Complicità, gioco e “liscia”. Così Luciano Bruno, collaboratore de “I siciliani giovani”, attore per passione, ex ragazzo della periferia catanese, ha raccontato ancora una volta il suo quartiere, Librino. Ma stavolta lo ha fatto da un palcoscenico “istituzionale”, quello del Musco ovvero dello Stabile di Catania.
E a vederlo e a sbucciarsi le mani per applaudirlo c’era una sala intera, fatta di esponenti della società civile, politici, amministratori e uomini di cultura. Accorsi per esprimere solidarietà a Luciano, nel gennaio di quest’anno malmenato e derubato della macchina fotografica che gli aveva regalato la sua ragazza, proprio mentre cercava di raccontare l’abbandono e il degrado del suo quartiere. Lo stesso racconto presentato sul palcoscenico del Musco con un breve monologo, autobiografico e coinvolgente.
Lì a Librino il piccolo Luciano e i ragazzini amici suoi tentano di giocare una partita di calcio impossibile perché nel quartiere c’è la droga, le armi, il palazzo di cemento, la violenza ma non c’è un campo e non c’è tanto altro; soprattutto manca la possibilità di essere bambini e adolescenti e giovani.
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Ma la vita a Librino è anche complicità, gioco e “liscìa”. Sì, proprio quella liscìa presente anche nel corso delle prove al Gapa, quando alcuni ragazzi buttavano sassi contro la saracinesca del capannone.
Librino è meno periferia la sera della prima al Musco, dopo che la direzione e il consiglio di amministrazione dello Stabile hanno concesso l’utilizzo gratuito del teatro, l’assessore D’Agata presente a nome dell’amministrazione ha fatto intendere la sua disponibilità ad offrire spazi di socializzazione a titolo gratuito, i rappresentanti delle organizzazioni di impegno civile, con toni garbati ma fermi, hanno chiesto che vengano assegnati ai cittadini i beni confiscati alle mafie. In particolare, una casa delle associazioni, intitolata a Giambattista Scidà, dove i gruppi possano riunirsi, e un teatro dove possano provare ed esibirsi.
Nella vita di Luciano Bruno non tutto è negativo. Si commuove il ragazzo che ha raccontato sé stesso, ringraziando chi gli ha fatto una carezza, chi gli ha manifestato simpatia e affetto. Come la magistrata Marisa Acagnino, che avendo saputo dell’aggressione e del furto gli ha infilato in tasca, senza dir nulla, una nuova macchina fotografica. “ Grazie -dice Luciano- mi ha restituito gli occhi”.
A riscaldare ulteriormente la serata, splendidi brani di Mozart e Vivaldi eseguiti dall’Orchestra sinfonica giovanile Falcone-Borsellino, costituita da 8 ragazzi, che si esercitano nei locali fatiscenti di una parrocchia di Via Plebiscito, con i loro violini, viole e violoncelli.
Speriamo che all’esemplare gesto del Magistrato Acagnino, ne seguano ancora di altri magistrati che possano restituire speranza ai giovani cittadini scippati, non solo a Librino, del loro pane e del loro futuro da fatti e comportamenti amministrativi da terzo mondo.
che peccato non averlo saputo prima !
Sono molto commossa. Che bravi, avete elevato lo spirito con il vostro talento, coraggio e bravura.