Agenzia beni confiscati, ma nessuno sapeva chi fosse Cammarata?

Chi l’ha nominato è più realista del re, pardon più cammaratiano di Cammarata. Si perché l’ex sindaco di Palermo ha rinunciato all’incarico prestigioso, sia pure senza portafoglio, all’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia mentre chi l’ha nominato, il direttore dell’Agenzia Giuseppe Caruso, pare non abbia esitato ad accettare la domanda dell’ex sindaco pidiellino.
Dopo le contestazioni e le polemiche che hanno accompagnato il conferimento dell’incarico, Cammarata ha però rinunciato: “Le stesse ragioni che mi hanno portato a chiedere il Comando presso l’Agenzia dei beni confiscati alla mafia mi inducono oggi a fare un passo indietro“. “Il rispetto e la considerazione per il ruolo che l’Agenzia e’ chiamata a svolgere, e che mi avevano convinto a questo impegno senza incarichi direttivi di sorta o gratifiche economiche aggiuntive rispetto al mio stipendio di docente, mi inducono oggi a considerare necessaria una scelta diversa”.
Ma come mai ci sono volute le critiche e le accuse di politici e associazioni per determinare il passo indietro dello stesso nominato? Nessuno, nemmeno il capo dell’Agenzia, sapeva chi fosse il firmatario delle richiesta quando sarebbe bastato consultare una qualsiasi enciclopedia elettronica per sapere di chi si stava parlando?
Da lì avrebbe appreso che, dopo aver tediosamente occupato la poltrona di sindaco di Palermo per quasi due mandati, oltre che per i magnifici e sfolgoranti successi amministrativi conseguiti, nel 2012 si era dovuto dimettere anticipatamente perché finito, con variegati capi di imputazione, sotto il mirino di diversi magistrati (sempre loro, i persecutori!).
Come premio di consolazione e a pieno riconoscimento dei suoi meriti amministrativi e scientifici (è stato anche docente di diritto dell’informazione e della comunicazione e di teoria e tecnica della promozione di immagine [sic!] all’Università degli Studi di Palermo) subito dopo le dimissioni era già stato nominato consulente del Senato per la redazione di un disegno di legge sulla spending review. Chi più esperto di lui?
Ultimamente, appena sei mesi addietro, è stato condannato a tre anni di reclusione e a 5 di sospensione dai pubblici uffici -ma solo in primo grado, per carità!- per aver ‘decentrato’ un giardiniere della municipalizzata palermitana Gesip alla cura dei gerani che abbellivano la barca di famiglia ancorata al porticciolo dell’Acquasanta.
Ora, va bene che in questo fantasioso paese, se non hai almeno una condanna di primo grado (ubi maior, …) ormai non puoi fare neanche il bidello di una scuola pluriclasse di montagna, ma -benedetto Iddio, ha esclamato il signor Pappalardo, assiduo frequentatore del bar Sport- con quale faccia il prefetto Caruso può affermare -come è stato riportato da molti organi di stampa- di aver accolto la domanda del sullodato come avrebbe fatto “per qualsiasi dipendente della pubblica amministrazione. Siamo in grave carenza di organico, come ho detto più volte. Qui nessuno vuole venire perché non ci sono incentivi economici o di carriera, quindi la domanda di Cammarata è stata ben accetta. Inoltre, tutti gli oneri sono a carico dell’amministrazione di provenienza, quindi per noi è un’operazione a costo zero”.
Non per il Ministero dell’istruzione -aggiungiamo noi- cioè per le tasche dei cittadini, da cui pare che, come insegnante di scuola superiore, dipenda il Nostro e dal quale avrebbe comunque continuato ad essere pagato.

Argo

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