INDICE
Il 2013 è l’anno delle elezioni, papali, parlamentari, comunali e…rettorali. Nonostante la concorrenza sia spietata, la competizione all’interno dell’Università di Catania ha guadagnato i riflettori locali.
I candidati sono quattro: il prof. Vittorio Calabrese, professore ordinario di Biochimica Clinica, Enrico Iachello e Giuseppe Vecchio, rispettivamente già presidi delle ex Facoltà di Lettere e Scienze Politiche, e Giacomo Pignataro, che ha ricoperto la carica di presidente della Scuola Superiore di Catania.
I loro volti sono ormai noti grazie a numerose interviste tv e agli incontri organizzati in alcuni dipartimenti dell’Ateneo. Possiamo dire lo stesso dei loro programmi?
.
La riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) alle università italiane, operata dalla Legge Gelmini e dai provvedimenti ad essa correlati, è un dato di fatto su cui i candidati non possono che concordare. L’obiettivo comune sembra quello di reperire fondi diversi dal FFO per continuare a garantire il pagamento delle spese ordinarie, in primis gli stipendi, e per evitare tagli ai servizi o aumenti delle tasse. Differiscono però le soluzioni.
Calabrese: La collaborazione con realtà imprenditoriali private e l’ esecuzione di attività in conto terzi potrebbero favorire l’acquisizione di risorse aggiuntive da investire sui giovani ricercatori.
Iachello: Bisogna attingere alla quota ‘premiale’ del FFO, migliorando didattica (regolarità del percorso didattico degli studenti, sbocchi occupazionali dei laureati, valutazione della didattica, da parte degli studenti) e ricerca, i due criteri mediante i quali la quota viene assegnata.
Pignataro: E’ necessario integrare le risorse disponibili, con un incremento delle entrate derivanti da finanziamenti esterni (finanziamenti nazionali ed internazionali per la ricerca, attività conto terzi) e dalla valorizzazione economica di alcuni servizi quali quelli, ad esempio, offerti dal Centro Linguistico.
Vecchio: Propone l’adozione di nuove logiche gestionali, anche privatistiche, la creazione di un rendimento permanente da finalizzare a investimenti per le attività di didattica e di ricerca; tale gestione potrebbe essere inserita all’interno di una specifica Fondazione di Ateneo. Alla domanda, nel corso di uno dei dibattiti, su cosa si intenda per Fondazione, Vecchio ha risposto che vanno distinte le fondazioni Università, che assorbono l’intero Ateneo, dalle fondazioni universitarie, istituite dall’Ateneo per perseguire determinate finalità strumentali o di supporto per la didattica e la ricerca, così come consentito dalla legge del 388/2000. E’ quest’ultima l’idea di Vecchio, ma sorge una domanda: comporterebbe l’ingresso di privati nella gestione dell’Ateneo?
Il numero delle immatricolazioni è calato del 18.5%, il numero degli iscritti ai corsi di laurea specialistica è diminuito ancor di più, meno 33%. Questo calo affligge la generalità delle università italiane. Tra coloro che preferiscono iscriversi altrove, c’è chi lamenta carenze didattiche o strutturali nell’Ateneo catanese, ma molti colgono l’occasione per vivere gli anni universitari come una crescita in altre Regioni italiane o all’estero. A questa “fuga” corrisponde però una scarsa percentuale di presenze di studenti stranieri.
Calabrese: L’internazionalizzazione dovrebbe coinvolgere tutti i momenti e i soggetti universitari, corsi di laurea, dottorati, ricerca e didattica; a tal fine andrebbero avviati accordi con stati UE ed extra UE per la creazione di titoli congiunti, cioè un titolo unico firmato congiuntamente dalle autorità accademiche delle due istituzioni presso le quali è stato svolto il percorso di studio.
Pignataro: L’attività di orientamento potrebbe essere svolta in istituzioni scolastiche di altri paesi, in particolare quelli mediterranei; inoltre è opportuna, secondo il docente di Economia, l’attivazione di un ufficio che si occupi dell’accoglienza e dell’ospitalità degli studenti stranieri, nonchè il coinvolgimento di studiosi stranieri nello svolgimento di attività didattiche curriculari. Infine, avvierebbe iniziative multidisciplinari, del tipo Summer Schools di alta specializzazione.
Vecchio: Come Pignataro, ritiene che andrebbero stabilite relazioni con i Paesi Mediterranei, istituendo programmi di mobilità studentesca extraeuropei e specifici percorsi volti a soddisfare le loro esigenze lavorative (settore sanitario e alimentare ad esempio)
Iachello: Illustra la possibilità di offrire i corsi della Scuola Superiore di Catania al bacino mediterraneo e vanta la coordinazione di uno dei pochi Master internazionali, frequentato da studenti prevalentemente extraeuropei. Eppure durante il dibattito non condivide la propensione dei colleghi ad affacciarsi ai Paesi del Mediterraneo, i quali si trovano “in un vortice di violenza pazzesco” e “risorse non ce ne daranno”.
Nata nel 1998 sul modello delle Scuole di Eccellenza Pisane, oggi è parte dell’Ateneo catanese. I fondi regionali a lei destinati termineranno però nel 2013. E’ stato davvero superato il rischio chiusura, che ruolo le verrà assegnato?
Calabrese: Può essere la sede di riferimento per una International School of law, per la parte umanistica e, per la parte riguardante le Scienze Biomediche, per un Istituto di Ricerca medica. All’interno le Classi andrebbero suddivise in Aree: Scienze giuridiche, Scienze politiche, Scienze economiche e manageriali, per la classe di Scienze sociali; Scienze mediche, Scienze agrarie e biotecnologie, Ingegneria Industriale e dell’Informazione quelle di scienze Sperimentali. Nella razionalizzazione delle Aree sembra prendere a modello la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Tuttavia nel voler puntare su settori più produttivi per rilanciare la struttura si dimentica di dipartimenti, come quello di Fisica, competitivi e che hanno prodotto giovani oggi impiegati in importanti aziende o università prestigiose.
Iachello: Dovrebbe essere una struttura di traino per l’eccellenza del nostro Ateneo, o è uno spreco. Alla comunità internazionale, in particolare ai Paesi del bacino del Mediterraneo vanno offerti pochi corsi, dove collocare il meglio dell’Ateneo, via via suscettibili di aumentare. I docenti interni debbono essere individuati tra i colleghi posti nel primo quartile delle graduatorie di produttività scientifica.
Pignataro: Le risorse da destinarle sono quelle specificamente destinate a questo scopo nell’ambito del Piano per il Sud. Ma va riconsiderarato l’attuale impianto “generalista”, migliorato il raccordo con l’attività di ricerca dei Dipartimenti, individuando soluzioni che, senza aggravi di costo, possano consentire di disporre di personale docente impegnato “stabilmente” nelle attività della Scuola.
Vecchio: Si deve realizzare il progetto originario dell’incontro fra culture internazionali, del sostegno al dialogo, dell’apertura al mondo delle imprese e dell’amministrazione pubblica, dello scambio di studenti che si preparano a specifici percorsi di ricerca e di alta formazione. Deve essere rivisto il sistema di ammissione, evitando duplicazioni di procedure selettive, definite “inutili”. Non viene spiegato però come andrebbe modificato il sistema d’accesso, che nelle Scuole d’Eccellenza italiane è generalmente costituito da un concorso di merito, ben più rigoroso dei test universitari ordinari.
E gli studenti? Si è parlato a lungo di organizzazione amministrativa, policlinico universitario, bilancio. Forse talmente tanto da far dimenticare che l’Università è prima di tutto il luogo di didattica e ricerca, dove migliaia di studenti ogni anno ricevono una formazione umana prima che universitaria.
Iachello: Pone l’attenzione sui fuori corso, per i quali vanno creati percorsi personalizzati, che tengano presenti cioè i motivi del ritardo dello studente. Alla riduzione del loro numero corrisponderebbe un aumento finanziamenti erogati all’Ateneo.
Vecchio: Chiede uno sforzo ai professori per il miglioramento della didattica. Propone una modifica delle forme di selezione all’accesso dell’università, anticipando i test durante l’ultimo anno di scuola. Secondo Vecchio ciò dovrebbe favorire una maggiore ponderazione della scelta del corso di laurea. Ed è di qualche giorno fa la notizia che i test a programmazione nazionale verranno svolti luglio, notizia accolta con sfavore dagli studenti medi superiori, ma che ben si sposa con la soluzione del docente di Diritto Privato.
Pignataro: Auspica un maggior coinvolgimento degli studenti nella governance dell’Ateneo, creando una Consulta degli studenti e interpellandoli nei processi decisionali. I loro diritti andrebbero poi difesi da un garante per gli studenti, di nuova istituzione e che sia estraneo al personale d’Ateneo. Una delle norme che furono contestate in occasione della modifica dello Statuto, fu quella relativa al numero di studenti all’interno del Senato Accademico. La percentuale prevista dalla legge è del 15%, l’Ateneo, arrotondando per difetto, prevede 5 senatori, il Miur ne chiede 6; vicenda giudiziaria ha dato ragione all’Università di Catania. Pignataro si è mostrato disponibile alla revisione statutaria, aumenterebbe il peso della componente studentesca anche negli organi d’Ateneo?
Calabrese: Ipotizza numerose soluzioni in favore degli studenti: dal counseling psicologico ad un miglioramento delle infrastrutture, dalla valorizzazione dell’e-learning all’accesso facilitato alle biblioteche. L’elenco è lungo e difficilmente non condivisibile. Soluzioni tutte economicamente realizzabili?
Diritto garantito dalla Costituzione, ma di difficile realizzazione in tempi di crisi. La legge 240/2010 ha sensibilmente ridotto il fondo destinato alle borse di studio; molti dei servizi erogati agli studenti meritevoli ma privi di mezzi, vengono garantiti dalla tassa regionale per il diritto allo studio, tramite l’attività dell’Ersu. Come può intervenire l’Università?
Calabrese: Se si dovesse verificare l’aumento della tassa regionale per il diritto allo studio, andrebbero rinegoziati i criteri di ripartizione dei fondi regionali. Occorre un miglioramento dei servizi abitativi e la creazione di uno sportello per studenti stranieri.
Vecchio: Diminuzione del costo dei libri di testo e, soprattutto, concessione di prestiti d’onore…o “autofinanziamento sociale di lungo periodo”. Cosa rimarrebbe delle borse di studio, considerato anche il taglio del 90% dei fondi a loro destinati. Anzi, ne rimarrebbero?
Iachello: I problemi relativi al diritto allo studio, come abitazioni, mense e parcheggi non possono essere risolti esclusivamente dall’Ateneo. E’ necessaria pertanto lavorare insieme all’Ersu e al Comune.
Pignataro: Anche per lui l’Università di Catania non può agire da sola. Deve invece interloquire, di concerto con le altre Università siciliane, con la Regione per verificare quali azioni è possibile intraprendere per migliorare i servizi per il diritto allo studio.
Tanta gente sabato mattina a Ognina per impedire la privatizzazione del porticciolo. Centinaia di catanesi,…
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…