COMUNICATO STAMPA
Il Laboratorio Teatrale Interculturale dell’Arci Catania presenta il suo nuovo progetto dal titolo “Mi vedi?”, giorno 2 luglio alle ore 21.00 presso il G.A.P.A.
Anche quest’anno il gruppo LTI sente l’esigenza e la responsabilità politica di restituire alla cittadinanza il lavoro di un anno di laboratorio di Teatro Sociale.
Il Teatro Sociale, nato negli anni ‘90, costituisce la nuova frontiera del teatro: è una pratica performativa che promuove la costruzione di relazioni umane, essendo in parte una ripresa e in parte un rinnovamento di pratiche e teorie che presuppongono l’arte come formazione ed emancipazione delle persone.
Utilizzando le parole del teorico Guglielmo Schininà, il Teatro Sociale è, secondo il principio del “cerchio complesso”: «un processo est-etico che dall’individuo arriva, con la pluralizzazione creativa, al gruppo che, attraverso la comunicazione sociale, può trasmettere i suoi contenuti alla sfera istituzionale, in un allargamento progressivo del cerchio rituale della comunicazione teatrale».
Questo allargamento progressivo del cerchio avviene mediante tre «sistemi di comunicazione corporea»: il laboratorio, la performance e la festa rituale. Attraverso un processo di training corale, il Teatro Sociale coniuga gli aspetti relazionali con quelli artistici, avvalendosi di metodi e tecniche della Danza contact, del Teatro dell’Oppresso e della Drammaturgia di gruppo.
È un teatro per il cambiamento: facilita individui, gruppi e comunità nell’incontrare i loro bisogni, nell’indagare le ragioni del malessere sociale. È fondamentale distinguere la metodologia del Teatro Sociale da tutte le forme teatrali terapeutiche e da quelle che portano in scena soggetti svantaggiati. Il Teatro sociale non ha come fine ultimo l’annullamento delle differenze tra gli esseri umani, al contrario ha quello di rafforzare le differenze, rispettandole, e di interrogare la società partendo dalla presenza viva di queste.
La finalità è quella di fornire situazioni, processi, incontri, esperienze in cui i soggetti sperimentino l’alterità come rapporto piuttosto che come barriera, cercando di stimolare la cultura del confronto, della comprensione reciproca, per diffondere una sorta di “resistenza” morale contro l’intolleranza, gli stereotipi e i luoghi comuni presenti nella società contemporanea.