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Catania, porte chiuse al Liceo per un diversamente abile

Handicappato non si dice più, è stato sostituito da diversamente abile. Purtroppo, però, non basta cambiare le parole per modificare i comportamenti. Anna La Rosa, madre di un disabile con problemi motori, ma senza alcun deficit cognitivo, ha sperimentato, a Catania, quanta distanza corre fra enunciati e realtà. Lo racconta in una lettera apparsa nella rubrica di Corrado Augias su Repubblica.
Il figlio, conseguito il diploma di scuola  media, vuole, giustamente, proseguire gli studi (ricordiamo, peraltro, che si tratta comunque di scuola dell’obbligo) ma “dopo aver presentato domanda d’iscrizione in varie scuole, ho ricevuto sempre il consiglio paternalistico di ritirare la domanda poiché, a detta dei dirigenti scolastici, mio figlio si sarebbe trovato di fronte a problemi insormontabili, dovuti all’impreparazione della scuola ad affrontare situazioni come la sua, all’inadeguatezza o all’inesperienza del corpo docente”.
Invece di riflettere sull’assurdità (per usare un eufemismo) di un tale consiglio, gli operatori scolastici coinvolti hanno spiegato alla signora che questa proposta era formulata esclusivamente nell’interesse del discente e del suo nucleo familiare.
In sostanza, per un diversamente abile è meglio non proseguire gli studi, per non turbare “il clima” delle istituzioni scolastiche. Di fronte a tutto ciò, si può, si deve, essere indignati, non si può essere sorpresi.
Da tempo, infatti, in nome del risparmio (che grava sempre sulle fasce sociali più deboli) il diritto al sostegno, che aveva fatto della scuola italiana un’istituzione di avanguardia, è sempre meno garantito: meno insegnanti, meno ore di compresenza. La signora La Rosa indica gli Istituti con i quali ha avuto a che fare: “la scuola media Pluchinotta di Sant’Agata li Battiati (tre anni fa), uno dei più prestigiosi licei scientifici di Catania (quest’anno) e il Liceo Artistico statale M. M. Lazzaro di Catania”.
In quest’ultimo Istituto, prosegue la sinora, “la vicepreside e il responsabile al sostegno mi hanno indotto a ritirare la domanda d’iscrizione adducendo ‘valide’ argomentazioni quali: ‘l’Arte non è una disciplina nella quale ognuno ha la possibilità di esprimersi liberamente’, demolendo così la mia ingenua certezza che attraverso l’espressione artistica si potesse superare ogni barriera di rigidi canoni disciplinari e soprattutto mentali”.
Ci piacerebbe sapere qual è il prestigioso Liceo e, soprattutto, ascoltare le versioni degli altri protagonisti, a patto, però, che nessuno dica “si è trattato di un malinteso”. Il fatto è troppo grave perché si debba assistere a ‘balletti e contorsioni verbali’.
Ed è importante che non cada nel dimenticatoio. Un impegno, quest’ultimo, assunto, tra gli altri, da Katia Perna (dell’Area programmatica Lavoro e Società della CGIL), che sottolinea incongruenze e contraddizioni della scuola italiana.
Da un lato, attraverso i BES  (bisogni educativi speciali), si vorrebbe sviluppare una politica di inclusione, individualizzando la programmazione didattica; dall’altro, accadono episodi come quelli appena descritti. Forse, però, sottolinea la Perna, si tratta di contraddizioni solo apparenti.
Anche rispetto ai BES, infatti, si è di fronte a una giusta esigenza organizzata in maniera impropria, visto che tutto il peso ricade sostanzialmente sui docenti, che evidentemente non possono trasformarsi ‘per miracolo’ in operatori sociali.
Per questo, e perché la scuola, secondo la nostra Costituzione, non è un servizio ma un diritto, il figlio della signora La Rosa l’anno prossimo deve poter frequentare la scuola secondaria superiore catanese che, liberamente, ha scelto.

Argo

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  • Nonostante il progresso tecnico e scientifico "sei ancora quello della pietra e della fionda uomo del m io tempo"

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