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Mediterranea, in Tunisia una contro tutti

Si chiama Mediterranea. E’ la Newsletter dell’Udi di Catania, Unione donne in Italia, l’associazione nata nel 1945 col nome di Unione donne italiane. Parla delle donne dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo ed è attenta alla situazione dei minori.
Oggi abbiamo “sfogliato” il numero di ottobre/novembre 2014 che ci racconta delle elezioni in Tunisia, del nuovo parlamento e di una donna -una sola- candidata a ricoprire la carica di presidente contro 26 uomini. Dopo la rivoluzione dei gelsomini del 2010/2011e la recente elezione del nuovo parlamento, fra pochi giorni, il 23 novembre, ci saranno, infatti,  le elezioni presidenziali.
Il parlamento appena eletto democraticamente è formato da 85 deputati del partito Nida Tounes che hanno la maggioranza; al secondo posto, 69 deputati, il partito islamista Ennhada; il Fronte Popolare, che raggruppa i movimenti progressisti e di sinistra, ha solo 15 deputati e due martiri, Choukri Belaid e Mohamed Brahmi, dirigenti assassinati nel 2013.
Quattro le donne che alle elezioni presidenziali di fine novembre avevano proposto la loro candidatura ma solo una, Kalthoum Kennou, ha ottenuto la validazione per concorrere alla carica di Presidente della Repubblica.
Ha 55 anni, 3 figli , è un magistrato, giudice della Corte Internazionale di Giustizia. “Appartengo alla famiglia dei democratici, quelli che credono nell’eguaglianza, nei diritti, nello Stato laico e nella reale separazione tra i poteri.”, dice.
Magistrato nella capitale, è stata allontanata da Tunisi per ben due volte durante il regime di Ben Ali, del quale ha fatto arrestare il potente e corrottissimo nipote, Trabelsi. Se la vedrà con altri 26 candidati, tutti maschi.
Ma non c’è un clima sereno attualmente in Tunisia. Ci sono gli attacchi di gruppi armati, l’aggravarsi della situazione economica con l’inflazione e un alto tasso di disoccupazione, la recrudescenza di discorsi autoritari con il ritorno in campo di personaggi del regime corrotto di Ben Ali, dotati di grandi mezzi economici, il malessere dei giovani che emigrano a migliaia. La primavera tunisina potrebbe, insomma, cedere il posto ad un rigido inverno.
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Argo

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