Dopo lo stress dei cambiamenti di programma e della lunga attesa, hanno fatto sentire le note dei loro violini e dei loro strumenti a fiato, hanno ricevuto i complimenti di Boldrini, che si è soffermata a dialogare con loro, e delle autorità presenti e un caloroso applauso da parte di tutti.
Erano lì dalle tre del pomeriggio, con temperatura e umidità quasi tropicali, le camicie bianche rigate dal sudore, i visetti puliti ad esprimere l’emozione ma anche la soddisfazione di chi fa qualcosa di importante. E la loro presenza era davvero importante se è vero che, come la presidente ha poi ribadito, l’incontro di ieri pomeriggio è stato voluto e pensato come un’occasione per conoscere le realtà disagiate della città, per ascoltarne la voce e riportarne in sede parlamentare le esigenze.
Proprio questi ragazzini, anche quelli che ieri pomeriggio non hanno suonato perchè stanno ancora imparando, sono infatti la testimonianza di un possibile riscatto per chi vive in una situazione di deprivazione sociale. Sono ragazzi per i quali lo studio degli strumenti e della musica può rappresentare un cambiamento importante “nella gestione del tempo, nella nascita di nuovi interessi e di un nuovo linguaggio”.
Lo ha ricordato nel suo intervento il parroco della chiesa di San Cristoforo, Ezio Coco, che ospita nei locali della parrocchia le lezioni organizzate dalla fondazione La Città Invisibile, a cui si deve la costituzione e la cura dell’orchestra.
Una parrocchia che accoglie, dunque, nonostante i problemi derivanti dai locali inagibili, una parrocchia disponibe anche ad attività diverse da quelle tradizionali della catechesi, ripensata comunque per poter parlare ai bambini e agli adulti di questo quartiere difficile, citato nelle cronache soprattutto per la presenza della criminalità organizzata, lo spaccio di droga, la devianza minorile.
Lo ha chiesto polemicamente Salvo La Mendola a nome del GAPA, associazione che opera da tempo a San Cristoforo denunciando la presenza della mafia, l’assenza dello Stato e l’indifferenza delle amministrazioni che nel quartiere costruiscono piazze e impianti di illuminazione per poi abbandonarli al degrado e lasciarli senza manutenzione.
Ieri, alla Dusmet-Doria non ha risuonato solo la voce di San Cristoforo ma anche quella di san Berillo, attraverso Francesco Grasso in rappresentanza del ‘Comitato cittadini attivi’, quella delle donne per bocca di Anna Di Salvo de La Città Felice e quella delle vittime di tratta e di altri soprusi, di cui ha parlato Valentina Mantello dell’associazione Penelope.
E poi la scuola, la scuola con le sue esigenze da anni ignorate dalla politica che ne ha fatto oggetto di tagli che proprio in questi quartieri marginali hanno conseguenze disastrose. A causa di queste ‘decurtazioni’, le scuole hanno dovuto ridurre il tempo prolungato e le attività extra-currriculari, vale e dire le occasioni per coinvolgere i ragazzi in esperienze creative ed educative, sottraendoli alla strada e alla tentazione dell’illegalità. Lo hanno sottolineato il dirigente della scuola ospitante, Enzo Costanzo, e una docente, Barbara Messina, che da venticinque anni insegna in questo quartiere e ben ne conosce i problemi.
“Le opportunità offerte dalla scuola, oltre che il più efficace strumento per combattere la dispersione scolastica, sono spesso, in questi contesti deprivati, uniche e irripetibili” ha ricordato “occasioni che nessun altro offrirà a questi bambini”.
Saranno solo belle parole quelle pronunciate dal sindaco Bianco e dalla presidente Boldrini a proposito della centralità dell’istruzione nel programma dell’amministrazione comunale e del governo nazionale?
Ci auguriamo di no e aspettiamo l’uno e l’altra alla prova dei fatti perchè il sistema di alleanze che entrambi hanno alle spalle non rassicura affatto.
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Belli questi bambini, indifferentemente rossi e neri...
Buon lavoro
Già!...bell'articolo e...SPERIAMO!!!!
(siamo sicuramente bravi e perseveranti in questo,dato che é l'unica cosa che ci resta!)
perchè non avete portato la Boldrini a Piazza Europa? Avrebbe potuto visitare i locali delle fognature ricavate nel sottosuolo. Una voce di quella fatta avrebbe potuto dare lustro alle lotte condotte dalle associazioni ambientaliste catanesi anche se non proprio tutte.