunge un alone di mistero a questa storia affascinante, recentemente ripresa da Angelo Ruta in un testo teatrale pubblicato dalla casa editrice catanese Villaggio Maori, “Il poeta volante”.
Ce ne parla oggi Marco Tomaselli, curatore dell’opera
1931, 3 ottobre, è sera: il poeta Lauro de Bosis, a bordo del suo piccolo aereo, si lancia in un volo verso morte certa con la missione autoimpostasi di bombardare Roma… Roma “crolla” sotto una pioggia di quattrocentomila volantini antifascisti. Un folle o un eroe?
Senza dubbio un Icaro sognatore, che combatte scrivendo e volando piuttosto che imbracciando un’arma, almeno non un’arma di quelle canonicamente intese.
Un antifascista della prima ora, ingiustamente snobbato dalla storiografia ufficiale, che ha scelto di sacrificare la propria vita per svegliare dal torpore le coscienze del suo popolo.
Consapevole di ciò a cui sarebbe andato incontro, scrisse la notte prima del volo un memoriale dal titolo profetico, “Storia della mia morte”, presente nel libro “Il poeta volante”, appena pubblicato per la Villaggio Maori Edizioni di Catania.
All’evento sono intervenuti Salvatore Di Stefano, docente di Storia presso il Liceo Cutelli di Catania e Presidente dell’Associazione Etnea Studi Storico-Filosofici, il curatore dell’opera Marco Tomaselli e Danilo De Luca, attore dell’Accademia Eutheca di Roma.
«Quella di De Bosis è una delle storie più straordinarie e affascinanti del Novecento italiano.» scrive Lino Pertile, professore dell’Harvard University «C’è dentro giovinezza, poesia, passione politica… mistero, morte…»
Angelo Ruta ne fa tavole illustrate e poetiche e una sceneggiatura: «questa storia non può essere dimenticata, deve calcare il palcoscenico, girare».
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