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L’operazione, realizzata grazie alla collaborazione fra diversi organi di polizia, anche di differenti nazionalità, ed eseguita in acque internazionali applicando un’apposita Convenzione rivolta alla repressione di crimini transnazionali, dimostra che una positiva volontà di contrasto ai gruppi criminali che speculano sulle vite umane, se sostenuta da un uso razionale delle risorse e da un’adeguata legislazione, riesce a colpire con efficacia e tempestività.
Rimangono tuttavia aperte alcune domande: un business di così grandi dimensioni, gestito da organizzazioni criminali transnazionali, può essere bloccato da interventi come questi? L’Italia e l’Europa tutta non dovrebbero piuttosto aprire -come richiesto da più parti- un ‘corridoio umanitario‘ per i migranti che fuggono da situazioni durissime, di guerra e di povertà, considerandoli non ‘clandestini’ ma potenziali richiedenti asilo?
Ecco il Comunicato della Procura
PROCURA DISTRETTUALE DELLA REPUBBLICA
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
PRESSO IL TRIBUNALE DI CATANIA
COMUNICATO STAMPA
La Guardia di Finanza, su provvedimento emesso d’urgenza da questa Procura Distrettuale, ha sequestrato un’imbarcazione di 30 metri utilizzata come “nave madre” impiegata nel traffico di clandestini.
Il provvedimento si inserisce nelle attività di indagine relative al tragico sbarco del decorso 10 agosto, che portò alla morte di sei migranti. Le complesse attività investigative, coordinate dalla Procura, sono state effettuate dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, oltre che dalla Guardia di Finanza. La Guardia Costiera di Catania ha fornito anch’essa un rilevante contributo.
Si tratta del primo sequestro effettuato in acque internazionali anche in applicazione delle Convenzioni internazionali in materia di diritto di Alto Mare e sul crimine transnazionale, riguardanti anche la potestà di fermare ed ispezionare una nave priva di nazionalità – o assimilata – sospettata di essere coinvolta nel traffico di migranti.
Sono stati utilizzati elementi di prova relativi all’impiego della nave quale mezzo per il trasferimento dei migranti clandestini, nel contesto di un’associazione operante in Italia e in Egitto.
L’operazione è iniziata nel pomeriggio di ieri a 107 miglia sud di Capo Passero (SR) quando il pattugliatore rumeno impiegato nel dispositivo internazionale coordinato dall’Agenzia Europea “Frontex” ha avvistato l’imbarcazione “madre” carica di persone e con al traino un’unità “figlia” più piccola.
Sono immediatamente usciti i mezzi aeronavali di FRONTEX che, dopo aver assistito a distanza al trasbordo dei clandestini sull’imbarcazione a rimorchio, sono intervenuti per soccorrere i 199 migranti e catturare la nave madre che, nel frattempo, aveva invertito la rotta per darsi alla fuga.
Le unità Rumene e della Guardia di Finanza, operanti sotto l’egida del FRONTEX, avvalendosi di unità di supporto aeree, hanno proceduto all’abbordaggio in acque internazionali della predetta nave priva di bandiera, eseguendo il decreto di sequestro preventivo emesso da questa A.G.. Un’unità della Guardia di Finanza, con a rimorchio quella sottoposta a sequestro, si dirige verso il porto di Catania, con arrivo previsto nella mattinata di oggi.
I migranti, 199 persone, di cui 85 uomini, 50 donne e 64 minori di dichiarata nazionalità siriana, sono stati trasbordati su un altro guardacoste della Guardia di Finanza e su un’unità della Capitaneria di Porto, nel frattempo attivata per concorrere ai soccorsi. Le unità navali si sono dirette verso il Porto di Siracusa ove sono giunte alle 22,30 di ieri sera.
Le indagini proseguono in collaborazione con la Procura della Repubblica di Siracusa.
Il “modus operandi” adottato per eludere i controlli ed impedire azioni di contrasto, nelle ultime settimane aveva consentito alle organizzazioni transnazionali operanti sia in Egitto che in Italia di porre in essere più condotte di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La D.D.A. ha dato applicazione alle predette Convenzioni internazionali considerando che il reato, alla luce delle risultanze investigative, è commesso anche nel territorio dello Stato poiché in esso era programmato l’ingresso e la facilitazione della condotta incriminata e perché all’interno del nostro territorio opera l’organizzazione transnazionale.
Si tratta di un’operazione di contrasto all’immigrazione clandestina – condotta da unità interforze e quindi con il determinante apporto delle investigazioni della Polizia di Stato – efficacemente portata a termine dalla Guardia di Finanza grazie al suo comparto aeronavale, che permette di coniugare attività di presidio del mare con quelle di polizia giudiziaria e di soccorso.
Catania, 12.09.2013
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Da non trascurare il fatto che il sequestro del peschereccio 'madre' colpisce l'organizzazione criminale anche sul piano economico. Intacca il suo 'capitale'.
In virtù delle leggi esistenti i procacciatori di “immigrazione clandestina” sono rei.
I soggetti della “mercanzia”, denominato “traffico umano”, sono uomini, donne e bambini che nella stragrandissima maggioranza, pagando, hanno cercato di salvaguardare il bene più prezioso: la propria vita e quella dei loro cari. Provengono da paesi dove sono in corso guerre, conflitti armati o situazioni di atroce sofferenza. In questa fase, in gran numero provengono dalla Siria, paese martoriato.
Di fatto sono profughi, rifugiati. Il diritto all’asilo è espressamente garantito, oltre che dalle norme internazionali, dalla nostra Costituzione. L’art. 10 recita testualmente: “ Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantire dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.
Perché i profughi, pur di sfuggire alla loro atroce sorte, pagano i “trasportatori”? La risposta è semplice. Non esistono altre maniere di carattere istituzionale, nazionali ed internazionali.
Nel caso siriano, ma non solo, poiché i rifugiati provengono da diversi altre aree di guerra e di sopraffazione, come ben noto, i profughi, oltre due milioni, per sfuggire alla morte, si sono riversati nei paesi limitrofi: Giordania, Turchia, Libano, Iraq. Vivono in condizioni di assoluto disprezzo umano.
Altri, avendo parenti sparsi in Europa, hanno tentato il viaggio della speranza verso il continente europeo e l’Italia. Si sono affidati a soggetti privati che, evidentemente, non essendo la Croce Rossa o altro Ente pubblico assistenziale, vogliono soldo.
L’Italia ( ed altri Paesi) cosa fa/ fanno per garantire il diritto d’asilo a questi “reietti”? Son stati organizzati “corridoi umanitari”? Sono stati messi a disposizione supporti legali di trasporto? NO! Non è stato fatto nulla, assolutamente nulla. Tutti, o quasi, piangono per questa triste sorte. Ma niente si fa! E’ proprio il pianto del cosiddetto coccodrillo.
Eppure sono umani, in procinto di essere massacrati. Il DIRITTO ALL’ASILO, oltre che essere recitato, deve essere supportato dagli strumenti idonei che possono realizzarlo, giusto, tra l’altro, per impedire il “traffico umano”.
Durante la fase dello sterminio dei “diversi”, cittadini ebrei in testa, da parte dei nazifascisti, nel periodo più buio, dalla fine del 1943, parecchi italiani, in particolare cittadini ebrei, pagarono, fior di soldi ed altro , agli “accompagnatori” per cercare di lasciare il territorio italiano, specie al confine con la Svizzera. Per passare clandestinamente i varchi che solo gli “accompagnatori” della zona conoscevano.
E’ drammaticamente triste constatare che le tragedie della Storia recente non hanno insegnato nulla per realizzare l’accoglienza dei disperati.