Dubbi sulla cosituzionalità degli accordi tra Governo italiano e USA, vizi e lacune nelle autorizzazioni, legittimità delle sanzioni contro gli attivisti. Queste e altre le questioni che verranno discusse nel convegno, MUOS e No MUOS a giudizio, che si terrà sabato 15 novembre nell’Aula delle Adunanze del Tribunale di Catania. Ce ne parla oggi Nello Papandrea, avvocato impegnato a fianco del Coordinamento regionale dei Comitati No Muos.
Il convegno, organizzato da Legambiente, circolo Città Ambiente di Catania, ha lo scopo di far conoscere le problematiche giuridiche che riguardano l’Installazione Militare ad uso esclusivo delle Forze Armate Statunitensi collocata in Contrada Ulmo a Niscemi.
Ma perché parlare di MUOS in Tribunale e perché giova l’apporto di Internazionalisti e Costituzionalisti?
Negli ultimi anni, quello dei movimenti di protesta relativi ad opere di particolare incidenza su assetti di vaste zone del territorio è divenuto un fenomeno di particolare rilevanza.
Si pensi al movimento NO TAV, ma accanto a questo, in ambiti territoriali a noi più vicini, ai movimenti No Ponte, No Triv, No MUOS. Quest’ultimo ha propri analoghi sul territorio nazionale nei movimenti No Radar (Sardegna) e No Dal Molin (Vicenza), solo per citarne alcuni.
Le problematiche giuridiche poste da tali movimenti si rivelano di particolare importanza e complessità. Quasi tutti questi movimenti, infatti, sono stati occasione di avvio di accese contese giudiziarie, riguardanti da un lato le impugnazioni degli atti autorizzativi e la tutela dei diritti dei soggetti coinvolti (sotto forma, di volta in volta, di tutela della salute, diritti reali o di godimento ed altro).
Sia, sotto altro aspetto la difesa degli attivisti colpiti da procedimenti penali o sanzioni amministrative e, specularmente, le denunce della popolazione nei confronti di alcune amministrazioni coinvolte.
Si tratta di un’attività difensiva complessa che richiede una preparazione specifica e la conoscenza ampia ed approfondita delle problematiche coinvolte. Quanto sopra vale in special modo per la vicenda che riguarda il MUOS di Niscemi.
Si tratta di una tematica poco conosciuta della quale, generalmente, vengono indicati gli aspetti relativi alla tutela della salute e dell’ambiente rispetto all’inquinamento elettromagnetico.
Ma esistono altre problematiche, relative alle autorizzazioni, al regime urbanistico, all’applicabilità della normativa sui contratti pubblici, alla difesa degli attivisti da procedimenti penali e sanzioni amministrative, etc.., che richiedono una conoscenza complessiva dei presupposti di diritto internazionale e costituzionale, oltreché amministrativo.
Un esempio può essere chiarificatore. Il 9 agosto 2013, alcuni attivisti si arrampicarono sulle antenne di trasmissione del preesistente impianto di comunicazione denominato NRTF (Naval Radio Trasmitter Facility). A questi attivisti è stato contestato il reato di interruzione di pubblico servizio (Art. 340 c.p.).
A prescindere dalle questioni di fatto sottese, una problematica che può porsi è se l’impianto svolgesse effettivamente un pubblico servizio.
In proposito, occorre verificare la qualificazione della base secondo il diritto internazionale. Abitualmente, infatti, siamo portati a pensare che le Basi Militari Straniere presenti sul nostro territorio siano dipendenti dal Trattato NATO.
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In realtà, ciò non è vero, in quanto il trattato NATO non prevede l’ospitalità di Basi Militari di paesi partner. Tale presenza è quindi originata da accordi bilaterali. Tali accordi, prevedono la compresenza sul nostro territorio sia di Basi NATO o Basi ad Uso Misto, sia di Basi esclusivamente USA, le cui funzioni sono regolate da un accordo del 1995.
Un accordo bilaterale del 6 aprile 2006 classifica la base di Niscemi fra quelle ad uso esclusivo USA. Da ciò discende la disciplina della Base e la disciplina giuridica ed amministrativa delle infrastrutture ivi presenti.
Ma a monte sorge altra problematica di natura prettamente Costituzionale. Gli accordi in questione non sono mai stati approvati dal Parlamento né ratificati dal Capo dello Stato come previsto dagli artt. 80 ed 87 della Costituzione per ogni trattato internazionale che riveste natura politica.
Sorge, quindi, il problema della regolarità, vincolatività e vigenza di tali trattati ai quali non può non attribuirsi natura politica posto che consentono la permanenza sul nostro territorio di militari ed armamenti stranieri.
Ma la questione richiede anche un approfondimento di tematiche di Diritto Amministrativo e, in particolare, di alcune norme del D.lgs. 15 marzo 2010 n. 66 – “Codice dell’ordinamento militare”. L’Art. 232 del “codice” equipara, infatti, alle opere per la difesa le installazioni militari di Paesi partner NATO, ma solo “ai fini urbanistici, edilizi, ambientali e al fine dell’affidamento ed esecuzione di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”.
Questo esempio, che riguarda solo una delle tematiche che saranno trattate, dimostra quanto complesso sia il lavoro degli Avvocati che si occupano di tali problematiche e come richieda l’intervento di competenze diverse.
Competenze che si sono volute riunire in Tribunale per una riflessione corale su un tema sicuramente appassionante per l’operatore del diritto ma che riguarda molto da vicino qualsiasi cittadino.
Si pensi che il MUOS, è un sistema di comunicazione globale ad “uso esclusivo” delle Forze Armate Statunitensi che, quindi, dalla sua messa in funzione coinvolgerà l’Italia in tutta l’attività bellica degli Stati Uniti, rendendo la nostra isola obiettivo sensibile di primaria importanza.
E’ preoccupante sapere che la sua realizzazione è dovuta a trattati bilaterali conclusi in assenza dell’approvazione parlamentare prevista dall’art. 80 della Costituzione
avv. Sebastiano Papandrea
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