Mercati silenziosi, teatri popolati da erbacce, palazzi abitati solo dai fantasmi, strade vuote, industrie svuotate. Questi i soggetti della mostra fotografica “petri petri” allestita mercoledì scorso dall’associazione culturale Gammazita, divenuta circolo arci da un paio di mesi.
Le foto esposte mostrano la faccia ignorata di Catania, alcuni dei tanti spazi abbandonati o in disuso che popolano la città: il collegio dei Gesuiti, l’ex mercato ortofrutticolo, l’arena del centro popolare occupato Experia ormai chiuso, il teatro greco da qualche tempo allagato dal fiume Amenano, il teatro Eliseo, il teatro delle Arti. Le immagini ritraggono anche ruderi in via Bonaccorsi, via Sacchero, palazzi fatiscenti di San Berillo e nei pressi di porta Garibaldi.
Una foto mostra il palazzo di piazza Duca di Genova che contiene il cortile Hernandez e la scala del Vaccarini: Daniele Cavallaro, di Gammazita, ci spiega che lo stabile è abbandonato da decenni; la leggenda vuole che sia infestato dai fantasmi, “ci su i spiddi”, raccontano gli abitanti del quartiere.
Scatti che sembrano catturati in mezzo a campagne incolte documentano invece il quartiere Consolazione, nei pressi di piazza Borgo. Il quartiere prende il nome dalla storia della sua nascita: durante il terremoto del 1669 gli abitanti di Belpasso persero le proprie campagne e, per consolarli di tale perdita, il vescovo decise di cedere a loro i terreni che possedeva a nord di Catania, dove ora sorge il quartiere. Di quella antica ‘consolazione’, però, oggi non resta che l’ironia stridente con le fotografie che ne ritraggono lo stato di abbandono.
Un’altra foto è una panoramica di via Garibaldi, per ricordare l’antica vitalità di quella strada, una volta piena di negozi e attività commerciali floride. La gente arrivava anche dai comuni limitrofi per fare acquisti o passeggiare fino al Duomo. Negli anni ’90, con lo sviluppo della zona commerciale di Misterbianco, le attività economiche di via Garibaldi sono entrate in crisi e delle antiche botteghe oggi restano solo le insegne. Negli ultimi anni la strada ha iniziato a rivitalizzarsi grazie agli immigrati che la ripopolano con negozi di prodotti tipici dei loro paesi di provenienza.
Non mancano foto di piazza Asmundo, dell’ex centro commerciale Vulcania e di quel che resta del chiostro cinese nella Villa Bellini. (tutte le foto sono visualizzabili sulla pagina fb di Gammazita)
La mostra conclude il “non-concorso Catania abbandonata” lanciato da Gammazita ad aprile 2014 in risposta (non polemica) al concorso fotografico “I like Catania” indetto dal comune.
Il senso di questo ping pong fotografico vuole essere quello di non concentrare l’attenzione solo sui palazzi monumentali del centro storico o sulle vie della movida catanese, ma di soffermarsi anche sui luoghi abbandonati del centro e della periferia, in modo tale da dare un’immagine della città più completa e vicina al reale.
In effetti, grazie alle foto esposte e alle storie sui palazzi raccontate da Daniele, questi “non luoghi” sembrano prendere vita: sono accanto a noi, popolano la nostra quotidianità anche se noi sembriamo non accorgercene.
L’organizzazione dell’evento, che fa parte del Festiva del Turismo Responsabile e Ecosostenibile indetto dalla Libreria Sociale Mangiacarte, sembra proprio voler sollecitare il dibattito pubblico su questo tema e stuzzicare possibili idee su come ridare vita a questi luoghi.
A tal proposito, nell’arco della serata è stato presentato il neonato regolamento per l’affidamento di beni confiscati alla criminalità organizzata, che ha lo scopo di realizzare una procedura chiara e trasparente per le associazioni che vogliano richiedere la concessione di un bene confiscato.
Però, come spiega la portavoce dell’Officina beni confiscati di Libera a Catania, Maria Luisa Barrera, l’elenco dei soggetti che possono fare domanda esclude tutte quelle realtà associative che non sono cooperative sociali, onlus o organizzazioni di volontariato. La Libreria sociale Mangiacarte, per fare un esempio vicino a noi, ne resta esclusa.
Questa disponibilità del comune a concedere beni pubblici ad associazioni è un passo avanti rispetto al passato e allora perché non sfruttarla anche per gli immobili del comune in stato di abbandono? Il regolamento è stato pensato per i beni confiscati alla mafia, ma nulla esclude la possibilità di estenderne la validità ad altri beni comunali o pensare una formula simile per concedere alle associazioni altri immobili di proprietà del comune.
Al dibattito partecipano in pochi, ma buoni, giovani incuriositi dal regolamento e attivi a Catania. Così, la presentazione della nuova normativa diventa piuttosto una discussione informale che spazia su temi vari.
A concludere la serata uno spettacolo di giocoleria di Andrea Delirio: birilli e fuochi hanno attirato l’attenzione di passanti e ragazzi del quartiere, cosicchè la piazzetta antistante Gammazita ha preso ancora una volta vita.
Galleria foto di Elena Privitera.
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Sono contenta di andarmene alla fine della mia vacanza nel mio paese adottivo dove rispettiamo la natura, i diritti del prossimo, dove si ha scelta di lavoro e soprattutto dove non c’e’nessuna concezione che possano esistere posti come Catania.
Dea Sicula aiutami a capire… elogi più la fuga in un paese già funzionante ma non per merito tuo, l’inazione di chi non muove un dito e sa solo criticare… o la beata ignoranza che possano esistere posti come Catania? 😉 Se hai modo di viaggiare visita anche i sobborghi thailandesi e fammi sapere 😉
” elogi più la fuga in un paese già funzionante ma non per merito tuo…”
Come si direbbe dove vivo io “sometimes life calls for no shame and fast feet”.
Comunque cerco di dare anch’io il mio contributo al mio paese adottivo oltre al mio lavoro (che faccio benissimo!!), a pagare le tasse, aiuto con la conservazione della natura (fine della sviolinata).
Quello che ho detto nel mio post e’ molto duro ma e’ la verita’. Ogni volta che ritorno a Catania la trovo molto peggiorata.
Ci sarebbero tanti posti bellissimi che attirebbero i turisti ma sono trascurati o pieni di spazzatura. Il management del turismo e’ pessimo.
Dove sono i giovani (dico i giovani perche’ hanno il tempo necessario e non hanno l’assillo di mantenere una famiglia) che si preoccupano di salvaguardare la natura e che lanciano campagne sociali? Purtroppo non c’e’ una cultura “sociale” e le persone qui si farebbero i c@#$ propri se il mondo gli cadesse sulle spalle.