Sì è vero, la Regione Sicilia si distingue, anzi possiamo dire che sia unica, l’unica a non aver firmato il Contratto di servizio con Trenitalia ed altri eventuali gestori del servizio ferroviario. Poco male? Niente affatto, si tratta di una omissione gravissima e vi spieghiamo perchè.
Dal 2000 la gestione del trasporto ferroviario regionale e del trasporto pubblico locale è affidata ai governi regionali, che la esercitano attraverso il Contratto di servizio, che definisce, in accordo con i gestori, la quantità, i costi e gli standard di qualità dei servizi ferroviari erogati, riconoscendo un corrispettivo economico e stabilendo le penali da applicare in caso di mancato rispetto di quanto concordato.
La Regione Sicilia, che non ha firmato un proprio Contratto, non è quindi in grado di esercitare alcun controllo sull’operato di Trenitalia e non è in grado di programmare alcun investimento serio in questo settore.
Il Governo centrale ha le proprie responsabilità perchè continua ridurre i trasferimenti, lasciando che le Regioni individuino nel proprio bilancio le risorse da aggiungere a quelle statali per potenziare il servizio.
Solo nell’ultimo triennio sono state tagliate risorse pari al 22% rispetto al triennio precedente. Ce lo ricorda, come ogni anno, il rapporto ‘Pendolaria 2012’ di Legambiente, che evidenzia come il trasporto ferroviario locale, essenziale per la vita e l’economia delle comunità locali, venga sistematicamente bistrattato.
Lentezza esasperante, strutture e materiali obsoleti, riduzione sistematica delle risorse, disservizi associati ad aumento dei costi, taglio di ‘rami secchi’, sono ormai le parole-chiave che lo identificano.
Non tutte le regioni, tuttavia, si sono comportate allo stesso modo. Là dove è stato assunto un comportamento attivo e progettuale, come nel caso della provincia autonoma di Bolzano e nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana, si è riusciti a creare un trasporto pendolare abbastanza efficiente. Per parlare di numeri, Bolzano ha speso nel settore il 2,43% del bilancio regionale, l’Emilia Romagna lo 0,96%, la Sicilia appena lo 0,06%.
Se ragioniamo in termini di proporzione tra investimenti regionali e numero di abitanti, il risultato è impietoso e non lascia spazio per alcuna giustificazione: mentre infatti tra il 2001 ed il 2012 la Provincia di Bolzano ha speso circa 1.100 euro, la Sicilia riesce a sommare soltanto la miserevole cifra di 15 euro per abitante. Un altro mondo!
Naturalmente in questo la Sicilia non è sola. In quasi tutto il Mezzogiorno i tempi di percorrenza, l’età e qualità dei treni in circolazione, il degrado delle stazioni sono tali da rendere proibitivo fare il pendolare senza disporre di un’ automobile. Come leggiamo nel rapporto di Legambiente, “muoversi da una città all’altra, su percorsi sia brevi che lunghi, può portare a viaggi di ore e a dover scontare numerosi cambi obbligati anche solo per poche decine di chilometri di tragitto, mentre le coincidenze e i collegamenti intermodali rimangono un sogno”.
Nella nostra isola, per esempio, l’89% dei 1.241 km della rete ferroviaria è a binario unico e quasi la metà della stessa rete non è elettrificata.
Il malcapitato che volesse recarsi in treno da Ragusa a Palermo ha a disposizione soltanto 2 treni al giorno di cui uno effettua 3 cambi obbligati ed impiega oltre 6 ore per arrivare a destinazione, mentre l’altro, con soli 2 cambi, impiega comunque … 6 ore.
Eppure ‘Pendolaria’ sostiene che qualcosa si può fare subito, e con investimenti relativamente piccoli, per migliorare il servizio. Per le linee tra Messina, Catania e Palermo basterebbe ad esempio rinnovare i vecchi treni “Pendolino” e operare alcuni interventi di adeguamento delle linee, per una spesa stimata in circa 40 milioni di euro. Questi treni infatti sono in grado di affrontare le curve presenti nel tracciato ad una più elevata velocità, cosa che permetterebbero di dimezzare i tempi di percorrenza.
Molto di più naturalmente si potrebbe fare raddoppiando finalmente le tratte ancora a binario unico tra le città principali. Sicuramente sono da considerare folli e assolutamente da evitare investimenti in nuove infrastrutture come l’ipotizzato tracciato diretto tra Catania e Palermo, per buona parte in galleria.
Le richieste dei pendolari sono infatti poche e semplici: “avere un solo abbonamento o biglietto per muoversi, una facile connessione con gli altri mezzi di trasporto, la possibilità di portarsi una bici, orari cadenzati e facili da memorizzare, stazioni rinnovate e materiale rotabile moderni, linee potenziate.”
Ma, soprattutto, che ci sia qualcuno che li ascolti.
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