Sono state di recente diffuse dai media le dichiarazioni di Antonio Presti sulla sua volontà di legarsi in modo sempre più stretto a Catania e di valorizzare il territorio dell’Etna, ormai riconosciuto patrimonio dell’umanità, con originali manufatti artistici, iniziando con un grande uovo dorato, archetipo universale, “simbolo di vita eterna e di resurrezione”.
Pubblichiamo oggi il contributo inviatoci da un nostro lettore che, usando un tono ironico, esprime un giudizio fortemente critico sulle intenzioni di Presti. Intendiamo, con questo testo nettamente connotato, aprire una discussione sull’argomento anche per riflettere insieme su come sia opportuno valorizzare il nostro vulcano.
Antonio Presti, il Mecenate di casa nostra, ha scelto di vivere ai piedi della ‘Montagna’, il suo unico desiderio è di vivere definitivamente a Catania e di mettere l’arte e la bellezza a disposizione del vulcano e del suo popolo.
Queste le ultime dichiarazioni del patron della Fiumara d’arte e dell’Atelier sul mare di Castel di Tusa, e non si riesce a capire se si tratti di una promessa o di una minaccia.
A giudicare dal primo progetto che ha scodellato (è proprio il caso di dire), piazzare cioè un grande uovo rivestito di foglie dorate sui deserti lavici dell’Etna, protendo sommessamente per la seconda ipotesi.
Da semplice fruitore diretto (e senza guide) della bellezza della ‘Montagna’, sono fermamente convinto che essa non abbia alcuna necessità di essere “impreziosita” dall’oro che “colerà” dall’alto di tale oggetto.
“L’uovo, nella sua forma perfetta, senza principio né fine, come una sfera, è un simbolo universale di vita eterna e di resurrezione”, ha affermato ancora il Nostro, ma a me viene in mente che un modesto poeta di provincia, di Recanati se non vado errato, aveva già più ecologicamente individuato nell’autoctona ginestra il simbolo della volontà di resurrezione dell’uomo di fronte alla violenza, talora distruttrice, della lava.
“Anche l’uomo più insensibile davanti a quest’opera monumentale potrà trovare rigenerazione nell’anima”, leggiamo ancora, ma mi sono dovuto turare le orecchie solo all’immaginare i salaci e grevi commenti che farà il catanese medio che sale lungo le strade dell’Etna solo per assolvere al sacrosanto dovere di lasciare il suo regolamentare sacchetto di spazzatura nelle radure ai bordi delle strade.
Senza voler passare per disfattista, voglio ricordare che, proprio negli stessi giorni, le cronache riferiscono di decine di chiusini in ghisa rubati al viale Mario Rapisardi e di continui furti di cavi elettrici di rame che lasciano al buio interi quartieri e paesi.
Non vorrei essere (facile) profeta, ma l’occasione fa l’uomo ladro e la presenza di grandi lamine d’oro incustodite in una sciara poco frequentata, rischia di diventare una palese istigazione al delinquere che, in un eventuale processo, potrebbe essere facilmente invocata dall’immancabile azzeccagarbugli locale come attenuante non generica.
“Intendo realizzare un atelier sull’Etna” e qui hanno cominciato a tremarmi le vene e i polsi: mi preoccupa seriamente il pensiero che Presti cominci a piazzare incomprensibili manufatti di cemento armato e ferro su una delle tante sciare della montagna, come ha fatto nella sua Fiumara.
Sarà colpa degli antiquati programmi di storia dell’arte studiati a scuola, che non andavano oltre gli Impressionisti di fine Ottocento, ma non riesco a comprendere perché si debbano considerare ‘opera d’arte’ manufatti en plein air che non potrebbero essere realizzati senza l’ausilio di esperti cementisti e carpentieri metallici.
“Sono pronto a sostenere le iniziative di Antonio Presti” si è affrettato a commentare Enzo Bianco ”saremo al suo fianco per sostenerlo in queste iniziative, comprese quelle che intendono rilanciare, attraverso l’arte, quel vulcano Etna diventato patrimonio dell’Umanità”, ricordando ancora del Munifico “il lavoro magnifico per Librino [che mostra] a tutti come l’arte possa diventare una potentissima leva di riscatto sociale.”
Per quella piccola conoscenza che ho del quartiere-dormitorio, pomposamente definito ‘città satellite’, e dei suoi abitanti, mi pare che la città sia ancora in attesa di constatare i risultati tangibili di questo lavoro, per quanto meritorio.
Piuttosto vorrei rispettosamente consigliare al nostro semprentusiasta primo cittadino di farsi regalare dal Mecenate non tanto “un” uovo d’oro una tantum, ma, dato che mostra di possederla, l’intera gallina che è capace di scodellare queste preziosità: potrebbe essere il modo decisivo e definitivo per risollevare le terremotate sorti finanziarie della nostra Amministrazione.
“Intendo restituire sacralità alla montagna. Il Vulcano, in quanto patrimonio dell’umanità, è una coscienza che va restituita al popolo”, ha sentenziato infine il bell’Antonio. Affermazione condivisibilissima, solo che bisogna capire se questa restituzione debba avvenire piazzando a caso uova di struzzo, sia pure ricoperti d’oro, o mediante una quotidiana politica di educazione e fruizione dell’ambiente etneo, curando la sentieristica e la segnaletica, solo per fare un piccolo esempio, che gli ‘enti preposti’, a cominciare dall’Ente Parco, dovrebbero mettere in atto, piuttosto che limitarsi a costruire castelli burocratici e a pagare stipendi ai loro dipendenti.
Perché, alla fine, proprio a questo vuole forse alludere la metafora prestiana dell’uovo d’oro: la gallina dalle uova d’oro sarebbe proprio la capacità di valorizzare correttamente, anche nelle sue finora insondate possibilità economiche, questo straordinario dono che la Natura ha fatto al nostro peraltro disastrato territorio.
“L’uovo d’oro è un pensiero altro, alto, oltre.” Bene, lo lasci lì. La bellezza dell’Etna basta a sé stessa!
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Caro Presti, non siamo interessati alle tue opere sull’Etna, il paesaggio deve rimanere quello che ci consegna la natura, abbiamo già una valanga di problemi con i gitanti incivile, con il parco che non fa nulla per valorizzare il territorio, e con le funivie dell’etna che fanno quello che C….. vogliono senza che nessuno osi alzare un dito di diniego. Caro Presti se ci tieni a contribuire alla valorizzazione del territorio occupati della morente città di catania che certamente ne ha più bisogno che non dell’Etna che vive e risplende di luce propria.
Da secoli si discute circa “l’utilità” dell’arte, ma da oltre 100 anni, dopo il materialismo storico, la polemica si è talmente involgarita, da non suscitare oggi più alcuna attenzione. E’ degli ultimi anni, invece una rivalutazione di tutto ciò che non ha alcuna utilità economica, facendo inaspettatamente la fortuna di giovani filosofi come Nuccio Ordine (L’utilità dell’inutile). L’opera d’arte si presta al giudizio, è soggetta all’opinione e non desta scandalo il discuterne. Si può certo dibattere sulla realizzazione di un museo d’arte contemporanea sull’Etna, come ce ne sono diversi disseminati nel mondo (uno nella vicina valle del Belice), sapendo però che categorie come inquinamento, pulizia, non appartengono ai concetti dell’arte, ma a quelli, più miserevoli della vita umana. L’idea è intrigante: attraverso l’arte educare al bello, favorire una fruizione responsabile, esaltare ancora di più l’unicità della nostra montagna, pur nei limiti di quello che può rappresentare un insieme di opere d’arte. N.B. L’arte non cambia il mondo, ma ha contribuito a modificare le abitudini di 100.000 abitanti di Librino, i cui bambini hanno realizzato un’immensa opera d’arte, “La porta della bellezza”, che dal 2009, intatta ed immacolata, ne testimonia la sensibilità, sicuramente superiore agli amministratori che, di volta in volta, eleggono.
E’ presuntuoso pensare che si possa valorizzare l’Etna con un’ installazione di arte. Chi va lassu’ a cercala ci va per scappare dalla prigione di cemento. Quando sei all’Etna la mente si quieta.
Non abbiamo bisogno di una altra struttura industriale che ci grida “guardami, guardami”. Ci sono abbastanza cartelloni, pubblicita’, segnali depliant che cercano di conquistarci quando siamo a Catania.
Sono d’accordo con l’altro poster, se Presti ha a cuore la valorizzazione di Catania dovrebbe voltare lo sguardo verso quelle gemme culturali e storiche in Citta’ e cercare di riportarle al loro splendore originale.
L’Etna ormai e’ presa sottomira da incivilta’ umana e politica. Nonostante bene dell’umanita’ e’ in totale regressione. Basti pensare pulman di turisti tristi e spaesati, e famigliole da barbecue domenicale che invadono le sciare lasciando rifiuti ovunque. I punti ricreativi sono ormai mercati rionali (Rifugio Sapienza) dove non si tende a valorizzare il vulcano ma solo a vendere stupidaggini. Organizzazione e servizio escursioni zero. Il rifugio Citelli, ristrutturato da poco dal Parco dell’Etna e’ inguardabile (era meglio lasciarlo com’era prima), ed e’ anche inutile. Si arriva e si scappa dopo pochi minuti. Nessun servizio di informazione, nessun riferimento per un eventuale tracking, nessuna possibilita’ di mangiare un boccone. Piano Provenzano e’ diventato un finto Saint Tropez, meta ormai di ricchi inariditi e donne in carriera spente. Come si fa a costruire una struttura in cemento armato a piu’ piani adibito a parcheggio a due passi dagli impianti di risalita? Tutto questo e’ una vergogna. Qualsiasi cosa possa cambiare tutta questa incivilta’, ben venga, incluso Antonio Presti con i suoi incredibili progetti e il coinvolgimento di scuole e popolo. E non e’ un fatto di manufatto artistico, ma di un vero pensiero che rispetti la grande madre natura, e Presti e’ la persona giusta per il rispetto della nostra montagna.
Sono d’accordo che una delle cose migliori che si possano fare per valorizzare l’Etna e’ creare dei centri di informazioni che possono guidare i turisti e fargli apprezzare la storia dell’Etna.
Riguardo i commenti di un post che parla di “turisti tristi e spaesati…ricchi inariditi e donne in carriera spente”, i suoi commenti al vitriolo mi fanno sperare che non sia impiegato nel customer service. I turisti che salgono sull’Etna vogliono esplorarere il mondo e amano e rispettano la natura.
Il caro lettore che ha scritto questo suo giudizio critico mi sembra alquanto confuso. Forse dovrebbe conoscere Antonio Presti, o comunque cosa si intende per espressione artistica prima di dire stupidaggini. Forse non ha capito che l’idea dell’uovo d’oro sara’ realizzata in forma astratta e contemporanea, e che sicuramente non andra’ in cortocircuito con l’ambiente naturale dell’Etna, come del resto lo straordinario museo all’Aperto nella Valle dei Nebrodi dello stesso mecenate. Come insegnante, storico dell’arte e referente della Fondazione Fiumara d’Arte di tanti progetti didattici, mi permetto di dire che conosco la filosofia di Antonio Presti, che non e’ finalizzata al manufatto artistico, quello diventa solo strumento di condivisione, il collante che abbraccia il pensiero, una corale di gente, studenti, artisti e intellettuali. Tutto questo per un nuovo umanesimo che solo Antonio Presti e’ capace di dirigere. Ero presente a un dibattito organizzato a Nicolosi dove Presti ha spiegato perfettamente il progetto, pertanto sono a conoscenza. Quindi parlare di uovo, sfera o quant’altro e’ sicuramente inappropriato. Aggiungo che invece di turare gli orecchi, il nostro amico lettore dovrebbe invece spalancarle, ascoltare ed usare la testa prima di esprimersi. “Istigazione a delinquere” ma di cosa sta parlando? Il manufatto artistica sara’ rivestito di pigmento color oro, l’oro inteso come metallo e’ una metafora, e l’omaggio alla grande madre terra, all’Etna. Il nostro amico e’ veramente comico quando parla da competente sulla storia dell’arte, paragonando le opere della Fiumara d’Arte a dei manufatti realizzati da esperti cementisti e carpentieri metallici. Forse dimentica che quei manufatti sono a firma di Piero Dorazio, Tano Festa, Pietro Consagra e tanti altri. Certo, sono stati necessari operai e carpentieri per la loro realizzazione, ma sempre guidati dagli artisti. Anche Michelangelo aveva il suo gruppo di pittori-operai che lo aiutavano nella realizzazione della Cappella Sistina. Poi il nostro amico lettore passa ad attaccare il sindaco Bianco, ma questo e’ un problema suo. Comunque, l’articolo del nostro amico e’ davvero divertente, quando salta come uno struzzo da parola a parola, uovo e gallina, senza sapere che alla fine il suo articolo non ha nessun valore. L’unica cosa che condivido e’ la responsabilita’ dell’Ente Parco, che sicuramente non aiuta lo sviluppo del territorio etneo, e su questo concordo su quanto detto dall’amico Eugenio sulla condizione dei rifugi e degli impianti di risalita.
Nessuno nega che Presti riesca a mobilitare le persone che coinvolge ma bisognerebbe interrogarsi sulle ricadute di questa mobilitazione. Dei valori come la legalità e il rispetto della Costituzione, ad esempio, per esperienza diretta, ai ragazzi delle scuole resta ben poco, dovremmo avere il coraggio di dire che non resta quasi nulla. Il lavoro silenzioso e continuo di molti insegnanti lascia una traccia ben più duratura e profonda.
L uovo d oro non lo voglio. Per valorizzare l Etna dovete migliorare la fruizione e la pulizia. A Presti dico che quando ti ho detto che non esiste solo Librino….mi hai risposto …..cosi Librino Librino Librino….beh continua con librino che è ancora persa….