Si tratta, in realtà, di una piccola parte di coloro che quella mattina, in modo pacifico e non violento, provarono a difendere il diritto all’ esistenza del Centro popolare. Un Centro che per ben 17 anni aveva rappresentato nel quartiere Antico Corso un punto di riferimento, forse l’unico, in una parte della Città occupata, da un lato, da un esteso ‘ristorante a cielo aperto’ (piatto privilegiato la carne di cavallo) e, dall’altro, durante il giorno, dalle attività universitarie.
Un insediamento, quest’ultimo, che avrebbe potuto rappresentare, rispetto alla possibile riqualificazione del quartiere, un’importante opportunità e che, invece, è stato gestito a prescindere da ogni idea di integrazione e ha contribuito (aumento del costo degli affitti, traffico automobilistico insostenibile) alla progressiva espulsione dei residenti storici.
Lungo tutto il corso della sua esistenza il Centro Popolare si era caratterizzato come luogo di proposta e di elaborazione e confronto politico, all’interno di quello che, per comodità, si può definire il ‘mondo dell’antagonismo sociale’, ma anche per le specifiche battaglie e iniziative sviluppate all’interno del quartiere.
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In particolare, ricordiamo la lotta contro la speculazione edilizia (per esempio attraverso l’opposizione allo ‘sventramento’ della Purità per ricavarne aule universitarie) e per la riqualificazione dei luoghi pubblici e/o sociali presenti (deposito AMT, futura destinazione degli spazi attualmente occupati dalle strutture ospedaliere).
Altrettanto significative le iniziative concretamente messe in atto per garantire una possibile alternativa agli abitanti, proposte non come servizi ma come parte di un impegno più generale di lotta ai poteri forti e alla mafia, in una prospettiva che potremmo definire di antimafia sociale (quella di Impastato, per intenderci).
Tra queste ultime, ci piace ricordare il doposcuola per i bambini, la palestra popolare, il calcetto nell’arena.
Non stupisce, quindi, che la mattina del 30 ottobre di quattro anni fa accanto ai ‘militanti’ dell’Experia fossero accorsi tanti cittadini catanesi convinti che lo sgombero del Centro avrebbe rappresentato un impoverimento per tutti. Così è stato, e inutili sono state le tante, e partecipate, manifestazioni cittadine successive.
I manganelli delle forze dell’ordine sono riusciti, almeno sino ad oggi, a chiudere questo spazio di socialità. Che poi al danno sia seguita la beffa era messo in conto. Nessuna persona ragionevole avrebbe, infatti, potuto credere alle motivazioni ufficiali dello sgombero: recuperare quella struttura per la Città. Nonostante le promesse, infatti, oggi i locali dell’ex centro Popolare sono desolatamente chiusi, in attesa che incuria e degrado completino il loro corso.
Molti hanno espresso solidarietà agli ‘imputati’. La loro assoluzione potrebbe
Ecco l’attuale stato di degrado di quello che fu il CPO Experia
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