Per non dimenticare ma soprattutto per cambiare. E’ con uno sguardo al presente che ieri a Catania, in due diverse manifestazioni, organizzate rispettivamente dall’Associazione Italiana Magistrati Minorili e Famiglie (AIMMF) e da AddioPizzo, è stato ricordato Paolo Borsellino nel ventiduesimo anniversario della strage di via d’Amelio in cui il magistrato e i giovani della sua scorta furono uccisi dalla mafia con un’autobomba.
Era emozionata Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, nell’aprire la commemorazione svoltasi nel cortile di via Franchetti, sede del Tribunale. “Per la prima volta, ha detto, questo spazio si apre alla città, per volontà dell’AIMMF e con la collaborazione di associazioni e singoli che, come volontari e come operatori, lavorano con i giovani, in particolare quelli che entrano nel circuito penale”.
Soprattutto con i minori la giustizia deve tendere alla ‘cura‘, all’accompagnamento verso una scelta coraggiosa di cambiamento, “e noi, qui tra queste mura, negli Istituti Penali Minorili, nelle comunità per minori dell’area penale, sappiamo che questa possibilità di svolta è reale, avviene” ha proseguito.
Numerosi i giovani presenti alla manifestazione, alcuni ragazzi dell’IPM di Catania e di Acireale in permesso premio, altri che vivono nelle comunità un periodo di messa alla prova, tra cui alcuni stranieri, ma anche i volontari di diverse associazioni che hanno collaborato alla preparazione dell’evento, i Salesiani che hanno prestato le sedie, i ragazzi di ‘Cooperativa Prospettiva’ che hanno pulito il cortile.
I termini ‘accoglienza’, in particolare nel momento traumatico dell’arresto e ‘cambiamento’, come occasione di svolta da offrire ai giovani che entrano nell’area penale, sono tornati nelle brevi testimonianze di Antonia Chiarenza, responsabile del Centro di Prima Accoglienza e di Silvia Vassallo della Procura per i minorenni.
Il tutto in un’atmosfera di festa, con la direzione artistica di Salvo Toscano e con la musica suonata dalla Di.Sco.Brass Ensemble, un’orchestra formata da ragazzi provenienti da più di 20 scuole della provincia di Catania, che hanno trovato la possibilità di coltivare l’interesse per la musica anche dopo la scuola media.
Sotto la direzione del maestro Giuseppe Privitera e con il sostegno dell’Ufficio Territoriale per il contrasto alla dispersione scolastica, si riuniscono settimanalmente per provare e costruiscono da sé alcuni strumenti con materiale riciclato di varia provenienza, dai tubi zingati ai cofani delle automobili. E hanno dimostrato di essere bravissimi.
Hanno suonato jazz e colonne sonore, hanno anche cantato, concludendo con una ‘antimafia song’ di Fabrizio Moro, “Pensa”. Ma la musica, bene immateriale, libero, creativo, ha di per sé- come ha ricordato Emma Seminara, giudice di sorveglianza- un carattere potenzialmente antimafioso,
Ha cantato anche Roberto Fuzio, musicista dei Lautari e cantastorie, cultore di musica popolare siciliana, che ha prestato la sua voce anche per alcuni toccanti letture tra cui l’ultima lettera, rimasta interrotta, scritta da Borsellino, nel giorno stesso della sua morte, già ricordata su Argo.
In essa, dopo aver ricostruito i motivi che lo avevano indotto ad occuparsi soprattutto di criminalità mafiosa, scriveva :”E sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”.
In chiusura il bellissimo video “Lo decide il vento”, di cui Argo ha già parlato, con il protagonista, Nino, fisicamente presente sul palco. Una storia positiva, un ulteriore messaggio di speranza, in cui hanno avuto un ruolo importante l’impegno dei volontari del Centro Koros e l’esperienza formativa della navigazione a vela, all’interno del progetto InvelataMente.
Dopo sei mesi di carcere e un anno e mezzo in comunità, Nino è rientrato in famiglia. Comincia adesso la vera scommessa di cambiamento, spetta a lui capire “quale rotta prendere”, come ha sottolineato Giuseppe Consales, regista del video.
Anche l’associazione AddioPizzo ha voluto ricordare Paolo Borsellino e la sua scorta con lo sguardo rivolto al presente, al cambiamento possibile, a quello che già avviene e può dare speranza.
A partire dalla premessa che “la memoria insegna, l’azione cambia”, nel cortile della scuola media Majorana di via Beccaria si sono susseguiti i racconti di associazioni che operano nel nostro territorio e hanno il coraggio di andare avanti nel sostegno ai più deboli, nella difesa della legalità e nella lotta alle infiltrazioni mafiose presenti nella nostra città.
Hanno parlato delle loro esperienze la responsabile del Centro Astalli, servizio del Gesuiti per i rifugiati, che accoglie i migranti, occupandosi delle richieste di asilo e offrendo corsi di alfabetizzazione, sportello legale, ambulatori medici, assistenza in carcere, e un volontario di Mani Tese che ha raccontato soprattutto l’esperienza del recupero del campetto di calcio di Monte Po, realizzata insieme ai ragazzi del quartiere, di cui Argo si è spesso occupato.
Sono seguite le testimonianze del Centro Koros, dell’associazione GAPA, dell’Oratorio Giovanni Paolo II e della Scuola “Andrea Doria” di Librino, della Casa famiglia “Giovanni XXIII” di Giarre.
Comune denominatore delle esperienze raccontate è stata la difficoltà a trovare ascolto nelle istituzioni comunali, gli ostacoli rappresentati da minacce e tentativi di boicottaggio da parte dei piccoli boss locali nonché le difficoltà iniziali nel trovare collaboratori e conquistare la fiducia dell’ambiente circostante.
A rappresentare il sindaco, l’assessore alla Cultura e alla Bellezza, Orazio Licandro, il quale si è impegnato a nome dell’Amministrazione Comunale a venire incontro alle richieste fatte dalle diverse associazioni e in particolare a fornire energia elettrica al campetto di calcio a Librino.
Anche la Magistratura ha fatto sentire la sua voce attraverso il sostituto procuratore Laudani, che ha sottolineato che l’importanza del ruolo che svolgono le associazioni che cercano di combattere la mentalità mafiosa diffusa sul territorio, in particolare nelle periferie, attraverso l’impegno in attività pratiche di pubblica utilità.
Una corona di fiori è stata deposta dai ragazzi dell’oratorio G. Paolo II davanti ai murales di via C. Beccaria che riportano le effigi dei magistrati uccisi in questi ultimi anni.
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