Lanciando questo preoccupato appello, Raniero La Valle ha concluso, sabato 22 novembre a Messina, il suo intervento sul tema del lavoro e della democrazia, all’interno della VII edizione del convegno “La Bibbia sulle strade dell’uomo”.
Ma che c’entra la Bibbia con la democrazia e il lavoro?
Nel suo iniziale excursus sulla storia del lavoro è partito proprio dalla Bibbia, dove, a suo parere, proprio sul tema del lavoro si è consumato il primo grave fraintendimento di Dio, quando si è definito come benedetto il lavoro della creazione divina, contrapponendolo al lavoro dell’uomo come maledizione e come pena.
Ma, nel frattempo, questa idea negativa del lavoro si era radicata nella cultura occidentale, soprattutto attraverso la mediazione della filosofia di Aristotele, che aveva di fatto giustificato la divisione dell’umanità in servi e signori, consolidando un’idea del lavoro che è divenuta ideologia della diseguaglianza.
A partire dal Settecento, il costituzionalismo liberal-democratico e il marxismo, ognuno per la sua parte, hanno provato a correggere le storture di questa concezione dell’uomo; anche all’interno della chiesa cattolica, solo recentemente, a partire da papa Giovanni, il lavoro è stato considerato come una necessaria dimensione della dignità umana.
Nella storia del nostro paese il punto di svolta può essere individuato nella Costituzione del 1947 e, per quanto riguarda il lavoro, nella promulgazione, il 20 maggio 1970, dello Statuto dei lavoratori, al culmine di una grande stagione di riforme che è poi proseguita e si è interrotta tragicamente, alla fine degli anni Settanta, con l’uccisione di Aldo Moro.
Per questo La Valle intravede il pericolo più radicale nell’attuale progetto di riforma costituzionale che è imperniato sull’idea di “un solo uomo al comando, un solo partito, una sola Camera, una minima rappresentanza eletta e anche un solo legislatore: infatti la riforma costituzionale attribuisce al governo e al suo capo il potere di far votare alla Camera una legge da lui voluta nel testo da lui voluto e senza emendamenti in una data certa se la Camera non abbia adempiuto alla richiesta del governo di votare quella legge entro sessanta giorni.”
“Caduto il potere di veto, cioè la critica del Parlamento, dei partiti, dei sindacati, dell’associazionismo, dei corpi intermedi, il potere è incondizionato, può fare quello che vuole, ma allora il costituzionalismo e anche la democrazia sono finiti.” E a chi si oppone rischiano di restare aperte solo le vie extraparlamentari, il farsi giustizia da sè, la violenza.
Come ci si può opporre a questo progetto?
Secondo La Valle, fallito il modello del PD, ci vorrebbe un partito di tipo nuovo, strutturato sul territorio e capace di giocare una partita che non sia quella del potere, ma quella del bene comune, della società solidale ed inclusiva.
Ma anche una scuola nuova, in cui non si studi “solo per il merito, per il successo, e nemmeno solo per l’avviamento al lavoro, ma una scuola dove si studi senza ragioni, se non quelle di vivere, di capire, di poter comunicare con gli altri”. Una scuola che “non deve essere né delle imprese, né del mercato, né della Chiesa. Una scuola della Repubblica” per la valorizzazione della persona umana.
Ed infine una fede nuova, come quella di papa Francesco, “che ha cominciato a parlare di un Dio misericordioso e vicino, e di fatto ha riaperto in una società che l’aveva archiviata la questione di Dio”.
E in questo contesto ha riformulato la questione del lavoro come un bene essenziale per l’uomo, accanto alla terra e alla casa, legittimando la lotta dei poveri per l’inclusione sociale e per combattere l’ingiustizia.
Leggi il testo integrale del discorso di Raniero la Valle, “C’è bisogno di un partito nuovo”
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m i chiedo come può essere credibile una sinistra che denuncia l'attacco al diritto fondamentale della persona nel momento in cui esplica la sua personalità e cioè nel momento in cui lavora sia in proprio che alle dipendenze altrui e la sua presenza determinante in un partito che governa.La figura alla Civati è pura follia. Non si può criticare a fondo la politica di demolizione del diritto del lavoratore e poi votare in parlamento a favore delle leggi che demoliscono la persona del lavoratore. Vorrei gridare in faccia a queste politici cosiddetti di sinistra il loro volgare tradimento rispetto alle promesse fatte all'interno di una comunità chiamata " partito" che proprio per essere un " partito" li ha condizionati ed impegnati a privilegiare e tutelare i diritti d ei lavoratori.