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Pax Christi e carcere minorile, un calendario per la pace

Ne sono stati protagonisti giovani starlette ma anche preti e suore,  operai e intellettuali, ragazze o donne più che mature. Sono i  calendari, molto richiesti dalla gente  e molto – come dire?- frequentati da chi vuole mettersi in mostra o da chi, talora, vuole ricavarne un utile da mettere a disposizione dei meno fortunati.
Stavolta però parliamo non dei soggetti fotografati ma di coloro che hanno preparato e realizzato un calendario per la pace: sono gli ospiti dell’IPM, l’Istituto Penale Minorenni di Catania, sollecitati dalla sezione catanese di Pax Christi
Ma è  possibile parlare di pace e non violenza a giovani ospitati in un carcere minorile? Questa la sfida davanti alla quale si è posto il Movimento cattolico internazionale per la Pace, quando si è trattato di scegliere a chi affidare la realizzazione del calendario che ogni anno viene creato come strumento di educazione e di raccolta fondi per finanziare le sue attività.
L’argomento scelto per quest’anno era la memoria della I guerra mondiale, in occasione del centenario del suo inizio, con la finalità di proporre una riflessione sulla tragicità della guerra a partire dalla parole usate già allora da Papa Benedetto XV  “Guerra inutile strage” .
La decisione di affidarne la realizzazione ai ragazzi dell’Istituto Penale Minorenni di Catania (IPM) era corroborata dal fatto che, al suo interno, è attivo un corso di formazione professionale per operatore grafico per cui, allo stesso tempo, era possibile valorizzare la creatività, le capacità, le abilità acquisite dai ragazzi, orientandole verso un’attività di rilevanza educativa, culturale e sociale.

La Direzione dell’IPM ha subito aderito a tale progetto ritenendo significativo offrire ai ragazzi la possibilità di studiare un così importante evento storico, dando spazio soprattutto alle loro riflessioni oltre che al confronto con docenti ed esperti esterni.
Anzi si è ritenuto opportuno coinvolgere tutti i ragazzi che in Istituto frequentano le attività scolastiche e professionali: la Scuola Media ‘Cavour’, la Scuola ‘De Roberto’, il Corso di ristorazione del CNOS e soprattutto il  corso grafico del Cirpe a cui, naturalmente è stata poi affidata la realizzazione grafica del calendario.
Si è partiti da una lezione di storia resa vivace e accattivante dall’uso di molte immagini per illustrare soprattutto i disagi della vita in trincea dei soldati, la lontananza dalla famiglia, la solitudine, la paura, l’esperienza quotidiana della morte, la bellezza dei luoghi in cui si è combattuta la guerra, offuscata dalla violenza che su di essa si è abbattuta, la terrificante potenza dei nuovi armamenti.
Si è sottolineato in particolare la presenza fra i soldati di un gran numero di contadini meridionali che sono stati chiamati a combattere e a morire per una causa a loro sconosciuta e incomprensibile. Ne sono cinica e quasi beffarda testimonianza i monumenti al ‘milite ignoto’ presenti in ogni paese, con i lunghi elenchi dei morti e dei dispersi.
I temi della lezione introduttiva sono stati successivamente ripresi dai docenti dei vari corsi per avviare la riflessione con i ragazzi che invariabilmente faceva emergere l’assurdità della guerra per la soluzione delle controversie fra i popoli, l’inutilità delle armi capaci solo di distruggere e la cui produzione sottrae risorse alle reali e concrete esigenze della società.
Alcuni giovani, più preparati e motivati, si sono cimentati nella lettura di poesie di Ungaretti, altri in alcuni brani tratti dal romanzo di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano “, altri hanno messo per iscritto le loro riflessioni che poi sono state utilizzate come commento alle immagini scelte per il calendario.
Il lavoro più intenso, frenetico e decisivo è stato quello degli allievi del corso di grafica, efficacemente guidati dai loro docenti; alla fine ha preso vita il calendario del 2015 che nelle prossime settimane sarà ufficialmente presentato alla città.
Questo lavoro, arduo per il tema affrontato e perché culturalmente distante dalla formazione dei ragazzi, si è rivelato invece molto vicino alla loro sensibilità, perché in fondo si è trattato di riflettere sulla violenza come strumento per risolvere i problemi.
E’ stato il frutto di un impegno collettivo e vuole essere un augurio per continuare a parlare di pace e di non violenza ai giovani di oggi, consapevoli che si tratta di comportamenti che possono nascere solo da un lavoro di cambiamento cui tutti noi abbiamo fortemente bisogno.

Argo

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