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Micenci (Scicli), una spiaggia che deve rimanere pubblica

Un sempre maggior numero di cittadini sembra avere a cuore la difesa e la tutela dei beni comuni; un costante, ed eccessivo, numero di amministratori pubblici continua nella scellerata politica delle privatizzazioni. Fortunatamente, i primi hanno imparato a difendersi, come nel caso del referendum sull’acqua pubblica e hanno capito che bisogna muoversi prima che il misfatto venga compiuto.
A Scicli (Ragusa) c’è una spiaggia, quella di Micenci, particolarmente amata, e frequentata, dagli sciclitani e dai turisti di ogni età. Si trova accanto alla borgata marinara di Donnalucata e, soprattutto, è una spiaggia libera.
Troppo bello per durare, e, infatti, è stata richiesta una concessione per ricovero natanti, chiosco, ombrelloni e servizi igienici (questi ultimi pare non collegati alla fognatura). In sostanza, l’ennesimo bene comune sottratto alla collettività per garantire i profitti privati.
Tutto, sicuramente, sarebbe “filato liscio”, ma un gruppo di cittadini  ha deciso che la misura era colma e ha promosso una petizione, semplice ed efficace, rivolta al Sindaco e alle Autorità Regionali perché si “Impedisca la concessione a scopi commerciali di Micenci, spiaggia pubblica molto frequentata da tutte le generazioni: uno stabilimento con rimessaggio barche e relativo corridoio in mare, con chalet bar, campetti sportivi e sdraio, è un’usurpazione all’uso comune dell’area balneare più visitata dai residenti e dai loro ospiti”.
Grazie al notevole numero di adesioni, è stato ottenuto un primo importante risultato: diversi consiglieri comunali di Scicli hanno richiesto, con urgenza, la convocazione di un Consiglio perché ciò che si prospetta “ha fatto emergere, all’interno dell’opinione pubblica cittadina, gravi perplessità circa la sostenibilità socio-ambientale e idrogeologica del suddetto stabilimento balneare”.
Concludiamo riportando una parte dell’intervento dell’avv. Bartolo Iacono, che dopo aver ricordato i tanti motivi del no alla privatizzazione, ha sottolineato che esiste “una ultima ragione di ordine culturale e ambientale. L’intervento ricade su un’area sulla quale sorge una fonte d’acqua dolce che è una vera e propria attrazione. Quella fonte, l’unica che è rimasta in tutta Donnalucata, è la vestigia vivente di quelle fonti che hanno dato il nome alla Borgata nel bel mezzo della spiaggia di Micenci… quella della battaglia delle Milizie tanto per ricordarlo. Saranno discorsi demodé. Saranno stupidaggini. Forse. Ma la memoria è parte della cultura di un popolo. E l’intervento proposto calpesta la memoria. E non solo in senso figurato: guardate dalle tavole progettuali come viene addirittura tagliata in due la sorgente. Francamente, almeno un po’ di attenzione in più potevamo attendercela”.

Argo

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