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Catania multiculturale, cronaca di un matrimonio nigeriano


Perché la diversità che è cultura, scambio e arricchimento non può che emozionare e commuovere. Vi raccontiamo la cronaca di una cerimonia della comunità nigeriana che ha coinvolto anche alcune volontarie catanesi.
L’ambiente è un sotterraneo di via Naumachia. I festoni, i palloncini, le sedie in ordine, e soprattutto le ventole al soffitto fanno dimenticare che non ci sono finestre. C’è anche un’orchestra di 6 elementi vestiti allo stesso modo, una deliziosa hostess con tanto di badge che accompagna ai posti assegnati. Per Isa è arrivato il giorno del matrimonio, il pastore in abito da cerimonia con papillon introduce lo sposo, elegantissimo, seguito da 5 paggi e 2 paggetti, tutti con inappuntabili vestiti uguali.
Molte donne indossano quelli che noi definiremmo “vestiti da gran sera”, lunghi, variopinti, ricamati. Le stoffe sono sicuramente africane, fantasie per noi inimmaginabili, inimitabili, con ricami ormai dimenticati. Qualcuna ha il copricapo africano in tinta col vestito, turbanti superbi, indescrivibili.
Gli uomini non sono tutti in giacca e papillon, tra quelli in maglietta ci sono i ragazzi appena sbarcati che sono stati ospitati lì, nella chiesa evangelica. Alcuni di loro sono stati anche rinchiusi nei C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione), ma il giudice non ha convalidato il fermo.
La musica è ritmica e trascinante, viene naturale muoversi e battere le mani. Nulla a che vedere con la composta impassibilità che adottiamo nelle nostre cerimonie analoghe.
Anche i bambini (tutti accuditi con grandissima tenerezza e quasi tutti che si rivolgono alle mamme in italiano) ballano e seguono la musica. Sono tutte preghiere ed invocazioni di benedizione sugli sposi.
Le uniche bianche, Pamela ed Elvira, sono accolte con grande affetto e presentate come “maman Centro Astalli”.

Come ogni sposa che si rispetti Isa arriva in grandissimo ritardo col velo sul viso, indossa un vestito con lo strascico, in stile impero ed è accompagnata da un cugino vestito all’africana. E’ davvero bella e molto emozionata, lei che ha trovato la forza di sorridere nelle fasi più drammatiche della sua vita passata adesso è tesa…
E’ preceduta da 5 piccole deliziose damigelle e seguita da altre 10 damigelle sue coetanee, tutte con il vestito identico. Nulla è lasciato al caso, anche i fiori tra i capelli fanno pendant. La cerimonia prevede lo scambio di promesse e la benedizione degli anelli, come per noi, ma è punteggiata da continui applausi .
Poi gli sposi si inginocchiano circondati dai familiari e recitano una preghiera solenne. Moltissimi hanno una Bibbia in mano, il pastore indica un brano e tutti lo vanno a cercare, alcuni lo recitano a memoria. Alla fine viene posizionata una cassetta e tutti sfilano per mettere il loro contributo per la chiesa, anche gli sposi, che vengono poi baciati dai presenti, come ai nostri funerali.
Nel frattempo la disposizione delle sedie degli sposi viene invertita, segno che Isa adesso ha conquistato la nuova dignità di moglie.
“Per me la cerimonia è stata un’esperienza davvero unica” ci dice Pamela “mi sono sentita parte della comunità. Una sorta di energia che mi ha attraversato l’anima… L’accoglienza ed il messaggio di benvenuto che il pastore ha riservato a noi stranieri, all’inizio della cerimonia, sono stati calorosissimi e pieni di benedizioni. Mi sono emozionata ed anche commossa”.
“Non riesco a non pensare a questi lunghi anni in cui abbiamo seguito Isa, l’abbiamo amata, accompagnata nella sua corsa a ostacoli” racconta Elvira “e mi domando cosa ne sappiamo noi del mistero della vita di questi uomini e di queste donne, della loro cultura, della crudeltà e dell’infinita bellezza della terra che li ha generati, della nostra stupida pretesa di capirli e decidere cosa sia giusto ed utile per loro”.
Adesso Isa andrà via dall’Italia, un altro paese europeo la attende, quello di cui il suo sposo nigeriano è ormai cittadino. Le esperienze terribili sono alle spalle, la malattia è stata superata, il futuro non potrà che essere migliore, come accade nelle fiabe che ogni tanto diventano realtà.


Argo

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