La notizia è stata data ieri pomeriggio dall’assessore Rosario D’Agata, nel suo intervento al convegno “Trasparenza e partecipazione, ruolo attivo dei cittadini” tenuto al Palazzo Platamone, con Gianni Notari a svolgere il ruolo di moderatore.
La revoca riguarda quindi anche la cosiddetta ‘Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo’, vale a dire l’operazione speculativa che avrebbe rischiato di stravolgere e snaturare il nostro lungomare, denunciata più volte da diverse associazioni cittadine che, proprio la scorsa settimana, avevano presentato presso l’Ufficio Protocollo del Comune una petizione per chiedere che il progetto venisse “sottoposto al controllo democratico del Consiglio comunale”.
Non meno importante è stata l’osservazione fatta, su questa revoca, da Mirko Viola di CittàInsieme che ha richiesto l’accertamento delle responsabilità amministrative e contabili su chi “ci ha messo nelle condizioni di essere commissariati e di dover pagare ingenti indennizzi alle ditte aggiudicatrici”. Non è infatti giusto che la collettiva debba addossarsi responsabilità e costi che non le appartengono.
Una notizia, quella della revocata, che ha oscurato la rivendicazione, fatta da D’Agata, di aver cominciato a fare pulizia all’interno dei propri uffici, allontanando personale ‘non immacolato’ ancor prima che intervenisse l’autorità giudiziaria.
Eppure, senza entrare nel merito degli specifici provvedimenti presi a Catania verso alcuni dipendenti, è stata ricordata nell’assemblea di ieri l’importanza della lotta alla corruzione dentro le amministrazioni, citando quanto affermato da Gherardo D’ambrosio -del pool Mani Pulite- che in un’intervista del 2008 denunciava: “Sono loro (i tecnici, quelli che lavorano negli uffici pubblici degli enti locali, dei ministeri) che preparano i contratti, i bandi delle gare d’appalto e poi mandano alla firma dell’assessore o del ministro di turno. I politici da soli non si possono corrompere“.
D’altra parte il decreto legislativo n. 33/2013 (“Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”), che stabilisce l’accessibilità totale delle informazioni e che è stato analizzato ieri da Vittorio Bertone, è figlio della legge anticorruzione 190/2012 (“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”).
Rendere trasparenti gli atti è, dall’aprile di quest’anno, un obbligo che riguarda non solo i Comuni ma tutti gli enti pubblici (ASP, Camere di commercio, ….) che dovranno pubblicare sul loro sito atti, nominativi dei titolari di incarichi, collaborazioni e consulenze, costo del personale, bandi, bilanci, beni immobili, documenti di programmazione delle opere pubbliche e persino gli schemi -non ancora approvati- di pianificazione e governo del territorio.
Per chi non ottempera sono previste sanzioni pesanti anche se, in concreto, non facilmente erogabili data la difficoltà di controllare un enorme numero di amministrazioni.
Ecco perchè diventa importante il ruolo svolto dai cittadini, chiamati a sollecitare le amministrazioni con le loro richieste pretendendo la pubblicazione di ciò che non è stato ancora reso noto. Questa legge, come ha detto Mirko Viola, è anche un incentivo alla partecipazione, che -a Catania- è garantita anche dallo Statuto Comunale che prevede tutta una serie di diritti e di possibilità di intervento.
“Gli organismi pubblici devono
Di una ‘rivoluzione di testa‘, non solo per gli amministratori ma anche per i cittadini, ha parlato Teresa Petrangolini, deputato della regione Lazio. “Se i cittadini non chiedono, ha sottolineato, le amministrazioni non si muovono”.
I documenti pubblicati devono essere di facile accesso, fruibili e utilizzabili, trasformati quindi in ‘open data’, il che comporta un notevole lavoro, al termine del quale il sito della P.A. dovrà e potrà essere valutato, mediante una ‘bussola della trasparenza‘, che -però- attualmente dà un buon punteggio a siti in cui la completezza delle informazioni è solo apparente.
Un paragone è stato fatto tra il sito del Comune di Palermo e quello del Comune di Catania, e il primo è risultato decisamente vittorioso. Solo perchè Palermo si avvale di una società di consulenza, per cui spende 10 milioni annui, ha protestato Rosario D’Agata, mentre Catania utilizza solo il suo personale.
Ma la critica al sito del Comune di Catania non è piaciuta soprattutto a Maurizio Consoli, dirigente del servizio informatico. Catania sta aggiornando il suo sito, che è ancora incompleto, ma sul vecchio sito -spiega Consoli- è possibile trovare i documenti dell’amministrazione sin dal 2008, compresi curricula e retribuzioni dei dirigenti, “una innovazione che ho pagato personalmente con il licenziamento, seguito però dal reintegro disposto dal giudice del lavoro”.
Il nostro blog ha pubblicato diversi documenti ottenuti dopo estenuanti richieste di accesso agli atti, con sgradevoli code, ritardi, difficoltà, ostacoli, intimidazioni, e oggi avremmo voluto parlarne all’assemblea di palazzo Platamone, ma tra relazioni e interventi programmati non c’è stato spazio reale per il dibattito. Cosa sarebbe accaduto se fossero stati presenti Orlando e Accorinti, due dei relatori citati nel programma ma forse non attesi nemmeno dagli organizzatori?
Altri incontri sono stati annunciati, ‘per verificare’ cosa nel frattempo sarà accaduto. E ci auguriamo che ci siano davvero, che lascino spazio al confronto e che consentano di raccontare le ‘opacità’ riscontrate (“dietro ogni opacità c’è corruzione”, ha detto Massimo Asero).
Questa legge apre indubbiamente delle possibilità di trasparenza
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Sulla trasparenza: come mai non viene pubblicato l'elenco completo dei beni conficati alla mafia? E ancora: tanto silenzio e tantissima complicità degli organizzatori e dei presenti sulla variante urbanistica Pua Catania Sud, il vero grande affaire degli anni a venire.