Tutto comincia dall’immagine della mamma di Sara, la bellissima Gina Messina Albergamo, morta a 48 anni quando Sara ne aveva la metà. E’ l’immagine di un’immagine, una vecchia foto ritoccata, come usava allora, a colori e con l’aggiunta di una collana e di un orecchino che sfidando le leggi della gravità, resta a mezz’aria, quasi a non voler seguire la leggiadra inclinazione del capo della donna, a contrastarne la posa. Sara la riprende, abolisce il colore, la riporta al bianco e nero iniziale che le ricorda l’immagine del corpo di sua madre, fasciato di nero, mentre attraversa le strade del paese, elegante e bella come sempre…”ma non è facile per noi eguagliare la bellezza delle dee”.
“Una fotografia di mia madre accompagna da sempre la mia vita. – dice l’autrice –
E so, perché lo so, che sono lesbica per averla sempre amata e mai tradita.
E che le donne che ho amato profumavano di lei. Il giorno dei morti a Caltagirone, presepe della mia infanzia, lei, bellissima, vestita di nero, calze scure a fasciarle le gambe, luce novembrina ad illuminare il suo dolore mediterraneo e sensuale”.
Sara sceglie di stare dalla sua parte, dalla parte della madre, donna del popolo e non da quella del padre, di famiglia alto borghese, che pure ama teneramente. “La politica scelta, – dice- il femminismo, la mia omosessualità divenuta adulta con il lesbismo, tutto nel nome della madre. Quando la sua figura scompare ai miei occhi, il desiderio diventa struggimento e, quando i rapporti amorosi finiscono, il dolore è devastante, inconsolabile. E allora irrompono la fotografia e la ricerca della bellezza, mistura cicatrizzante e misteriosa.”
Dalle immagini della madre, dunque, a quelle della Natura che si manifesta in fusti enormi e possenti, alberi smisurati; da madre Natura si passa poi alle architetture neogotiche delle porte-vagine del castello di Donnafugata, ai volti di donne-madri-sorelle del femminismo, al campo di Adelphia, ai volti delle femministe storiche di Catania. Ancora donne, anche se come manichini, ma con grandi ali “disciolte” nelle immagini riflesse dalle vetrine dei grandi magazzini; infine gli scatti più recenti, foglie e acqua, l’acqua che è madre di vita, riflessi e cerchi concentrici dati dallo zampillo della fontana di piazza Santa Maria di Gesù, dal sole e dal vento che giocano con il getto. C’è poi la solitudine dolorosa, l’angustia incolmabile, dovuta alla morte della madre o alla fine di un amore, rappresentata da quella panchina e da quel muretto, ad Erice, piatti come un elettrocardiogramma finale.
Ma la mostra FraMmenti non è solo di Sara Crescimone Messina, chè lei ha voluto altre due donne accanto a sé, la pubblicitaria/fotografa, Manuela Fisichella e l’architetta con la passione della politica femminista, Sara Fichera che ha presentato l’evento e l’autrice con un appassionato intervento.”La collezione di scatti – ha detto – apre e chiude con la natura; in bianco e nero all’inizio del percorso; oggi, invece, la natura è colorata, allegra, multipla, imprevista, varia. È come dire che nell’interim di questi ultimi 30 anni, nel corso dei quali variamente sono state scattate le foto, attraverso le relazioni e l’acquisizione di consapevolezza di sé, è successo qualcosa di irreversibile nella vita di Sara, che parla di positività, di forza, di gioia da vivere in solitudine ma anche insieme ad altre”.
Manuela Fisichella invita ad osservare, non a guardare soltanto. “Osservare, per cogliere l’essenza intima nella relazione con la madre. Con tutte le madri. Il bianco e nero, asciutto e nostalgico, si accosta severo all’immagine/colore così essenziale, qualche volta onirica. Si può varcare il confine del sogno/desiderio attraverso le immagini di Sara e, se si ha il coraggio di sporgersi oltre il parapetto del costrutto grafico, ci si può ritrovare oltre se stessi.
Note biografiche
Sara Crescimone Messina nasce a Torino ma quasi subito torna con la madre a Caltagirone, paese dei genitori. Da adulta, per un periodo vive a Genova e successivamente a Siracusa dove, insieme ad altre, nel 1980, fonda il gruppo femminista Solidarietà Donne Sibilla Aleramo. Nel 1984 con altre donne siciliane, milanesi e con due rappresentanti della Federazione giovanile evangelica italiana di Milano, costituisce il gruppo separatista lesbico Le Papesse, che si muove fra Catania e Siracusa, e che organizza nel 1985 un Campo Donna ad Adelfia. Infine approda a Catania, dove fonda, assieme ad altre e altri, l’associazione glbt Open Mind. La fotografia è da sempre una sua passione.
Foto dell’evento di Manuela Fisichella
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