Mentre a Genova si continua a spalare
Esso infatti, oltre a contenere singole norme che appaiono rischiosissime per gli effetti rovinosi che potrebbero produrre sul territorio, intende riconoscere ai proprietari delle aree il “diritto di iniziativa e di partecipazione” nei procedimenti di pianificazione.
La denuncia di questa stravolgente innovazione costituisce il cuore di un appello, sotto forma di ‘lettera aperta’, che sta girando sul web in questi giorni e che è già stata sottoscritto da un crescente numero di personalità nazionali e locali.
Si tratta di un principio talmente sconvolgente da non consentire neanche la possibilità di discutere i singoli aspetti dell’intero disegno di legge perché finirebbe per accreditarlo ulteriormente.
Anche perché, a rafforzare l’idea di fondo, si sollecitano Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, cioè i soggetti istituzionali legittimamente preposti alla pianificazione del territorio, “a estendere anche ai ‘privati che partecipano alla pianificazione’ gli stessi principi che regolano i rapporti interistituzionali (leale collaborazione, sussidiarietà, trasparenza ed altri ancora).”
Si tratta di un’innovazione che nega il principio inderogabile proclamato dalla nostra Costituzione per cui il diritto alla proprietà privata è condizionato al perseguimento della “funzione sociale” della proprietà stessa e che non ha eguali in nessun’altra legislazione urbanistica dei paesi avanzati europei.
La moderna legislazione in materia ha unanimemente riconosciuto che la pianificazione appartiene a pieno titolo sola alla sfera pubblica e costituisce una delle attività più qualificanti delle amministrazioni pubbliche, e in particolare dei Comuni.
Il territorio, infatti, il suo assetto e le interazioni che in esso si stabiliscono, debbono appartenere all’intera comunità e il compito di pianificarlo non può che essere esercitato con metodo trasparente e partecipato e in via esclusiva dai suoi rappresentanti legittimamente eletti.
Se, dunque, anche ai privati viene addirittura riconosciuto il rango di soggetti istituzionali a pieno titolo coinvolti nel processo di pianificazione, se ne snatura l’essenza stessa.
La proposta Lupi intende abrogare anche il principio che assicurava per ogni abitante una “dotazione minima, inderogabile,” di mq per servizi, verde e aree pubbliche mentre consente ai privati di presentare proposte per progetti di trasformazione urbanistica.
Appare allora fondato il dubbio che il compito del soggetto pubblico possa ridursi solo a localizzare le aree per i servizi, lasciando poi ai privati la facoltà di proporre contenuti e modalità delle trasformazioni urbanistiche.
Anche sul contenimento del consumo di suolo, al di là delle enunciazioni di principio, nessuna prescrizione appare realmente efficace per ridurlo.
Sulla questione del cosiddetto ‘rinnovo urbano’, infine, sembra che vengano aperti spazi di azione pressoché illimitati ai privati. Si consente loro, infatti, di avviare, sulla base di un semplice accordo con i Comuni, le operazioni di rinnovo urbano anche in assenza di pianificazione operativa o in difformità da questa.
Con un corollario ancora più incredibile per cui, se in una zona individuata come oggetto di recupero si forma un consorzio tra proprietari tale da rappresentare la maggioranza del valore degli immobili, ad esso viene concessa addirittura la possibilità di espropriare i proprietari non aderenti senza alcuna garanzia.
E’ possibile inviare la propria adesione scivendo una mail a mariapia.robbe@gmail.com
Puoi leggere o scaricare il testo dell’appello a questo link
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per evitare che queste follie diventino realtà bisogna cacciare via tutta la nostra classe dirigente fatta di ignoranti, imbroglioni e briganti. Fuori tutti, dev'essere il programma di governo futuro. Ci vogliono volti nuovi e nuovi programmi. Ho ascoltato per la prima volta il sindaco di Messina tale Arcorinti. Mi è parso un soggetto intelligente e affidabile. Credo che bisogna adesso diffidare dei programmi politici anche perchè destra o sinistra sono finite nel letamaio e confidare solo nella chiarezza di programmi dei nuovi volti della politica. E poi, finiamola con le indennità di fine servizio per i politici. Imitiamo i vecchi baroni siciliani che regalavno al parlamentare o al politico che dava il suo contributo alla gestione della cosa pubblica un anellino da mettere al mignolo in segno di riconoscimento. I signori della politica si sono ingrassati troppo e adesso fanno solo schifo.
Che il Ministro Lupi abbia nominato Commissario del porto di Catania una persona viziata da conflitto di interessi quale operatore privato nello stesso porto e perfino autore di un piano portuale che prevede una spropositata edificazione di natura imprecisata sulle banchine, è un fatto ingiustificabile. Altro fatto inquietante è il recente disegno di legge, DDL 370, promosso dai senatori siciliani Lumìa, Gibiino, e D’Alì con il quale si tenta di trasformare di fatto i porti in tutta Italia, in città autonome dalle città in cui si trovano; esattamente come già tentato da lungo tempo a Catania . Le Autorità Portuali potrebbero inoltre avere presidenti incompetenti in materia portuale e non dovrebbero rendere conto dei loro programmi e delle edificazioni sulle banchine per usi diversi da quali portuali con l’espediente di un silenzio-assenso del Comune di riferimento. Catania come è noto, risulta già vittima e presa a modello di tale DDL con le avvenute nomine politiche di un presidente e di un commissario della Autorità Portuale entrambi incompetenti dopo il fin troppo competente, primo presidente, divenuto oggi commissario. Lo dimostra l’avvenuto silenzio-assenso sul “ex mulino S.Lucia, che tutti noi conosciamo nel doverne sopportare giornalmente il disastro viario che ha causato e causa tuttora.
Se a qualcuno sorgesse il dubbio che tale DDL servirà a sanare le irregolarità programmate ed in parte già commesse a Catania, nonché a fare arricchire una casta di affaristi che ne trarrebbero ingiusto profitto nel devastare a piacimento porti ed urbanistica delle città marittime in tutta Italia con Catania in testa, ebbene, tale dubbio risulterebbe amara certezza.
Vedremo quali e quanti saranno i Deputati a votare simili accaparramenti di territorio e di risorse e simili nuovi stipendifici politici, in barba alla attuale crisi nazionale non solo economica .