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I pupi dei Fratelli Napoli al 'Crocefisso della Buona morte'

Rielaborare un testo seicentesco di argomento natalizio trasformandolo in uno spettacolo dell’opera dei pupi per rappresentarlo all’interno di una chiesa con grande successo di pubblico: ecco il ‘miracolo’ compiuto nella giornata del 19 dicembre dai Fratelli Napoli. Ce ne parla oggi Nino Bellia, docente nella scuola media e autore di versi e racconti.
Dopo la presentazione e la promozione del libro di Francesco Grasso “Davanti alla porta”, ancora un bell’evento al ‘Crocefisso della Buona Morte’, parrocchia di piazza Falcone (ex piazza Cappellini), a Catania. Venerdì 19 dicembre, su richiesta e mandato della Comunità parrocchiale, i Fratelli Napoli, ‘pupari’ prestigiosi, hanno messo in scena la “Natività di Gesù”, autentica sacra rappresentazione dedicata al Natale.
Il testo, derivato da “La cantata dei pastori” del gesuita Andrea Perrucci (1698), e rielaborato da Alessandro e Fiorenzo Napoli, comprende, fra l’altro, le battute, a tratti esilaranti, dell’immancabile “Peppininu”, il personaggio più popolare dell’Opera dei Pupi di scuola catanese.
Il palcoscenico è stato allestito all’interno della chiesa, trasformata per l’occasione in teatro. Numerosi gli spettatori che hanno risposto all’invito, non soltanto dal territorio di San Berillo vecchio, ma anche da altre parrocchie (una buona rappresentanza proveniva da “Sant’Agata al Borgo”), da diverse parti della città, dai paesi dell’hinterland e anche da Scordia nella persona di Nuccio Gambera, direttore del “Museo storico ed etno-antropologico Mario De Mauro”.
Nelle prime file sotto il palcoscenico, tantissimi bimbi, letteralmente incantati, e, mescolati con loro, i più anziani, che dallo spettacolo dei pupi hanno tratto motivi di commozione, ritrovando l’eco di antichi e dolcissimi ricordi d’infanzia.
L’arte dei Fratelli Napoli, come sempre straordinari in ogni aspetto della messa in scena – la bellezza dei pupi e dei loro abiti, la recitazione dei “parraturi” (Fiorenzo, Agnese e Davide) e l’abilità dei “manianti” (Pino, Dario, Marco, Alessandro), i sapienti giochi di luce e gli effetti speciali (Salvatore), l’efficienza del servizio dietro le quinte (Jonela) – ha saputo creare suggestioni fiabesche e spunti di contemplazione, incontrando il favore di un pubblico attento ed estasiato.
Il fascino misterioso della Notte Stellata, la lotta furibonda fra Satana e l’Arcangelo Gabriele, la visione apocalittica della Madonna adorna del diadema con le dodici stelle, il Presepe conclusivo: quadri sacri, nella memoria di tutti, grandi e piccini, vere icone artistiche e mistiche della Natività.
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Argo

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  • Una tradizione teatrale così bella e grande è finita nel dimenticatoio per l'assoluta indifferenza della Regione Sicilia e dello Stato. L'Opera dei Pupi affascinava ragazzi e adulti non solo per le fantastiche storie, ma per l'accurato artigianato dei "pupari" e per la grande passione nella continuità di una tradizione affascinante.

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