Democrazia partecipata, cittadinanza attiva: a volerla raccontare ai giovani che assistono in questi giorni alle incredibili e suicide giravolte della politica ‘dei grandi’, potrebbero benissimo replicare, citando Guccini, “mi piaccion le fiabe, raccontane altre”.
Eppure ci sono altri giovani che si ostinano a credere che si tratta invece delle parole vincenti per rompere un sistema che non riesce neanche a implodere, tanto è ormai privo di energia.
Sono i giovani del progetto Catania Source, che nei mesi scorsi ha organizzato vari workshop per conoscere e imparare a usare lo Statuto comunale e le leggi che, ad esempio, hanno obbligato per la prima volta il Comune di Catania a pubblicare sul suo sito istituzionale l’elenco completo delle proprietà comunali (sono ben 567 a cui si aggiungono ventinove unità immobiliari confiscate alla mafia) completo di destinazione d’uso, assegnazione ed eventuale locazione.
Per far accadere questo piccolo miracolo è bastato che un gruppo di cittadini presentassero un’istanza a norma dell’art. 30 del DL 33 del 2013, la nuova legge sulla trasparenza che impone all’ente pubblico di rispondere entro 30 giorni.
Catania Source è un progetto finanziato dall’Unione Europea che si rivolge in particolare ai giovani (ma non solo) per accrescere la loro partecipazione alla vita della città attraverso la conoscenza e l’uso creativo degli strumenti di ‘partecipazione popolare’, offerti, ad esempio, dallo Statuto comunale di cui il Comune di Catania si è dotato: diritto di istanza, di udienza, diritto di petizione, diritto di referendum abrogativo/consultivo/propositivo, etc.
L’inizitiva era stata presentata all’inizio dello scorso ottobre dal suo ideatore, Mirko Viola, noto esponente dell’associazione Cittàinsieme, che aveva ricordato come gli istituti di partecipazione popolare siano già presenti nello Statuto comunale, approvato ormai da tre anni, pur essendo misconosciuti dai più.
Viviana Cannizzo, esperta di The Hub Sicilia -azienda che si prefigge la finalità di agevolare progetti che abbiano impatto sul territorio offrendo competenze e spazi adeguati alla collaborazione- aveva spiegato che, attraverso l’utilizzo di moderne tecniche di lavoro in gruppo, i partecipanti sarebbero stati guidati a elaborare idee e soluzioni concrete per ciascuno dei temi affrontati nel corso dei 5 incontri programmati con cadenza bisettimanale: istituti di partecipazione popolare, rifiuti e ambiente, mobilità e urbanistica, servizi sociali, migranti e accoglienza, open data e buone prassi amministrative.
Le proposte più significative emerse sarebbero state raccolte in formato digitale, per essere aperte a nuovi contributi e presentate alle Istituzioni locali: la notizia che abbiamo dato sopra ne è stato il primo esempio.
Ma sul tema degli gli istituti di partecipazione popolare, introdotto come gli altri da esperti del settore, tante altre sono state le proposte avanzate riguardanti il problema della casa, il turismo, la mobilità sui mezzi pubblici per disabili, l’istituzione di isole pedonali, i posteggiatori abusivi, la rigenerazione dei tanti luoghi abbandonati.
Il secondo laboratorio è stato dedicato ad ambiente, rifiuti e decoro urbano. Molte le idee emerse, dall’incremento della raccolta differenziata al potenziamento delle isole ecologiche, dal compostaggio di comunità all’educazione ambientale.
Sui temi del terzo laboratorio, dedicato a mobilità e urbanistica, sono state elaborate strategie per intervenire su aspetti critici come il potenziamento del BRT, il Bici Plan, il Car Sharing e il Bike Sharing, la prevenzione sismica e la rigenerazione urbana, la valorizzazione del porto e la costruzione di un’autentica relazione di Catania col suo mare.
Il quarto laboratorio è stato dedicato al delicato tema dell’immigrazione e dei servizi sociali. Dal riscatto del quartiere San Cristoforo al problema dei minori migranti non accompagnati, dal piano per l’istituzione della “Consulta dei Cittadini Migranti” ad una piano di proposte per il sostegno delle giovani famiglie, dalla lotta alla dispersione scolastica alle idee per il contrasto del lavoro minorile, questi gli aspetti concreti che sono stati oggetto di confronto.
Il laboratorio su trasparenza e buone prassi amministrative è stato arricchito dalla presenza di Carlo Brunelleschi, tra i creatori nel 2010 di decorourbano.org, una delle principali piattaforme di open government in Italia, gia’ utilizzata in 114 comuni italiani, e da oltre 20 mila cittadini. Essa dà la possibilita’ di segnalare direttamente alla pubblica amministrazione, saltando tutte le attese, le situazioni di degrado urbano tramite un’app per smartphone o semplicemente tramite web. Brunelleschi ha anche presentato la nuova piattaforma open source ‘bilancio partecipativo online’ in fase di sperimentazione a Roma.
Non è un caso che la mascotte del progetto sia un elefantino di nome Liotrux, che richiama in modo esplicito Tux, simbolo del sistema operativo Linux, il sistema operativo aperto e gratuito, massimo esempio di sapere condiviso.
Senza contare che i partecipanti hanno avuto modo di accedere allo Youthpass, una certificazione europea delle competenze sulla partecipazione popolare che potrà certamente tornare utile.
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