E’ vero, abbiamo smesso di chiamarli “handicappati”, ma continuiamo a negare loro i diritti più elementari, per primo quello all’istruzione e all’integrazione.
Di fronte a questa drammatica realtà alcuni genitori e i Cobas Scuola di Catania, dopo avere avuto conferma dagli uffici scolastici dell’impossibilità di modificare tale quadro, hanno deciso di procedere legalmente.
Se c’è un diritto al sostegno, e c’è, questo deve essere garantito nelle forme più idonee perché si possa effettivamente parlare di inclusione, e non, scusate il termine, di ‘parcheggio’.
Teresa Modafferi (portavoce provinciale dei Cobas Scuola) e Caterina Aloisio (rappresentante di un primo gruppo di genitori, costituitosi per l’occasione) hanno denunciato tutto ciò, in una conferenza stampa tenutasi ieri, 16 settembre. Presenti anche alcuni docenti di sostegno, fra gli altri Carmelo Marchese, RSU dell’istituto De Felice-Olivetti.
L’obiettivo è quello di organizzare concretamente il numero più ampio possibile di genitori e procedere quindi con i ricorsi al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) per ottenere un numero di ore di sostegno adeguato per ciascun allievo.
In questo modo il sostegno non serve sostanzialmente a nulla e viene vanificata una normativa che aveva fatto dell’Italia un esempio positivo e avanzato.
L’insegnante di sostegno è pienamente contitolare della classe a cui è stato assegnato, partecipa ai consigli di classe a pieno titolo e contribuisce alla valutazione di tutta la classe.
Il suo ruolo è, infatti, quello di favorire il processo di integrazione/inclusione dello studente all’interno della classe di riferimento. Come tale, è una risorsa specifica per lo studente e per tutta la classe.
Che tutto ciò, a causa dei tagli di risorse subiti dalla scuola pubblica statale, si possa fare in classi affollate e in poche ore è, evidentemente, impossibile, con conseguente danno per tutta la classe, e non solo per gli allievi diversamente abili.
Più genitori procederanno con i ricorsi (in tutta Italia i TAR hanno sempre dato ragione ai ricorrenti, ribadendo che nel nostro Paese esiste ancora il diritto allo studio) più possibilità vi saranno per sanare questa ingiustizia.
Infine, nello sciopero del 10 ottobre, indetto dal movimento degli
Chi volesse partecipare all’azione giudiziaria può telefonare al numero 3296020649.
Contestualmente, per respingere una “logica persevera” che scommette “sulle difficoltà e sulla rassegnazione delle famiglie che vivono una condizione così difficile”, il Circolo Olga Benario del PRC ha emesso un Comunicato Stampa in cui annuncia di attivare uno sportello che offre consulenza legale alle famiglie che vogliono avviare dei ricorsi contro il taglio delle ore di sostegno.
Per usufruire dei servizi dello sportello è necessario mandare una mail all’indirizzo circolo.olgabenario@libero.it con una breve descrizione del caso proposto.
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Questa è la realtà italiana: tra proclami, libri bianchi e promesse a lunga scadenza, la formazione attuale scivola nel baratro.
E non li chiamano tagli, ma 'razionalizzazioni'
Se si possono rendere i diritti piu' razionali diminuendoli, cancellarli del tutto sarà il massimo della razionalità.
La stessa 'razionalizzazione' sta avvenendo nell'universita', ma nessuno sembra accorgersene. I genitori ricorreranno ai TAR quando l'universita' pubblica verra' definitivamente affossata?
Santo Di nuovo