Oltre mille migranti sbarcati negli ultimi giorni in Sicilia, un numero imprecisato quelli che non hanno toccato terra, rimasti per sempre nel Mediterraneo, vero e proprio cimitero marino.
Eppure, finita l’emergenza Lampedusa, tutto questo non fa notizia. Come non si parla più, nonostante le numerose proteste, del CARA di Mineo.
Proteste, quelle di questi ultimi giorni, che hanno visti protagonisti coloro che, avendo ottenuto il permesso di soggiorno, hanno urgenza di partire e non possono aspettare i tempi lunghi necessari per ottenere il bonus di 500 euro.
Messi di fronte all’alternativa di partire subito rinunciando ai soldi (è richiesta addirittura una rinuncia scritta), o di rimanere ancora nella struttura in attesa dei soldi, si sono ribellati a questo meccanismo che comporta, tra l’altro, uno spreco di risorse pubbliche.
Ricordiamo, infatti, che chi gestisce il centro riceve una retta quotidiana per ogni migrante presente.
Un centro, il CARA, che assomiglia sempre più a una moderna prigione-ghetto per migranti e richiedenti asilo, che fuggono dai loro Paesi anche a causa dei cosiddetti interventi umanitari e delle cosiddette missioni di pace, che piuttosto moltiplicano dolore e sofferenza.
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Nella struttura del calatino, che potrebbe ospitareal massimo 2.000 persone, vivono oggi più di 3.000 migranti. Ai tempi lunghissimi per l’esame delle domande (c’è chi attende sino a due anni), all’ isolamento sociale (il centro abitato più vicino dista 10 Km), si aggiunge quindi un sovraffollamento che supera di gran lunga quello degli anni scorsi.
In cambio, alla ditta privata Pizzarotti, proprietaria della struttura, è garantito un affitto di 6 milioni di euro l’anno.
Con molto meno si potrebbero finanziare i cosiddetti Progetti SPRAR (Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che garantiscono, grazie al controllo degli enti locali, interventi di accoglienza mirata che, andando ben oltre l’offerta di vitto e alloggio, promuovono percorsi individuali di inserimento socio-economico.
E, soprattutto, non negano ai migranti i diritti inalienabili di ogni essere umano, a partire dalla possibilità di spostarsi liberamente e di provvedere in modo autonomo alle proprie necessità: cibo, vestiario, informazioni, comunicazioni.
Perché su tutto ciò non permanga l’attuale insopportabile silenzio e per sostenere le giuste richieste avanzate dai richiedenti asilo del Cara, Borderline Sicilia (Osservatorio sulla Migrazione), la Rete Antirazzista Catanese e l’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) hanno promosso, per Venerdì 21 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, un ‘Incontro Interetnico’ di fronte al CARA di Mineo, con inizio alle ore 17.