Il volume, “biografia ma anche rievocazione di un dramma collettivo della società civile siciliana”, è stato presentato, presenti gli autori, a Catania, nella libreria Cavallotto di corso Sicilia, da Rosario Mangiameli, docente di Storia, da Ninni Andriolo, giornalista de L’Unità e dal procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi.
Secondo Vasile e lo Monaco le vite di Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa sono indissolubilmente legate, intrecciate, perché i due uomini erano per tanti versi in sintonia e in contatto, perché erano soli, perché erano scomodi, tanto scomodi da dover essere eliminati.
E prima si legge: “…poiché quei delitti e quelle stragi fanno intravedere l’intesa tra mafia, affari e politica e la correità con quella parte della classe dirigente del Paese pronta a ricorrere al braccio extralegale della mafia per continuare ad esercitare il proprio potere, il nodo tuttora non è sciolto perché la repressione fa volare gli stracci, ma fatica ad entrare nelle stanze del potere”
Il libro prende le mosse dal delitto, il 30 aprile dell’82, e da quell’improvvisato cartello-annuncio su un foglio a quadretti “Hanno ammazzato il compagno La Torre, tutti al Politeama”, un passaparola che in un istante portò nel centro di Palermo centinaia di cittadini, in un’epoca nella quale non c’erano cellulari né computer.
Poi, con un racconto a ritroso , si va alla giovinezza di Pio La Torre e al suo incontro con la mafia che lo porta a scegliere tra la famiglia e l’impegno politico; agli anni del dopoguerra e alla lotta per le terre, all’arresto con la falsa accusa di avere aggredito un poliziotto. La Torre va in carcere, all’Ucciardone, per 17 mesi; è in questo periodo che perde la madre e che potrà vedere suo figlio appena nato, solo per poco e tra le braccia di una guardia carceraria che glielo porterà avvolto come un fagottino.
E la figura di Pio La Torre-uomo che il libro di Vasile e Lo Monaco ci restituisce – lo ha fatto notare il procuratore Salvi- un uomo che non è diverso dal La Torre politico.
“Noi con i nostri ideali – scrive La Torre – siamo protagonisti di ambedue gli eventi…Siamo in tre a lottare, nostro figlio sta a dirci che nonostante tutto si va avanti. Ciò che deve nascere , viene alla luce e ciò che deve affermarsi finisce col vincere… Quando ti sentirai sola, potrai abbracciare il nostro bimbo. Quando mi sentirò preso dalla sconforto penserò più intensamente a te e al nostro piccolo tesoro e mi convincerò che la vita prevale sulla morte, e ciò che è nuovo distrugge ciò che è già invecchiato, e che alla fine nella storia prevale la verità”.
Interessante il capitolo “Cervelli, spie e missili” nel quale si disegna lo scenario in cui si muoveva Pio La Torre. Vi ritroviamo i tanti scandali e misteri d’Italia, Gelli, Calvi, i delitti Terranova, Impastato, Francese, Reina, Giuliano, Mattarella ma anche le trame di Sindona, i tentativi di golpe, i conti svizzeri di Verzotto. E anche le grandi battaglie come quella contro la base di Comiso.
Eh già perché i grandi temi delle battaglie politiche di la Torre, furono due, la lotta alla mafia e ai missili, la battaglia contro i boss e quella per la pace: “Mafia e missili, due allarmi appaiati in uno stesso discorso politico? Finora nessuno aveva azzardato questo nesso”. Due battaglie vinte anche se solo qualche tempo dopo il suo sacrificio. I missili andranno via dalla Sicilia quattro anni dopo il suo
Qualche mese dopo l’omicidio di Pio, unico parlamentare nazionale ucciso dalla mafia, e l’agguato mortale a Dalla Chiesa, verrà adottata la legge che porta il nome di Pio La Torre, una legge per la quale è reato già solo l’essere mafioso e che permette la confisca dei beni dei boss.
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ci sono ancora zone d'ombra su questo personaggio del vecchio PCI.Non sarei molto orgogliosa per la legge sull'associa<ione esterna di stampo mafioso. E' stata una legge che non ha eliminato il sistema del malaffare ma lo ha solo spostato .E poi il 41 bis è stata solo una norma indegna che anche l'Europa l'ha criticata. E' stata solo una forma di tortura. Non ne vado orgogliosa.