La proposta nasce grazie al un’iniziativa che vede insieme, come scrive Alfio Furnari (presidente Aiab Sicilia), “agricoltori etnei che cercano mercati, nazionali, esteri e locali, che sappiano apprezzare le loro produzioni, cittadini interessati a consumare cibo sano genuino locale che protegga l’ambiente e, infine, operatori che intendono qualificare l’offerta turistica con il turismo ecologico, rurale ed enogastronomico”.
Non si tratta, soltanto, di censire e collegare quanto già presente, il progetto è decisamente più ambizioso. Elemento fondamentale dell’iniziativa è, infatti, la formazione professionale partecipativa degli agricoltori alle tecniche di agricoltura biologica.
Sottolinea Furnari: “La formazione professionale partecipativa si esprime in una nuova concezione della ricerca, sperimentazione e innovazione che vede gli agricoltori delle aziende rappresentative dei diversi settori produttivi e delle diverse specifiche condizioni pedoclimatiche e morfologiche – assistiti da tecnici e ricercatori (in primo luogo dall’Aiab, n.d.r.) – partecipare da protagonisti, con le loro esperienze ed i loro saperi, alle attività di ricerca del miglioramento genetico che si svolgeranno nelle loro aziende e non nelle stazioni sperimentali o nei laboratori scientifici, e i cui risultati verranno da loro stessi monitorati discussi e valutati”.
Marchio collettivo di garanzia biologica del Parco e istituzione dell’Albo dei produttori da un lato daranno certezze a consumatori, abitanti e turisti, dall’altro -grazie alla presenza costante di tecnici esperti in agricoltura biologica- i produttori saranno assistiti in modo costante nell’annata agraria.
Inoltre, promuovendo forme di cooperazione fra i produttori, questi ultimi avranno maggiore forza contrattuale nel mercato.
Secondo Furnari “la crescita del consumo critico, responsabile, etico, solidale, di chi lega i propri consumi all’ambiente, all’agricoltura familiare, all’agricoltura di inclusione sociale, all’agricoltura rispettosa dei diritti e della dignità dei lavoratori, lontana da qualsiasi forma di contaminazione illegale, alla salute e alla riscoperta di sapori e saperi tradizionali, lasciano ben sperare per l’espansione di questi mercatini biologici locali che costituiscono il principale mercato per la piccola e media azienda”.
Infine, occorre ricordare che l’iniziativa si rifà, nelle sue linee essenziali, al progetto “Bio regione Etnea” presentato da Aiab Sicilia e Agrisalus Sicilia al Parco dell’Etna agli inizi degli anni novanta.
Oggi, gli effetti della crisi colpiscono tutti i settori e sembra non esserci nessuna chance di creare occupazione e reddito in agricoltura. Per questo è ancora più significativo lo sviluppo dell’agricoltura biologica, settore nel quale la Sicilia vanta posizioni di prestigio in Italia e nel mondo.
E’ importante, dunque, proseguire per i nuovi orizzonti di senso con un’agricoltura che si sviluppi nell’ambito delle due coordinate della tutela dell’ambiente e della salute dei consumatori, segnatamente in quelle aree a ciò vocate, come il territorio del Parco dell’Etna.
Il titolo del convegno del 27: “Verso la realizzazione del ‘Bio – Distretto Aiab Etneo’: per una maggiore tutela dell’ambiente e della salute, a sostegno dell’economia locale” rappresenta un buon inizio.
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