Categories: Immigrazione

Migranti del Mondo, il Messico come il Mediterraneo

Sono gli Stati Uniti la loro terra promessa come per i nostri migranti lo è l’Europa. I nostri talora muoiono prima di arrivare a Lampedusa in quel mare Mediterraneo che diventa sempre più spesso una grande tomba. Gli altri per raggiungere gli Usa percorrono il Messico sulla “Bestia”, il ‘treno della morte’.
Argo si è già occupato indirettamente di questo treno, raccontando delle donne che sostengono i migranti nel loro viaggio cucinando per loro e aspettando il passaggio di questo treno per lanciare a questi giovani un po’ di cibo, di acqua, las patronas..
Provengono dai paesi del centro America, questi migranti, sono per lo più giovani, alcuni giovanissimi, anche se molti hanno già famiglia. Rischiano la vita, sanno che possono essere rimpatriati a forza o tornare a casa mutilati, senza un piede, senza gambe, ma partono lo stesso e, se sono costretti a interrompere il viaggio, riprovano.
Afferrati alle maniglie di questo treno merci, seduti sul tetto dei vagoni, non devono, non possono addormentarsi, pena una rovinosa caduta, mortale. Viaggiano per cinquemila chilometri ma il viaggio è interminabile, dura anche 30-40 giorni.
Il treno su cui salgono non è quello che li porterà a destinazione, ammesso che ci arrivino. Sono costretti più volte a scendere per paura di essere arrestati dalle guardie o uccisi dalle bande che assaltano brutalmente il convoglio per rubare ai migranti tutto quello che hanno. Anche le guardie di frontiera e i soldati tolgono loro il denaro, sia che li facciano passare sia che li blocchino.
Ecco perchè se sopravvivono è solo perchè trovano qualcuno che li aiuta, las patronas innanzi tutto, ma anche altre persone di buon cuore che offrono acqua, cibo, qualche indumento. Non tutti però sono solidali con loro. Molti li ostacolano e fanno attorno a loro terra bruciata.
Quando i migranti risalgono sul treno, il giorno successivo, l’avventura ricomincia ma la stanchezza è sempre maggiore, il corpo provato, la mente logorata, la speranza sbiadita, resta solo la determinazione. E il ricordo dei compagni perduti.
Chi è caduto dal treno o chi è stato buttato giù ha trovato in Chiapas una struttura in cui essere curato, anche a costo di una amputazione.
Quasi tutti vogliono riprovare, la ‘terra promessa’ continua ad attirarli con le sue strade asfaltate, le sue occasioni di fortuna, la prospettiva di guadagnare ‘otto dollari al giorno, qui li guadagno in una settimana’.
Ecco il video integrale, con sottotitoli in italiano. Per questi ringraziamo Clara Ferri

Argo

Recent Posts

Addio Ognina, il mare non è più di tutti

La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…

20 ore ago

Alunni con disabilità, il Comune di Catania taglia i fondi per i servizi. Le alternative possibili

In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…

3 giorni ago

Elena Basile a Catania. I conflitti attuali e la politica dei due pesi e delle due misure.

Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…

5 giorni ago

Ultime sul Ponte. Siamo proprio in buone mani!

Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…

7 giorni ago

Mimmo Lucano a Catania, i migranti da problema a risorsa

Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…

1 settimana ago

Nazra Palestine Short Film Festival, non voltiamo lo sguardo

Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…

1 settimana ago