Occupati i comuni di Niscemi, Caltagirone, Ragusa, Piazza Armerina, dopo il clamoroso via libera di Crocetta al MUOS la protesta non si ferma. A fare il punto della situazione, ospiti della sede dei Cobas Scuola di Catania, Alfonso Distefano (del Coordinamento regionale No Muos), Nino Romeo (uno degli artisti che supportano il movimento) e Sebastiano Papandrea, avvocato, che ha fatto ‘il punto’ sulla complessa situazione giuridica, giudicando le scelte della Regione Siciliana scorrette da un punto di vista giuridico, oltre che politico.
Il TAR, infatti, il 9 luglio aveva dato torto al Ministero della Difesa ribadendo, come afferma l’avvocato, “la vigenza del principio di precauzione, in base al quale l’impianto MUOS non poteva essere installato fino a quando non ci sarebbe stata la certezza assoluta della sua non nocività”.
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Un giudizio, quest’ultimo, che teneva conto dei risultati della relazione finale del professor D’Amore de La Sapienza di Roma, nominato come verificatore dallo stesso TAR, che afferma che gli studi su cui sono basate la autorizzazioni all’installazione del MUOS sono incompleti e privi di rigore.
Crocetta ha motivato la rinuncia sulla base delle valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, un istituto che non si può definire neutrale poiché fa capo al Ministero della Salute (come conferma la dura polemica che accompagnò, agli inizi del 2013, la nomina di Fabrizio Oleari, da parte dell’ex presidente del Consiglio Mario Monti, alla guida dell’ISS).
Lo stesso parere espresso dall’Istituto, peraltro contestato dagli esperti della Regione che hanno collaborato all’inchiesta, evidenzia, come ricorda Papandrea, “che non sono ben conosciuti gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico nel lungo periodo e non si conoscono gli effetti dell’interazione fra inquinamento elettromagnetico ed inquinamento acustico”.
Il che rende incomprensibile, quantomeno rispetto all’andamento giuridico del procedimento, la scelta di Crocetta. Appare priva di fondamento anche la paura, pubblicamente espressa dal Presidente, di dover pagare una penale di 18 milioni di dollari, in quanto non esiste nessun accordo che prevede una penale in caso di sospensione dei lavori.
Fortunatamente, l’iter giudiziario non è concluso, rimane infatti pendente avanti il Tar di Palermo il ricorso presentato dal Comune di Niscemi nel 2011. La battaglia non è, però, solo giuridica.
Attraverso una capillare opera di informazione, il boicottaggio davanti ai cancelli della base (ricordiamo che si tratta di una base USA e non della NATO) e uno sciopero generale che ha coinvolto tutta la comunità niscemese migliaia di siciliani continuano a chiedere una doverosa marcia indietro.
Innanzitutto, per garantire il diritto alla salute, che peraltro in questa parte della Sicilia è stato abbondantemente messo in discussione dall’inquinamento prodotto dal petrolchimico, ma anche per difendere il territorio (l’ampliamento della base è possibile grazie alla contemporanea distruzione della sughereta di Niscemi, sito di interesse comunitario) e, soprattutto, per non trasformare ulteriormente la Sicilia in un intollerabile avamposto militare.
Come ricorda Antonio Mazzeo, “Il MUOS è un sistema di onde elettromagnetiche per oscurare e boicottare gli apparati elettronici delle postazioni avversarie. E’ un sistema adottato dalle forze armate degli Stati Uniti d’America, perché possano affermare la propria superiorità universale, tramite una rete di mega-antenne e satelliti per telecomunicazioni ad alta velocità, affinché sull’infinito domini l’oscurità della violenza, della guerra, della morte.
Il MUOS è un sistema atto a propagare, dilatare, moltiplicare gli ordini di attacco militare di tipo convenzionale, chimico, batteriologico e nucleare, per bombardamenti
All’interno della seconda settimana di mobilitazione promossa dal Coordinamento regionale dei Comitati NoMuos, ricordiamo due appuntamenti:
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