Storia di Karimi, rifugiato afgano

Ha indossato gli abiti tradizionali per raccontare la sua storia di migrante e di rifugiato e ha commosso tutti quando la sua voce si è spezzata per l’emozione. E’ accaduto nel corso dell’incontro organizzato dal Centro Astalli insieme alla Parrocchia del Crocifisso dei miracoli e con il Patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite.
L’incontro è avvenuto in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che quest’anno ha il titolo emblematico “Il mare unisce, la terra non divida”.
Karimi è afgano, non ha ancora trenta anni, è in Italia da quattro, due dei quali a Catania. E’ partito dal suo paese per sfuggire alla continua minaccia di arruolamento forzato da parte dei Talebani che ricattavano così la sua famiglia facendosi consegnare continuamente del denaro. Questo esborso di soldi ha messo in ginocchio il padre, che aveva una piccola attività, e reso sempre più vicina e possibile la traduzione forzata sulle montagne.
Gli ultimi soldi sono stati spesi per farlo partire, un lungo viaggio durato anni attraverso Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, lavorando per guadagnare qualche soldo e ricevendo occasionalmente aiuto economico dai familiari.
Da profugo ha vissuto l’emarginazione e la violenza, fisica e psicologica, è stato umiliato, insultato, colpito in viso fino a perdere quasi tutti i denti anteriori. Da Patrasso è arrivato in Italia con una nave, da passeggero clandestino nascosto sotto un Tir. Ha pagato per questo viaggio terribile, ha utilizzato un sistema collaudato che sfrutta il bisogno di fuga da situazioni insostenibili.
In Italia ha cercato subito il Centro Astalli di Roma, ne ha avuto sostegno, ha ottenuto la protezione umanitaria e poi lo status di rifugiato. Si è spostato in altre regioni, sempre lavorando, a Catania ha fatto il badante ad un anziano e, adesso che il suo ‘paziente’ non c’è più, cerca un altro lavoro.
E’ un giovane mite, affidabile e non sarà difficile per lui trovare un altro anziano da assistere. Rimane però, nel suo cuore, il desiderio di mettere su un’attività propria che gli permetta di ritrovare anche una sorta di dignità perduta, quella di piccolo ‘imprenditore’, come suo padre.
Per trovare il nuovo lavoro farà ancora riferimento al Centro Astalli, questa volta di Catania, al cui ‘sportello lavoro‘ arrivano molte richieste e molte offerte di occupazione. Questa è solo una delle tante attività che si svolgono presso il Centro, in via Tezzano, dal servizio docce agli ambulatori medici e legali fino alla scuola di italiano per adulti e piccini.
Il tutto gestito da volontari che hanno scelto di costruire ponti e non barriere verso gli stranieri immigrati, giunti in Italia tra sofferenze e umiliazioni, nella speranza – che tocca a noi non rendere vana- di trovare finalmente un po’ di serenità.

Nel corso dell’incontro si è esibito il Coro polifonico “Libere dissonanze”, diretto da Bruna D’Amico.

Argo

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