Enzo Apicella è un simpatico giovanotto di novantun’anni. Senza retorica di circostanza. Te ne accorgi subito, da quel sorriso accattivante che ti accoglie insieme ai due occhi chiari sgranati e a quel naso pronunciato che sembra essersi disegnato da se stesso, come si conviene a ogni bravo disegnatore, che tende a somigliare ai propri personaggi. Intanto una mano si mette a coppa a prolungare il padiglione auricolare: vuole evitare che la sua (divina?) sordità gli faccia perdere anche una sola parola dell’interlocutore.
Napoletano, classe 1922, giornalista, pittore, designer, giramondo, ma soprattutto spirito libero, Apicella ha all’attivo una lunghissima serie di collaborazioni giornalistiche in veste di cartoonist – con testate come “The Guardian”, “The Observer”, “The Economist”, “Il Manifesto”, “Liberazione”, “Punch”, “Harper’s and Queen”, “Sotto il Vulcano” -, e, contemporaneamente, la realizzazione, come progettista e arredatore oltre che, in molte occasioni, gestore, di circa 140 ristoranti e locali pubblici, prevalentemente nella Swinging London degli anni Sessanta e Settanta, dove decide di trasferirsi nel 1954. A Londra e a Roma fissa la propria residenza mentre il mondo resta il domicilio.
Il suo tratto è deciso, essenziale, i contenuti sono civili, sociali, politici, con un afflato ideologico inequivocabilmente “di parte”. Suoi referenti sono i grandi disegnatori delle testate classiche come “L’Asino” di Galantara e Podrecca e “Il becco giallo” – si dichiara allievo di Giuseppe Scalarini che dell’”Asino” fu una firma di punta -, o come le più recenti “Bertoldo”, Marc’Aurelio”, “Il Travaso delle idee”.Ma non mancano accostamenti con il disegno umoristico americano post-sessantottesco.
Recentemente, Apicella ha pubblicato, in un connubio editoriale fra la catanese “Sotto il Vulcano Ltd.” di Marco Spampinato e la Zambon Verlang (con la versione in tedesco fra Germania, Austria e Svizzera), il volume “Senza censura”, che raccoglie 172 tavole realizzate fra il 2007 e il 2011 dal “cartoonist che oggi è bandito da tutti i giornali”.
E Spampinato ha accompagnato il maestro in una serie di incontri a Catania e provincia, dove un Apicella pimpante e divertente ha raccontato se stesso, senza risparmiare i suoi strali al mondo politico, alle quattro “cupole” – Mafia, Vaticano, Israele e Cia – che tengono il mondo sotto scacco. “Il nuovo Papa? – ci dice con il suo strano accento anglo-partenopeo – Vorrei che fosse donna, di colore …e magari lesbica”.
“La nostra storia d’amore? – ci racconta Marco Spampinato – È nata a Londra, anni fa, quando, su segnalazione di una mia amica, andai a realizzare delle interviste su figure significative della cultura italiana in Inghilterra. Mi colpì subito la sua immagine di ludico ottantenne che tagliava cipolle indossando un’eccentrica mise e occhiali da motociclista. Quando lo rividi, aveva da poco sposato Sophie ed era diventato più energico di prima. Negli ultimi tre anni ci siamo frequentati assiduamente ed abbiamo deciso di pubblicare quello che per me è un orgoglio editoriale. Ci rivedremo a Catania il prossimo maggio per una mostra e la sua lectio magistralis all’Università”. Due nuovi appuntamenti, da non perdere.
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