Barbarie. Così dobbiamo dire se vogliamo dare un nome alle vessazioni, alle violenze fisiche e psicologiche alle quali vengono sottoposti i bambini di Gerusalemme est dalla polizia israeliana. Lo denuncia un video prodotto e distribuito da Israel Social TV di cui Mediterranea, la rivista dell’Udi di Catania, propone la visione. Le testimonianze raccontano tali azioni vergognose sui piccoli, terrorizzati da arresti improvvisi, percossi brutalmente al ritorno da scuola o addirittura prelevati in piena notte, a casa loro, davanti a parenti impotenti.
I maltrattamenti continuano anche durante la detenzione. Come fossero criminali. Talora hanno solo 5 anni. Le leggi vigenti nello Stato d’Israele a protezione dell’infanzia, evidentemente, riguardano solo i bambini ebrei. Gli altri non sono tutelati.
L’opposizione dei genitori è inutile; la polizia israeliana spesso trattiene i piccoli palestinesi per ore, in stanze anguste e buie . Lì vengono sottoposti ad interrogatori, ma soprattutto intimoriti e resi consapevoli del fatto che sono soli: nessuno li può difendere, nemmeno i genitori.
Conseguenza di ciò, anche dopo il rilascio, sono disturbi di ansia, panico, incubi ed enuresi notturna, risultati scolastici negativi.
Vi riproponiamo il video dopo averlo sottotitolato in italiano per chi avesse difficoltà con la lingua inglese. La traduzione italiana è riportata anche in calce al video
Dalle classi alle celle
ELIAS INBRAM – Il fatto che Israele eserciti il controllo sui territori occupati a spese non solo degli adulti ma anche dei bambini, non è una novità. Bambini, dai 6 anni in su, che vengono strappati ai loro letti o prelevati con la forza mentre stanno andando a scuola, per essere sottoposti a interrogatori o per testimoniare.
Il seguente servizio tratta dell’arresto di bambini palestinesi con documenti di identità rilasciati dalle autorità israeliane.
[È un quadro ricorrente: bambini trascinati via dalle loro case per essere portati in sale interrogatori]
SUHAIB ALAWAR – 15 anni, trattenuto alla stazione di polizia e agli arresti domiciliari da mesi. – “La prima volta che mi hanno arrestato stavo andando a scuola. Avevo 13 anni. Dei soldati in borghese mi sono saltati addosso e hanno cominciato a picchiarmi.”
MUSLIM OUDA – 13 anni, arrestato due volte nel 2013, per un mese agli arresti domiciliari – “Mi hanno fermato mentre stavo entrando a scuola. Mi hanno colpito l’occhio, fratturandomi il cranio.”
MUATH SHALODI – agli arresti domiciliari dal settembre 2013 – “In sala interrogatori mi tenevano fermo mentre mi picchiavano. Mi hanno portato nella sala numero 4 e lì hanno cominciato a colpirmi, senza domandarmi nulla. Mi tenevano e mi picchiavano.”
[Questa è la realtà che vivono migliaia di bambini di Gerusalemme Est. Quando escono a giocare nel vicinato con gli amici, non sanno se ritorneranno a casa sani e salvi. L’anno scorso, 350 bambini della periferia di Silwan sono stati fermati dalla polizia. ]
SAHAR ABBASI – Direttrice del Centro ricreativo Madaa a Silwan – “L’età media di questi bambini diminuisce sempre di più. In alcuni casi sono stati fermati dei bambini di soli 5 anni.”
[Com’è possibile che, nonostante la legge a tutela dell’infanzia approvato dal Parlamento anni fa, i bambini vengano ancora sottoposti a interrogatori così brutali?]
SAVIONA ROTLEVI – Giudice emerito, ex vicepresidente della corte distrettuale di Tel Aviv, ex presidentessa del comitato che ha introdotto la convenzione sui diritti dell’infanzia nelle leggi israeliane – “La legge sull’infanzia viene applicata facendo una discriminazione a danno dei minori di Gerusalemme Est.”
Avv. AMER YASSIN – “Che bisogno c’è di trattenere un tredicenne alle 5 del mattino?”
[La maggior parte dei bambini viene arrestata di notte. La polizia ritiene che questo sia l’unico modo per salvaguardare la sicurezza dei propri agenti]
Avv. AMER YASSIN – rappresentante di minori – “Sfortunatamente, gran parte dei giudici si accontenta delle denunce presentate dalla polizia per esentarla dalle limitazioni imposte dalla legge.”
SAVIONA ROTLEVI – “Se un minore non viene colto sul fatto ma viene ritenuto un possibile testimone di trasgressioni di terzi, dovrebbe ricevere una convocazione. Ma solitamente viene utilizzata la scusa che i servizi postali qui a Gerusalemme Est non funzionano. Io penso che sia un dovere dello Stato garantire un servizio postale funzionante.”
MUSLIM OUDA – “Mi hanno caricato su una jeep e mi hanno colpito allo stomaco. Ho iniziato a vomitare.”
Avv. AMER YASSIN – “La maggior parte dei bambini raccontano di aver subìto dei maltrattamenti durante la detenzione.”
SAHAR ABBASI – “L’80% dichiara di aver ricevuto violenza fisica, psicologica e verbale.”
Avv. AMER YASSIN – “In alcuni casi, visitando i miei assistiti trattenuti nelle stazioni di polizia, sono rimasto sgomento alla vista degli ematomi sui loro corpi.”
SAVIONA ROTLEVI – “Alcuni bambini se la facevano addosso per la paura.”
Avv. AMER YASSIN – “Ai legali della polizia bastava obiettare che non era vero. Questi sono i casi in cui, nonostante sia un avvocato, mi sento impotente di fronte al sistema.”
[E quali conseguenze hanno questi episodi sui bambini e sui loro genitori? I lavoratori del Centro Wadi Hilwah di Silwan cercano di aiutare le famiglie di questi ragazzi. ]
SAHAR ABBASI – “Alcuni di loro necessitano di un monitoraggio medico costante dopo il loro rilascio. Molti soffrono di incubi, ansia, insonnia e bagnano il letto. Per tutti loro l’esperienza ha delle ripercussioni negative sul rendimento scolastico. Quelli a soffrirne maggiormente sono però i genitori, perché non sono in grado di proteggere i loro figli, i quali (a loro volta) si aspettano che essi siano in grado di difenderli da qualsiasi cosa.”
ANONIMO – “Lanciano bombolette di gas all’interno delle scuole, poi ci aspettano in strada per arrestarci. Per questo in molti hanno paura di andare a scuola.”
SAHAR ABBASI – “La maggior parte dei bambini viene arrestata mentre vanno o vengono dalla scuola. Perché quelle jeep li seguono?”
SAVIONA ROTLEVI – “In pratica gli arresti vengono perpetrati per instillare paura e convincere i ragazzi a cooperare.”
SAHAR ABBASI – “In questo modo si stanno solo creando un nuovo nemico, sul serio.”
[Durante le negoziazioni tra Israele e Palestina, gli israeliani hanno più volte ripetuto che, non avendo i palestinesi né cultura, né educazione alla pace, non vi era alcuna possibilità di dialogo con loro. Noi ci chiediamo se questi bambini imparino cos’è l’odio nelle loro scuole… oppure all’interno delle sale interrogatori]
ELIAS INBRAM – Un servizio postale funzionante avrebbe impedito l’arresto di questi bambini?
Mentre lavoravamo a questo servizio, abbiamo chiesto di poter intevistare l’On. Orly Levy-Abekakis, direttore del comitato per i diritti dell’infanzia, e un rappresentante del consiglio nazionale per la sicurezza dei bambini, diretto da Yitzhak Cadman.
Entrambi hanno rifiutato, sebbene i bambini residenti a Gerusalemme Est dovrebbero, in quando residenti nello Stato di Israele, beneficiare delle leggi di protezione dell’infanzia.