In tanti stanno cercando, in questi ultimi giorni, di fare le congratulazioni a quello che sarà presto il nuovo rettore, Giacomo Pignataro. Da quando, cioè, Pippo Vecchio, risultato minoritario nella prima tornata elettorale, ha deciso, in modo signorile, di annunciare il suo ritiro con una lettera inviata al Corpo accademico.
Argo si associa a chi rivolge a Pignataro un augurio di buon lavoro, sottolineando comunque che, anche nei suoi confronti intende mantenere un atteggiamento di vigilanza critica e che lo attende alla prova dei fatti.
Gli auguri intende farli, oltre che a lui, a tutta la città, che potrebbe andare incontro ad un periodo di rinascita se continueranno i segnali di cambiamento in vari campi della nostra realtà.
Un’analoga condizione, infatti, si è realizzata quando le associazioni della cosiddetta società civile auspicavano per Catania un procuratore che fosse estraneo ai giochi poco chiari del nostro palazzo di giustizia, e che fosse onesto e capace.
Con la nomina di Giovanni Salvi la parte più consapevole della città ha tirato un sospiro di sollievo. Diventava possibile un cambiamento e gli interventi del procuratore, dalla riorganizzazione del lavoro interno al dialogo con la città, hanno dato forza a questa speranza.
Adesso tocca all’Ateneo, una delle più antiche istituzioni della città, aprirsi alla possibilità di nuovi orizzonti. Il nuovo rettore, infatti, per le posizioni prese dall’interno del precedente Consiglio di Amministrazione e per la funzione svolta nel tentativo di salvataggio della Scuola Superiore, fa sperare di voler imprimere una inversione di rotta rispetto alla linea autoritaria e poco trasparente di Antonino Recca.
Ma non è tutto. Dopo la Procura e l’Ateneo, presto sarà in gioco anche il palazzo di città.
Catania si appresta, infatti, a scegliere il nuovo sindaco e una nuova amministrazione. Se le forze che vogliono il cambiamento e sono consapevoli del disastro provocato dalle giunte Scapagnini e Stancanelli avranno la volontà e troveranno il modo per unirsi e lavorare ad un progetto unitario e convincente, piuttosto che accrescere la divisione, Catania potrà finalmente vedere un po’ di luce.
Rimbocchiamoci tutti le maniche e facciamo ognuno la nostra parte.
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