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Massimo Toschi, un (dis)abile per la pace

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“Perché alcune malattie portano alla morte ed altre alla gloria di Dio?” E’ quanto si è chiesto don Pino Ruggieri nel presentare, al Crocifisso della buona morte di Catania, il libro di Massimo Toschi, Abile per la pace, edito da Jaka Book.
“La disabilità -ha continuato don Ruggieri- ha infatti aperto a Massimo una via politica, gli ha dato un’immersione profonda nella storia del mondo, gli ha insegnato che la propria malattia si sconfigge riconoscendola in quelli che sono più malati di noi”.
Segnato dalla poliomielite prima ancora di cominciare a camminare, Toschi non ha mai considerato la sua disabilità un ostacolo ma fin da giovane studente, proprio a partire da essa, ha speso il suo tempo a favore dei poveri e per la fattiva promozione della pace.
Dentro questo solco, a dare un’ulteriore svolta alla sua vita è la notizia, nel 1996, che sette monaci di un monastero in Algeria vengono trucidati da fondamentalisti islamici: è la scoperta di una Chiesa abbandonata da tutti, segnata dalla morte violenta dei suoi fedeli, monaci o laici che siano.
Questa Chiesa viene subito considerata da Toschi una “testimonianza del futuro” e, appena possibile, coglie l’occasione per visitare Algeri, dove in un ospedale incontra un ragazzo, cui avevano amputato una gamba per l’esplosione di una mina. Riesce a far trasportare in Toscana ventidue ragazzi amputati e poi, con l’aiuto di Gino Strada, fa costruire un centro protesi ad Algeri.
“Dopo aver fatto l’insegnante –racconta Massimo Toschi- dal 2000, con diversi incarichi prestati a titolo gratuito, mi occupo di cooperazione internazionale per conto della Regione Toscana. Nella Giunta attuale sono stato scelto dal presidente Enrico Rossi come consigliere per la cooperazione internazionale e per i diritti delle persone disabili.”
In particolare, dal 2005 al 2010 è stato assessore ‘alla cooperazione internazionale, al perdono e alla riconciliazione’. La denominazione del suo ufficio nasce dall’idea che Toschi ha dell’impegno politico: “Politica è dare una protesi, sistemare un reparto di ospedale, rispondere alla domanda di giustizia che pongono le persone più provate dalla guerra e dal sottosviluppo, accettare il loro perdono, dialogare”.
Questo impegno lo ha visto presente in Sierra Leone per combattere il fenomeno dei bambini-soldato, a Bagdad, in Afganistan e soprattutto in Israele dove, con il sostegno della Regione Toscana, con un accordo di medici Israeliani e Palestinesi, in dieci anni vengono curati 10.000 bambini, il tutto senza scomodare le autorità del luogo.
Cos’era successo? Era avvenuta la guarigione più importante, quella dalla malattia dell’odio e si era scoperto che dove non risolve la violenza, le armi, la distruzione, risolve la riconciliazione, il dialogo, il perdono
“Sono i bambini, dice con convinzione Toschi, quelli che pagano sempre il prezzo più alto della stoltezza del mondo. È anche perché sono disabile che penso che la guerra, ogni guerra, vada rifiutata e condannata senza se e senza ma, perché ciò che porta il mondo sull’abisso è la violenza, la giustificazione della forza, quasi che i deboli e i piccoli non abbiano che una cittadinanza di serie B. E allora ci può essere un disabile per la pace, anzi la mia disabilità mi ha insegnato che c’è una unica forza che salva il mondo: la forza della mitezza, che fa dei poveri i maestri della pace.”
Nel libro vengono ricordate sette parole chiave: verità, perdono, riconciliazione, unità, fraternità, esempio e speranza e dalle sue pagine si apprende che i miracoli, così come nei Vangeli, avvengono se sono legati alla sofferenza delle folle, all’incontro con le vittime, gli emarginati perché “l’energia del disabile è quella del Messia”.
Alla radice dell’impegno di Toschi c’è dunque la fede e un apprendistato vissuto alla scuola di Maestri quali Giovanni XXIII, Dossetti, La Pira. A partire dai loro insegnamenti ha maturato la convinzione  che l’azione politica debba stare dentro il conflitto, dentro gli eventi, cercando di ricomporre e non di contrapporre.

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