È avvenuto proprio a Catania infatti il fortuito incontro tra Paola Cannatella e Giorgia Coco; la prima fumettista catanese autodidatta, la seconda attrice di teatro che indossa le vesti di Clitemnestra nell’opera teatrale a cui è ispirato il fumetto di cui abbiamo deciso di parlarvi.
“Atridi / Metamorfosi del Rito” è uno
spettacolo teatrale di Piccola Compagnia della Magnolia. “Un voluminoso affresco di famiglia, colto nell’attimo esatto in cui un amore paterno e filiale diventa una vera e propria passione amorosa o un odio indomabile sfocia nel delitto. Tutto ha inizio quando il re Agamennone è costretto a sacrificare alla dea Artemide la primogenita Ifigenia…”
“La saga degli Atridi affascina ancora oggi” ci racconta Paola Cannatella. Ma la curiosità della fumettista va oltre, verso possibili punti di incontro tra il linguaggio del fumetto e quello del teatro, ed è stata ben accolta dalla compagnia teatrale che le ha dato la possibilità di assistere alle prove come osservatrice.
“Ho iniziato a seguire le prove dello spettacolo a partire da gennaio,” ci racconta l’autrice. “Soltanto parecchi mesi dopo aver intrapreso questa avventura, ho saputo di alcuni trascorsi di adattamenti e di riduzioni a fumetti di spettacoli teatrali.”
Ma non ci troviamo di fronte a uno dei tanti adattamenti di romanzi o film che negli ultimi anni hanno fatto il loro ingresso nelle librerie, e che nel tentativo di mostrare le potenzialità del medium fumettistico scoprono la propria dipendenza rispetto all’opera originaria.
Con il suo fumetto, Paola Cannatella ha voluto
La prima domanda che ci viene in mente è come mai un’autrice già avviata come Paola Cannatella, pubblicata da diverse case editrici, abbia preferito affidarsi al crowdfunding.
“Alcuni autori si interrogano su forme di sostegno integrative o alternative alla pubblicazione con un editore,” ci spiega.
“Credo che il crowdfunding possa essere uno strumento risolutivo solo per alcuni degli autori di fumetti il cui ciclo di vita si svolge al di fuori delle edicole, canale di distribuzione privilegiato dai grandi editori, con ampie tirature e diritti di pubblicazione a loro commisurate. Libri come quelli che ho realizzato a partire dal 2007 vengono pubblicati da editori di piccole/medie dimensioni, con edizioni da tirature limitate anche alle 500 copie, in cambio di un anticipo sulle royalties che si aggira intorno al 5-7% del prezzo di copertina.”
Sulle produzioni indipendenti ci sono però particolari non indifferenti da tenere in considerazione: “Un’opera a fumetti indipendente che sia anche apprezzabile può essere realizzata solo attraverso ottime competenze professionali, specifiche come quelle del lettering e dell’impaginazione, e l’autore dovrà preoccuparsi anche di operare su canali di distribuzione non convenzionali e di progettare un idoneo piano di comunicazione.”
Nonostante le evidenti difficoltà che avrebbe comportato intraprendere un simile percorso, l’autrice e gli attori della compagnia teatrale, coinvolti in tutti i processi della creazione dell’albo, hanno deciso di raccogliere la sfida: “La natura sperimentale del fumetto ci ha spinto a riflettere su una sua adeguata presentazione ai lettori/spettatori: abbiamo convenuto che saremmo stati noi stessi i migliori produttori del fumetto, e che saremmo riusciti a coinvolgere nel progetto di self-publishing dei sostenitori attraverso una campagna di crowdfunding.”
Veniamo adesso al dunque, alla creazione fisica dell’opera. Come si fanno ad accostare due linguaggi così apparentemente diversi tra loro? Come adattare un’opera teatrale con spazi e tempi propri negli spazi e nei tempi di un’opera ‘sfogliabile’? Come preservarne il ritmo narrativo?
“Sin dall’inizio, ho avuto la visione di un ponte fra il linguaggio del teatro e quello del fumetto”, ci racconta l’autrice. “La prima versione della sceneggiatura è stata scritta e disegnata grazie a un’attenta e rispettosa fedeltà alla piéce originale. In un secondo momento, però, mi sono focalizzata sulla parità fra i due linguaggi e sulla necessità di autonomia della mia opera. Ho dunque rafforzato gli equilibri interni al fumetto nella sequenzialità fra vignette, tavole e scene. Ho escogitato anche soluzioni originali, e quindi alcune delle mie scelte hanno comportato una rappresentazione visiva mancante, differente, o del tutto nuova rispetto alla piéce. La gestione della tempistica e della drammaturgia di una scena sul palco è paragonabile alla suddivisione in vignette della tavola con un preciso studio delle inquadrature.”
Quali sono invece le potenzialità che teatro e fumetto hanno in comune, e quali le somiglianze tra la professione dell’attore e quella del fumettista?
Come scrive anche Giorgia Cerruti nella sua prefazione al fumetto: “La ricerca inesausta di questo altrove, da esperire e poi condividere con il pubblico all’aprirsi del sipario, è la ragione per cui gli artisti compromettono la propria vita interiore in nome di un viaggio chiamato teatro. Nel caso del teatro, l’indispensabile quanto inaudito dispendio di energie che tale viaggio richiede si disperde però ogni volta al chiudersi del sipario. È un’esperienza destinata ad essere temporanea, per gli artisti e per gli spettatori.”
Se non nella loro contrapposta temporaneità/eternità – estremi in cui teatro e fumetto divergono – è nell’atto della creazione che attori e fumettisti si possono incontrare.
“La sublime padronanza di espressività del corpo e del viso di un attore affascina il fumettista, che tuttavia riesce a forgiare in un’unica vignetta una meravigliosa ed esaustiva sintesi che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe diventare linea guida per i teatranti.”
Come si pone un fumetto di questo tipo nei confronti dell’attuale crisi che sta vivendo il teatro, e soprattutto nei confronti dei giovani che sembrano ormai prediligere altre forme di intrattenimento, e che spesso disdegnano le occasioni formative offerte dalla scuola, come la visione delle tragedie al Teatro Greco di Siracusa?
“Non sono mai stata al Teatro Greco di Siracusa ai tempi del liceo, ma la considero un’occasione mancata. Sono andata di mia volontà qualche anno dopo, e la ricordo come un’esperienza irrinunciabile.”
Tuttavia, su un’eventuale uso didattico del fumetto l’autrice preferisce non sbilanciarsi: “Non ho la certezza che Atridi sia uno spettacolo/fumetto adatto ad un pubblico di adolescenti, e che un insegnante di liceo possa proporlo ai propri allievi come oggetto di studio.”
Eppure, riconosce che “Un confronto fra fumetto e teatro porterà certamente la reciproca possibilità di raggiungere un pubblico di lettori/spettatori più vasto”.
Un’aspettativa importante, specie vista la crescita dell’influenza del fumetto in
Per saperne di più e per cogliere l’ultima occasione per lasciarsi coinvolgere in questo progetto.
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