Una volontaria del centro Astalli, medico, scrive questi appunti di viaggio per raccontare la sua esperienza in Sud Sudan con Medici senza Frontiere
4 maggio 2013
Dopo vari giorni in viaggio da Bruxelles al Cairo, Cairo – Juba, la capitale (60% di umidità, come stare in un bagno senza finestre dopo 3 ore di doccia bollente), ieri sono arrivata a Gogrial con un piccolo aereo del World Food Program che trasporta operatori umanitari atterrando su piste non asfaltate dove la sala d’attesa è sotto un albero e dove numerosi falchi atterrano imitando gli aeroplani!
Ieri è cominciata la stagione delle pioggie, 12 ore di pioggia initerrotte, che hanno abbassato la temperatura (x fortuna) e dato vita ad una brulicante e fastidiosa fauna (insetti di ogni dimensione, rane, serpenti ecc)
Qui a Gogrial il compoud di MSF comprende la maternità con sala parto, la tenda operatoria, IPD (inpatient departement), OPD (outpatient dep), Emergency room, ITFC e ATFC (intensive e ambulatory feeding center), TB tent.
Viviamo dentro il compoud, piccole casette sparse sono le stanze singole per gli operatori, la cucina e un grande albero con una grande tenda di paglia è il luogo comune, dove mangiamo, parliamo e da dove sto scrivendo, sicuramente il posto più bello (una sorta di bar caraibico infestato da un milione di insetti!). e la parte più entusiasmante (si fa per dire) i bagni, solo latrine ahimè!
Il lavoro che svolgerò sarà nell’OPD, in media 300 visite al giorno, dove i pazienti giungono dopo un triage sotto una tenda all’esterno; dopo aver svolto la visita si recano al dispensario per ricevere la terapia o in laboratorio per effettuare analisi o, se necessario, vengono ospedalizzati.
E sarò anche impegnata nelle emergenze che come sempre arrivano la sera! Le emergenze più comuni sono le GSW (Gun Shoot Wounds). Ieri sera sono arrivati tre feriti, il quarto era morto nel tragitto, dopo 4 giorni di viaggio. 2 feriti non gravi, il terzo è stato operato stamattina, femore fratturato. Stasera un altro ferito , il proiettile è entrato in sede inguinale destra e uscito dal gluteo sinistro. Si trova adesso in sala operatoria per una laparotomia esplorativa. Gli hanno sparato per 20 pounds sudanesi, circa 3 euro.
Il reparto per i bambini malnutriti è proprio come si può immaginare, come mostrano le foto, bambini malnutriti con TB addominale, malaria, antrace, polmonite. Piccoli scheletrini che non sempre sopravvivono. Ho visto un neonato piccolo quanto una mano senza una stupida incubatrice e tre gemelli, nati con parto naturale il giorno del mio compleanno.
Sto provando a non sentirmi inadeguata e a convincermi che farò del mio meglio perchè mi stanno dando un’enorme opportunità e perchè ancora non ci credo di essere arrivata fin qui. E’ difficile dimostrare quello che sono e di cui sono capace in un’altra lingua e cercando di capire gli altri che parlano ognuno con un accento diverso e con pronunce assurde! Ma mi hanno detto di darmi tempo e che l’inizio è difficile per tutti e quindi mi darò questo tempo.
17 Maggio 2013
Oggi una lunga giornata impegnativa e non ancora finita in ER. Ma adesso tutto è tranquillo e ho il tempo di scrivere.
E’ arrivata stamattina dentro una cesta di vimini e coperta da un sudicio telo. Ancora prima che la madre la scoprisse avevo capito dall’odore. Odore di carne bruciata, così simile all’odore della carne dimenticata sul barbecue. Ho ancora quell’odore addosso e nelle narici. Non sembrava una bambina, sembrava un pezzo di legno bruciato e il solo suono che emetteva era un grido soffocato. Da un mese. Si era bruciata un mese fa, avrà gridato così a lungo, per un mese quel lamento di dolore.
Non potevo credere che fosse sopravvissuta un mese, un mese con più del 50% del corpo bruciato. La madre ci dice che il marito non ha voluto che la portasse in ospedale prima. Un padre può fare una cosa del genere? Ma ci sono troppe cose che non so e che non posso capire in un mondo così diverso dal mio, così distante dalla mia logica. Ne sono consapevole eppure non può non farmi rabbia. Ed è quell’impercettibile grido che mi fa più rabbia.
E’ sopravvissuta un mese. Akuol, 2 anni, qualche ora fa, è morta.
Aluet arriva subito dopo, ha 30 anni e finge “convulsioni”, un attacco isterico in tutta regola. Mi fa rabbia dovermi prendere cura di lei che non ha niente. Ma la guardo e guardo tutti gli uomini che l’hanno accompagnata che le stanno attorno. Io non so, non posso capire, ma per quel poco che ho visto in due settimane se fossi una donna di qui non sopravviverei 2 giorni.
Un paese dove un padre decide la morte di una figlia e dove una donna non vale niente.
Mi domando il senso di essere qui, di fare qualcosa ma che comunque non cambierà niente o forse anche quel poco serve…
In lontananza dalla finestra dell’ER vedo un albero di mango con uno stormo di uccelli bianchi che si riposa sulle sue fronde, provo una certa pace nel contempare questo momento, adesso il mango è così pieno che sembra innevato. E la rabbia va via e forse oggi ho imparato qualcosa.
28 Maggio 2013
Domenica ho pensato alla mia professoressa di filosofia quando a scuola ci tediava per ore su come il niente fosse come il tutto e viceversa.
Il concetto di niente e tutto varia con i paralleli e i meridiani. Sono uscita dal compound in questa lunga domenica per andare al fiume e attorno non c’era niente. Non c’è niente. Niente acqua, niente luce, nessun negozio, ristorante, niente cibo, nessuna insegna, nessuna musica. Niente. Il mio concetto di niente si scontra con quello che per la gente di qui è tutto. Ed è così poco filosofico.
E anche Kant avrebbe avuto qualche problema qui con il concetto di bello. Una mia amica dice sempre che vorrebbe essere qui perchè è troppo bello. Bello? Non lo so se è il termine giusto.
Forse avrei dovuto studiare filosofia e non medicina per poter rispondere a questi quesiti.
In assenza di conoscenze filosofiche mi limito a discutere con la mia collega dei numerosi casi che trovano limiti nelle diagnosi e nei trattamenti. Tanta clinica, tanta pratica ma non sempre grandi risultati.
In questo momento abbiamo almeno 4 casi di inspiegabile anemia. Di cui due bambini arrivati con 2,5 di Hb.
Linfoadenopatie giganti accompagnate da teorie su possibili malattie infettive o tumori che tanto non possiamo nè diagnosticare nè tantomeno curare. Un punto interrogativo gigante da portare sulle spalle con cui vado a dormire e con cui mi risveglio ogni giorno.
Nel frattempo è passato già un mese, il tempo corre.
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