Alla fine di Gennaio 2013 il Laboratorio ha presentato un ampio documento, di cui proponiamo una sintesi e, in allegato, la versione integrale. Mentre sono chiari, e in gran parte condivisibili, i contenuti, esprimiamo perplessità sul percorso sin qui seguito, sia per le tante ‘pause’ che hanno caratterizzato la vita del gruppo, sia perché le nuove forme di aggregazione e partecipazione, giustamente invocate, ci appaiono -ad oggi- poco praticate.
Che Catania occupi la 13° posizione su 15 grandi città (avanti solo a Palermo e Messina) in un’indagine condotta da Legambiente sull’Ecosistema urbano non fa più notizia, anche perchè ogni cittadino catanese constata quotidianamente la pessima qualità della propria vita. Anche il documento redatto da “Catania città aperta. Un laboratorio per cambiare”, dal titolo “Proposte e idee per un governo futuro dell’area metropolitana etnea” assume l’analisi di Legambiente come punto di partenza, ampliandola poi con la individuazione di ulteriori criticità.
Nel documento si parla di una città che non è riuscita a dare vigore alla sua area industriale, ad avvantaggiarsi di uno storico polo universitario, ad orientare la propria crescita: “Catania è un pasticcio urbano, un groviglio mal composto”, conseguenza di “anni di malgoverno e di errate politiche urbane che hanno portato alla distruzione di quartieri storici, ad una intensa e brutta edificazione”.
Le cause? Gli intrecci tra i governi affaristico-clientelari e la presenza di poteri forti ed egoistici il cui disegno emerge nella occupazione di spazi pubblici per interessi privati e nell’utilizzo -da parte degli amministratori- di strumenti (spoil system, conferimento incarichi, nomina vertici delle aziende partecipate) che hanno come fine la creazione di legami fiduciari e clientelari.
Dopo la fotografia sull’esistente, il documento individua la cornice entro la quale il futuro governo dell’area catanese dovrebbe operare: tutela dell’ambiente urbano, rispetto delle diversità storico-culturali delle popolazioni in movimento, sostegno sociale e redistribuzione del carico fiscale a favore dei ceti e delle aree deboli, riorganizzazione del sistema partecipativo per dare potere decisionale ai cittadini, controllo e trasparenza dei comportamenti e degli atti politico-amministrativi, lotta contro il dissolvimento dei beni comuni. L’auspicio è quello che, attorno a questo manifesto, si aggreghi tutta la cittadinanza di buona volontà.
Ovviamente il documento non è – e crediamo non voglia essere – una agenda con impegni precisi e modalità operative. Ad esempio, a proposito della necessità di trovare finanziamenti adeguati alle proposte avanzate, non si va al di là di un generico riferimento a fondi europei e nazionali.
Si fa piuttosto riferimento ad un cantiere di idee, di elaborazione e di lavoro comune con i cittadini e con le forze interessate al cambiamento; di “un nuovo corso che dovrebbe avere il sostegno della stragrande maggioranza dei cittadini”, candidando Catania “come esperienza pilota delle nuove strategie di politica comunitaria che stanno sulla frontiera di un possibile cambio di paradigma” e con una “riconosciuta funzione mediterranea a livello internazionale”.
La seconda parte del documento, distinta in 8 schede specifiche, intende “favorire il dibattito e il contributo a partire da proposte concrete”:
Se questo documento non diventerà un punto di partenza per una riflessione e per un dibattito collettivo, quartiere per quartiere, le proposte in esso contenute potrebbero rimanere solo una chimera.
Leggi il documento “Proposte e idee per un governo futuro dell’area metropolitana etnea” in versione integrale.
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