Un tocco di leggerezza per un giorno di festa come quello di oggi, dedicato ai festeggiamenti della santa patrona di Catania. Una leggerezza raffinata e non disimpegnata, quella dello spettacolo di Vincenzo Spampinato, raccontato dal nostro amico e collaboratore Marcello Gurrieri.
Un viaggio tra i sogni con la musica e le immagini. Ad accompagnarci è Vincenzo Spampinato che il 26 gennaio, nell’ambito della rassegna curata da Tuccio Musumeci per il teatro Brancati di Catania, ha realizzato “Venditore di nuvole”, replicato il giorno dopo sempre al Brancati. Un concerto che gira da parecchio tempo nei teatri e nelle piazze italiane e che ancora verrà proposto nei mesi a seguire.
Ma “Venditore di nuvole” non è solo un concerto, è uno spettacolo composito. Alla sobrietà del palco (un divano, un quadro, un appendiabiti con le tante giacche indossate dall’artista) si contrappone la raffinata accuratezza degli effetti (il laser e la neve in primis).
Spampinato propone con basi musicali e chitarra un viaggio tra i sogni e i sognatori della sua generazione, proponendo vecchi e mai dimenticati successi della canzone italiana, d’autore e non, alternandoli alle le sue canzoni e ripercorrendo con note e immagini 35 anni di carriera.
L’atmosfera è estremamente piacevole e familiare. C’e’ lo spazio per aneddoti, battute autoironiche, confidenze, richieste infinite di bis dal pubblico e persino qualche sporadico trucco di magia. Non mancano i momenti di riflessione: sulla nostra Sicilia (“la palla con cui tutti hanno giocato e con cui, un giorno, dovremo giocare noi”), contro la violenza alle donne, contro chi ruba i nostri sogni. Un elogio viene dedicato ai ragazzi di Addiopizzo, presenti all’ingresso del teatro, e un invito rivolto ai presenti a dare un contributo all’organizzazione antiracket.
I momenti più emozionanti risultano essere, a mio avviso legati a “Muddichedda muddichedda”, la canzone con cui Spampinato vinse l’11° festival della nuova canzone siciliana, a “Bella e il mare”, omaggio struggente a Lucio Dalla (il cantautore bolognese amava molto questo pezzo che è riportato in originale alla fine del brano).
E a conclusione -chitarra e voce- l’indimenticabile classico siciliano “E vui durmiti ancora”.
Lo spettacolo “ufficiale” (prima della interminabile sequenza di bis) si chiude con le immagini di “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica, nelle quali è stato introdotto, grazie alle nuove tecnologie, lo stesso Vincenzo Spampinato, in volo, a cavallo di una scopa. Sta proprio in queste immagini, a mio avviso, la sintesi delle sensazioni che lo spettacolo suscita, tra riflessioni e sorrisi: la dolce malinconia di un ostinato desiderio di nuvole e di sogni.
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