“I bambini sono la cosa più importante nella vita di un adulto, ma se l’adulto fa di essi il senso della propria vita sono proprio i bambini a riceverne un danno” è stata una delle tante riflessioni emerse nel corso del seminario “La Responsabilità del Legame” organizzato a Catania lo scorso 4 ottobre dalla sezione locale dell’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e la Famiglia”.
L’evento (oltre ogni aspettativa) ha fatto registrare la presenza di circa 500 operatori che si occupano, a vario titolo, di minori, a testimonianza della delicatezza del tema trattato e dell’interesse suscitato, anche in connessione con il quotidiano impegno delle varie agenzie territoriali: Tribunale per i minorenni, Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni, Servizi sociali e sanitari, Istituto penale per i minorenni, Comunità alloggio, Case-famiglia, ecc.).
I due relatori principali, Luigi Fadiga, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza nella Regione Emilia Romagna, e Eugenia Scabini, Presidente del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica di Milano, hanno catturato l’attenzione dei presenti con interessanti spunti di riflessione.
Luigi Fadiga ha posto l’attenzione sugli aspetti normativi e sulla loro evoluzione, sottolineando la grande responsabilità che ha il giudice minorile nell’interrompere e nel creare legami, attraverso l’allontanamento, l’affido, l’adozione e il collocamento del minore.
Ha poi esposto alcuni casi emblematici, a partire dal cambiamento del nome imposto dai genitori adottivi ai bambini adottati, sintomo di una volontà di possesso nei confronti del figlio e del non rispetto delle sue origini.
Ha raccontato il caso di un bambino non riconosciuto alla nascita, collocato in famiglia adottiva perché la madre aveva chiesto di non occuparsene, e successivamente – a seguito di un ripensamento di quest’ultima – riaffidato alla madre, sulla base di una sentenza della Corte europea, quando già il minore si trovava da tempo presso la famiglia adottiva.
Ha trattato anche il caso degli affidamenti di fatto trasformati in affidi preadottivi.
Fadiga, in conclusione, si è soffermato sulle ipotesi di modifica delle funzioni dei Tribunali per i minorenni, dove è significativo che ad occuparsi di minori verosimilmente saranno individuate sezioni specializzate per la famiglia (nelle quali scompare anche il termine “minori”), che di specializzato avranno ben poco visto che saranno estromessi dal collegio giudicante gli attuali giudici onorari esperti di varie discipline (psicologi, assistenti sociali, neuropsichiatri, sociologi, educatori).
Eugenia Scabini ha parlato dei legami di ogni individuo fin dalla nascita e di come questi influenzeranno tutte le sue scelte future. Ogni bambino interiorizza i legami che ha con ognuno dei due genitori e con la famiglia allargata, ma interiorizza anche il rapporto che vi è fra i genitori: “La famiglia è il luogo degli affetti più profondi e delle responsabilità più stringenti”.
Per i casi di affido, ha posto l’attenzione sulla importanza di scegliere non tanto il genitore migliore, ma quello che consente l’accesso all’altro, il genitore che non distrugge l’immagine dell’altro genitore agli occhi del bambino.
Infine, ha sottolineato il rischio del possesso: “non basta l’affetto per essere genitore .. un genitore deve essere affidabile .. una famiglia deve dare la vita (mettere al mondo), dare la cura e lasciare andare .. la famiglia è ciò che rende l’umano umano .. l’infanzia è ferita tutte le volte che gli adulti non sanno rispondere di sé”.
Interessanti i successivi interventi programmati di magistrati, avvocati e operatori, in cui è stato posto l’accento su:
• la responsabilità della famiglia adottiva nel rispettare i legami precedenti e gestire la ricerca delle origini che il minore vorrà fare;
• la consapevolezza che la consanguineità non è presupposto di legami nè garanzia di legami positivi, di vero attaccamento, anche se il legame biologico ha una sua importanza per dare certezza delle proprie origini;
• l’importanza della figura del tutore come difensore dei legami e la difficoltà che il tutore ha nel gestire la manipolazione degli adulti e nel non ridurre il suo ruolo a consulente burocratico;
• la necessità di trovare strategie, nei casi di genitori detenuti, per non far crescere i bambini dietro le sbarre;
• la responsabilità del concepimento e la necessità di una formazione più adeguata per le coppie che vogliano adottare.
Per tutta la durata del seminario, l’atmosfera è stata emotivamente coinvolgente e di reale scambio, nel rispetto di funzioni e ruoli diversi, tutti comunque orientati a privilegiare l’interesse supremo del minore. Non sono mancati inviti a continuare
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