Villa Bellini, tanti quattrini per nulla

3 mins read

Hanno ragione i componenti del comitato SOS Villa Bellini che hanno denunciato il degrado e “un depauperamento forse irreversibile” e vogliono un sopralluogo congiunto con gli amministratori e una commissione d’inchiesta. Avete attraversato di recente la villa Bellini? No? Meglio così. Avete evitato a voi stessi uno di quei dispiaceri che, per fortuna, non capitano ogni giorno.
A quanto pare anche i componenti della commissione consiliare all’ecologia del Comune di Catania che qualche settimana fa vi hanno effettuato un sopralluogo hanno provato la stessa fitta al cuore. Scrive Pinella Leocata su La Sicilia: “L’impatto è stato sconfortante, soprattutto per chi della «Villa» aveva ancora il lontano ricordo di quella che fu. Uno stupore che si è trasformato in rabbia nel dover prendere atto che il grande restauro costato più di 15 milioni ha cambiato il volto al giardino storico, a tratti deturpandolo, e ne ha compromesso, con la scelta di essenze sbagliate, anche l’aspetto botanico”.
Sì, anche le piante sono ormai l’ombra di quello che sono state: le palme sono state falcidiate dal punteruolo rosso; altre specie risentono di impianti errati, cipressi stipati in spazi angusti, rampicanti che non hanno supporti sui quali salire. E i fiori? Anche nei periodi dell’anno in cui il giardino dovrebbe traboccare di colori, gli unici fiori che possiamo vedere sono le acetoselle gialle che nascono spontanee anche ai bordi delle strade fuori città. Il verde è rappresentato da ortiche, graminacee selvatiche, malva, anch’esse tutte piante spontanee.
In molte aiuole il colore dominante è quello dei fasci neri dei tubi di irrigazione appoggiati per terra, ben visibili nel deserto della vegetazione che dovrebbero alimentare. Perchè tanti tubi? e perchè non interrati?
Un verde così povero e trascurato può essere giustificato solo parzialmente dallo sparuto numero dei gairdinieri comunali, ridotti ormai da 90 a 10 per un’area vasta 7 ettari?
Là dove è stata conservata la pavimentazione in pietra calcarea, i viali sono pieni di buche soprattutto nel lato nord della ‘Villa’, mentre sul lato sud, dove la situazione dell’acciottolato è migliore, le parti saltate sono state ‘riparate’ con una gettatina di calcestruzzo, classica toppa peggiore del buco.
In stato abbastanza buono i viali rivestiti con un massetto di calcestruzzo (una scelta sciagurata sotto il profilo estetico), che solo il martello pneumatico o il passaggio dei Tir potrebbe rompere.

Guasti e scelte già visibili, e discusse, all’indomani dell’inaugurazione, dopo il cosiddetto restauro  costato una ventina di milioni, “ideato, diretto e interpretato” dall’architetta Marina Galeazzi. A chiamarla fu il sindaco Stancanelli  per dirigere il Servizio Progettazione e Realizzazione Nuovo Verde e Arredo Urbano, con un contratto a termine. La precarietà dell’incarico non ha però, impedito alla geniale professionista di progettare, dimenticando Landolina, lo stravolgimento della villa a furia di negozi, centri commerciali, getti, zampilli, tricche tracche e castagnole, come direbbe Totò. Tentativo, per fortuna, respinto al mittente e a furor di popolo, con 15.000 firme raccolte dal solerte comitato SOS villa Bellini secondo il quale proprio il riassetto ha contribuito all’attuale degrado della struttura.
Oggi il piazzale centrale coperto di sabbia è pieno di sassi, erbacce e buche. Il pietrisco di marmo bianco ha ormai quasi del tutto abbandonato il pianoro del Chiosco della Musica dove le lampade liberty, come del resto le altre, sono quasi tutte rotte, utilizzate come bersaglio dai vandali che frequentano indisturbati il giardino in tutte le ore del giorno e della sera.
La scala cinquecentesca e il cavalcavia sono un pezzo di Bronx trasferito in Sicilia. Pare addirittura che vi si eserciti anche la prostituzione. Ovunque guasti e distruzione: panchine divelte, statue e opere danneggiate e lordate, perdite di gas. Anche pochi giorni fa nel corso di un nostro sopralluogo abbiamo trovato operai che riparavano l’impianto di gas. In totale disfacimento la collinetta che fa da pendant a quella della musica e sulla quale sorgeva la Casina cinese, distrutta da un incendio doloso e mai più ricostruita.
Il presidente della commissione consiliare all’ecologia Michele Failla, dopo il sopralluogo, non molto tempo fa, ha promesso di intervenire individuando alcuni interventi rapidi e poco costosi e presentando un ordine del giorno in Consiglio. E’ stato fatto qualcosa?
“L’ultima denuncia del Comitato SOS Giardino Bellini (con tanto di documentazione fotografica), risale all’ottobre del 2013, – dice Alfio Lisi – Chiedevamo al Sindaco, anche per conto della città, verità e giustizia sul Giardino Bellini e reale discontinuità politica rispetto all’amministrazione precedente di centro-destra e, ovviamente, l’intervento urgente dell’Amministrazione per fermare lo stato di degrado in cui versava, già dalla sua inaugurazione post-lavori (settembre 2010),  il Giardino Bellini. Ma fino ad ora nulla è stato fatto”.
E inoltre il Comitato aveva anche richiesto al Sindaco, da poco insediato, e in seguito al Consiglio Comunale, l’istituzione di una commissione d’inchiesta. Avrebbe dovuto “far luce sui danni subiti dal Giardino Bellini, in seguito ai lavori di riqualificazione  (a partire, ma l’elenco è infinito,  dallo scempio del sottopassaggio di cemento che ha stravolto e depauperato la bellezza e l’armonia della collina sud)  e sui costi di tali lavori che sarebbero maggiori di quanto previsto dalla gara d’appalto”. “Fino ad oggi- conclude Lisi- non siamo stati ascoltati”.

3 Comments

  1. Ma perché in questi casi non c’è mai nessuno che paghi, io percorro ogni giorno la villa Bellini e mi rendo conto sempre di più del furto commesso ai danni dei cittadini. Nessuna persona con un minimo di intelligenza avrebbe mai potuto fare quello scempio, a Catania hanno dovuto pagare fior di milioni ad architetti ed ingegneri per fare tanta rovina.

  2. Che tristezza ! Era x me un luogo magico fatto di tanti bei ricordi . Adesso evito di passarci x paura e una grande nostalgia !

  3. In una delle foto del servizio si nota, attorniata da “metafisici volatili metallici”, una fontanella realizzata con una raffinatissima fonte in marmo bianco riempita, ritengo inopportunamente, da una colata di cemento e mortificata nella sua originale bellezza (ho avuto la fortuna di vederla, intatta, nel sotterraneo del labirinto durante i lavori e non avrei mai pensato che potesse subire una sorte così spregevole. Del resto è la stessa città che ha “sfrattato” la PIETRA DEL MALCONSIGLIO dalla sede naturale per relegarla, anonimo masso senza storia, davanti al Castello Ursino.
    Non credo che abbiamo motivo per preoccuparci ponendoci la domanda di sempre:..”dove andremo a finire?” visto che, forse ci siamo già andati a finire .. e da tempo!

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Enti Locali